No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20151125

Rochefort-en-Yvelines (Francia) - Ottobre 2015 (2)

Giovedì 22 ottobre
Prendo un caffè e un croissant al volo, che i colleghi si stanno già riunendo nella sala che stiamo usando da ieri. Oggi la giornata è improntata su presentazioni dei risultati, vari speech, e qualche riconoscimento per i risultati raggiunti. Non ci crederete, ma per me è interessante pure la giornata di oggi, per vedere cosa stiamo facendo in tutti i continenti, e per vedere se i nostri sbattimenti valgono a qualcosa. Certo, quando si arriva a discutere della qualità dei prodotti, soprattutto dei reclami che stiamo prendendo, la Supply Chain viene messa sulla graticola, ma va bene sentirsi pungolati, che altrimenti ci si annoia (questa è una delle mie battute più classiche). C'è anche il momento Q&A (questions and answers), che seppur pilotato, mi fa prendere coraggio e domandare alla solita rappresentante delle Risorse Umane se ho il permesso di contattarla, nel caso non ricevessi sufficienti risposte dal capo delle Risorse Umane del mio stabilimento. Qui ci sarebbe da aprire una parentesi ampia, ma non è il caso: vi basti sapere che stiamo combattendo per una persona temporanea (ormai da 4 mesi), e per una sostituzione di una collega che andrà in pensione a breve, con qualcuno di valido, e ci siamo rotti le scatole di accettare sempre quelli che dagli altri sono considerati scarti.
La camera
Un particolare della sala riunioni che mi ha colpito

I lavori terminano verso le 5 del pomeriggio, e io sono uno degli ultimi ad andarmene. C'è tempo per scambiare due parole con uno dei miei capi, che mi chiede se possiamo vederci lunedì prossimo, dato che sarò a Bruxelles, quindi fissiamo di pranzare insieme. C'è in ballo una mia candidatura per un posto che implica un trasferimento, per cui prima so qualcosa, meglio è. Gli amici sudamericani e l'amico bulgaro, che mi ha dato molte dritte sui piatti da scoprire quando ho fatto i miei giri nei Balcani, sono tra gli ultimi ad andarsene.
Ero arrivato qui quasi intimorito, felice di essere stato invitato, me ne vado, io che sono ingenuo e credo davvero a quello che dicono le persone, con una grande soddisfazione: il lavoro che sto facendo con il mio gruppo, è apprezzato anche al di fuori dell'organizzazione di cui facciamo parte, la Supply Chain. Ho conosciuto, come detto, colleghi provenienti da ogni parte del mondo, Bulgaria, Germania, Inghilterra, poi Asia e Sud America, Nord America, e tutti mi hanno ringraziato per il lavoro che stiamo facendo. C'è chi, addirittura, uno dei componenti del marketing più anziani, riconosciuto da tutti come un vero personaggio (somiglia ad Agassi), si è spinto ancora più in là, stringendomi la mano per un po', e dicendomi, in presenza di un'altra persona, che gli piace come approccio le problematiche: sempre positivo, propositivo, veloce nelle risposte. Mi commuovo solo a ripensarci.
Dopo le 18 ecco il mio taxi: sono solo io su un veicolo tipicamente statunitense, una jeep enorme della quale non oso immaginare la cilindrata. Soliti ingorghi sulla via per Parigi, sono stanco e quasi mi assopisco. Riesco a scherzare in francese con il tassista, che mi scarica davanti all'Hilton di Orly aeroporto, dove ho prenotato la notte. Faccio una foto all'auto, per mio nipote: per qualche strano motivo, il giorno seguente mi accorgo che non è venuta. Check in, salgo in camera (spaziosissima, anche se si nota che l'albergo comincia ad aver bisogno di una rinfrescata), e poi scendo per cenare, che sono quasi le 20. 
Esco, fumo una sigaretta, torno in camera e mi sparo una serie di episodi vari delle mie serie preferite. 
Venerdì 23 ottobre
Mi sveglio con calma, oggi è, come dire, una giornata persa. Scendo per la colazione, risalgo per preparare il tutto, scendo di nuovo, saldo, prendo la navetta, arrivo all'aeroporto, passo i controlli, attendo il mio volo, mangio qualcosa, mi imbarco. Sul volo c'è una band, evidentemente reggae, con ben due componenti in sedia a rotelle. Dalla prima fila osservo la lunga trafila per il loro imbarco. Bella giornata, il volo è di quelli tutti da osservare al finestrino. Le Alpi son sempre uno spettacolo, e quando se ne esce riconosco La Spezia e il litorale. All'atterraggio, è tardi per rientrare a lavoro. O meglio, sarebbe tardi. Se non fosse che mi chiama il capo, c'è un problema, ho il pc con me e sono le 17 passate, rientro e ci faccio le 20. E' un lavoro duro, in pochi lo capiscono, ma qualcuno lo deve fare.
Domani allo stadio col nipote, e domenica mattina si riparte per Bruxelles.

1 commento:

Valente ha detto...

Ahah, mi fa schiantà...
Io c'ho provato a venirti a da un amano, ma un vogliono...
:)