No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20161016

Bruxelles (Belgio) - Settembre 2016 (2)

Il corso, o training per chi vuole chiamarlo in modo internazionale (so che è un po' antipatico, ma del resto quando lavori per una multinazionale, capita di abituarsi a chiamare le cose in inglese, non me ne vogliate), è sulla collaborazione interna tra diverse strutture. Il bello di questi corsi è che solitamente si lavora in gruppo, un po' come a scuola. Il bello non è, almeno per me, solo questo, ma anche che i partecipanti vengono anche da altri settori, che la società ha acquisito negli ultimi anni, facendo un po' come tutte le grandi società, vendendo e acquistando, diversificandosi. Quindi, tra i partecipanti ci sono alcune persone che conosco già personalmente, con le quali ho lavorato o addirittura, con le quali lavoro tutt'ora attivamente (vedi l'amica colombiana), alcune che conosco via email o di nome, ma non di persona, ed altre delle quali non conoscevo l'esistenza, eppure esistono e lavorano come me, per questa compagnia. Ci sono, come insegnanti, o facilitatori, chiamateli come volete, un tipo che ho già incontrato un paio di anni fa ad uno dei primi corsi ai quali ho partecipato (che prima lavorava direttamente per la compagnia, poi ha messo in piedi un'azienda che organizza cose come questa), un signore vicino alla pensione, uno degli ideatori di questa Academy, un altro tipo che avrà la mia età, molto simpatico, ed una giovane signorina, quella alla quale mi sono rivolto per iscrivermi, che scoprirò essere assunta temporaneamente (e che alla fine dell'anno lascerà l'impresa).



C'è un po' di "teoria", non molta, ci sono i vari break per caffé (che, sapete com'è, fuori dall'Italia fa sempre un po' cagare) e pasticcini, c'è la pausa per un pranzo in piedi, e c'è molto, come detto, lavoro di gruppo. La cosa interessante di questo corso è che il lavoro di gruppo si basa su ipotesi di accadimenti, o di situazioni, che possono verificarsi nella vita lavorativa, e bisogna mettersi in quella situazione, addirittura interpretarla (ne riparliamo). O, in altri casi, difficoltà, sempre nella vita lavorativa, e si lavora sulle sensazioni o sui comportamenti che solitamente adottiamo di fronte a queste.
Il primo giorno ci lasciamo verso le 17,30, con appuntamento alle 19,30 in centro per una cena di gruppo. Il nome del ristorante mi suona familiare, ma non riesco a ricordarmi perché. Potrei andare subito in centro, so che ci sarà un po' di traffico, ma due ore sono effettivamente tante, quindi torno verso l'hotel, cercando un percorso alternativo, diverso da quello che ho fatto stamattina (ma che mi faccia passare tassativamente per il ponte Buda, del quale vi offro ancora qualche veduta; mi piace troppo. Nelle prime due foto, potete apprezzare l'alzata, nella quarta invece, potete intravedere un viadotto, che fa parte dell'imponente Ring di Bruxelles: ecco, quello è un tratto da evitare assolutamente nelle ore di punta, ma c'è da dire che offre una visione spettacolare, perché passa altissimo su Vilvoorde e sulla zona industriale circostante). Passo velocemente dalla camera, ed esco quasi immediatamente, puntando il GPS verso un parcheggio che credo sia quello che ho già utilizzato un paio di volte, e mi immetto nelle arterie che portano verso il centro della "capitale europea". Alcune strade ormai le riconosco, anche se probabilmente senza la guida del navigatore mi perderei ugualmente, ma ad un certo punto l'apparecchio mi impone una deviazione che dapprima non comprendo. Mentre il punto d'arrivo diventa sempre più vicino, riconosco la zona, ma riconosco anche che la sto approcciando da un'altra direzione. Arrivo al parcheggio, e capisco che non è quello che pensavo, ma uno molto molto vicino. Comodo, funzionale, pulitissimo, multipiano tutto verso il basso, prendo l'ascensore per la superficie, e finalmente capisco dove sono: esattamente sotto (adesso in) Place Charles Rogier, centralissima, dove ancora si sta lavorando (ci hanno costruito una sorta di immenso fungo, senza contare questo parcheggio proprio sotto), e dove si affacciano alcuni alberghi (in un paio di questi ci ho pure soggiornato). Il parcheggio dove pensavo di andare era dalla parte opposta della strada (Boulevard du Jardin Botanique), e la via dove si trova il ristorante è esattamente di fronte (Boulevard Adolphe Max). Faccio un centinaio di metri, vedo i soliti homeless sui cartoni, spesso di fronte alle banche, come fosse un paradosso, passo di fronte all'Hotel Le Plaza, anche qui un paio d'anni fa ci ho soggiornato, mi pare fosse la prima occasione qui a Bruxelles, poi, dallo stesso ingresso dell'Hotel Marivaux, si entra nella Brasserie Meat Me, e finalmente mi ricordo che, insieme al mio capo L., abbiamo mangiato qua l'anno passato, sempre in occasione di una riunione bruxellese. Si comincia con una birra, l'atmosfera è amichevole e divertita, si scherza e si ride, ci si conosce meglio. Cerco di parlare un po' con tutti, la mia dirimpettaia è la giovane organizzatrice, che mi rivela di voler fare un lungo viaggio in Sud America il prossimo anno, visto che le scadrà il contratto, prima di rimettersi a cercare lavoro. Mi permetto di darle qualche dritta. Si termina abbastanza presto, e ci si saluta per l'indomani. Scendo nel parcheggio, e mi rimetto in marcia per le periferie.


