No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20160108

L'arte della riparazione degli oggetti in ceramica con oro o argento

Kintsugi - Death Cab for Cutie (2015)


Bene, dopo una tripletta di dischi piuttosto duri, oggi lo chef consiglia qualcosa di molto più delicato, ripescando dall'archivio dell'ormai morto e sepolto 2015, l'ottavo lavoro della band di Bellingham, Washington. Come sapete se seguite questo blog, il mio rapporto con i DCfC non è mai stato dei migliori: basta rileggere il mio commento al disco precedente Codes and Keys del 2011. Ma, come dico a volte, e come ha detto sicuramente meglio qualcuno sicuramente prima di me, c'è un tempo per ogni cosa, e facendomi ometto, a volte mi capita di trovare tempi e momenti adatti perfino a band che, un tempo, mi facevano perfino innervosire da quanto erano mielose.

La lavorazione di questo Kintsugi (una tecnica giapponese che ho sommariamente spiegato nel titolo del post, e se volete approfondire potete leggere qua) ha coinciso con l'annuncio dell'abbandono del chitarrista nonché membro fondatore Chris Walla, che ha continuato però a lavorare con gli altri fino al completamento del disco, uscito alla fine di marzo del 2015. Per dire, l'ho ascoltato molte volte da allora, e mi decido a scriverne solo adesso: appare piuttosto chiaro il fatto che il genere non è tra i miei favoriti, e non è la prima volta che lo scrivo.
Nonostante tutto ciò, è impossibile negare che la band sappia scrivere canzoni ben strutturate, piene di passaggi belli e perfino commoventi, eleganti e raffinate, con un uso bilanciato di tutti gli strumenti e con un gusto sopraffino per gli arrangiamenti. Normalmente, vengono catalogati come indie rock o indie pop, e poco importa. Ci piacciono, perché sanno "toccare le corde del cuore" quando suonano cose come Ingenue, Everything's a Ceiling, Little Wanderer (decisamente la mia preferita del disco), ma anche cose leggermente più ritmate come The Ghosts of Beverly Drive. Il resto, a volte, è ridondante.



Well, after a hat-trick of records strong enough, now the chef recommends something much more delicate, fished from the archive of the now dead and buried year 2015: the eighth work of the band from Bellingham, Washington. As you know if you follow this blog, my relationship with this band has never been the best: just read my comment to the previous album "Codes and Keys" of 2011. But, as I say sometimes, and as someone said definitely better, definitely before than me, there's a time for everything, and during the process to being a little man, sometimes I happen to find the times suitable even for bands that, once, made me nervous how much they were mushy.
The processing of this "Kintsugi" (a Japanese technique that I briefly explained in the post title, and if you want to deepen you can read here) coincided with the announcement of the abandonment of the guitarist and founding member Chris Walla, who continued however to work with others until the completion of the album, released in late March of 2015. To say, I have heard many times since then, and I decided to write about it just now: seems rather clear that gender is not among my favorites, and it is not the first time that I write it down.
Despite all this, it is impossible to deny that the band knows how to write songs well structured, full of beautiful passages and even moving, elegant and refined, with a balanced use of all the instruments and with a fine taste for the arrangements. Normally, they are categorized as indie rock or indie pop, but it does not matter. We like them because they know how "touch the heart strings" when playing things like "Ingenue", "Everything's a Ceiling", "Little Wanderer" (definitely my favorite), but also slightly more rhythmic things like "The Ghosts of Beverly Drive". The rest, sometimes, is redundant.

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