Giovedì 27 settembre riesco ad arrivare in orario, e si comincia la giornata di "lavoro", cambiando i gruppi, e nel pomeriggio si arriva addirittura a dei role play, partendo da quello dell'ascensore (si simula che uno dei formatori sia il CEO della nostra società, che uno di noi lo incontri casualmente in ascensore, e che si abbia 90 secondi di tempo per proporgli un'idea che riteniamo innovativa - idea assegnata nel "gioco"; l'ascensore è "simulato" da un quadrato disegnato sul pavimento), role play che sarà ripreso da una telecamera, per poi essere rivisto da tutti, per commenti e riflessioni. Nessuno ovviamente si offre volontario, e quindi mi butto, mi piace giocare. Me la cavo niente male, rotto il ghiaccio altri si offrono. Poi si passa ad un lavoro di due gruppi, dove i due gruppi simulano due servizi della nostra società, e ognuno dei due gruppi deve scegliere una linea di negoziazione da presentare, un membro di ogni gruppo poi sosterrà una negoziazione simulata con un membro dell'altro gruppo. Insomma, davvero interessante e formativo, passa davvero bene e tutti sono partecipi, alla fine.
Al termine, consegna dei diplomi (mi avevano anticipato questa cosa), e di alcuni gadget (un mug, un cappello tipo baseball, una borsa porta pc), foto di gruppo, saluti di rito, addirittura richieste di risentirsi per cose di lavoro (puntualmente accaduto, e io che come dissi quella volta, penso sempre di essere il meno intelligente dentro la stanza). Belle sensazioni.
Mi rimetto in marcia, stavolta verso l'aeroporto di Charleroi. L'ora è buona, non sono ancora le 18, ci sarà traffico ma poco importa. Scelgo un'altra strada, un po' alla volta le proverò tutte, e arrivo alla consegna dell'auto verso le 19,30, non male. Salgo in superficie, chiamo il taxi locale, mi faccio accompagnare al solito, ormai amato, Balladins. Check in da vecchie conoscenze, prenoto colazione e navetta per l'indomani mattina, lascio i bagagli in camera e mi fiondo nel ristorante per una cena veloce, rientro in camera e mi metto a lavorare fino oltre le 23. Son proprio malato.


La sigaretta dopo cena, guardando le luci dell'aeroporto

Venerdì 28 settembre la sveglia suona prima delle 4, toelette e colazione (poco, mi è rimasta sullo stomaco l'enorme porzione di pasta della sera precedente), chiudo i bagagli e per le 5,20 ho già fatto il check out. Alle 5,30 si parte per l'aeroporto, alle 6 sono al gate. Trovo un collega, adesso lavora in giro su progetti speciali, facciamo due chiacchiere. Mi metto in coda, dormicchio durante il volo. Alle 10 sono di nuovo a lavoro al paesello.

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