No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20151124

Bruxelles (Belgio) - Ottobre 2015

Domenica 25 ottobre
Ore 6 AM ritrovo all'ingresso dello stabilimento. Con me ci sono due colleghi, un vecchio amico che fa parte della mia squadra, e una giovane ma qualificatissima collega che, dopo svariati contratti a tempo, è stata finalmente assunta, e adesso si occupa di qualità e reclami. Stiamo andando a fare un corso su un nuovo sistema sul quale saranno poi riversati i reclami, per cui mi sembrava giusto portare queste due persone, per motivi diversi, ma è giusto così. Per loro è la prima volta in assoluto a Bruxelles, non solo per lavoro, ma pure per piacere, quindi mai volo fu più "giusto" come orario: arriveremo alle 11, ci vorrà un'oretta per arrivare all'albergo (voliamo con Ryanair da Pisa su Charleroi, che come ormai tutti sanno, è a ben 75 km da Bruxelles), ma abbiamo tutto il pomeriggio per fare i turisti, e a me, nonostante ormai ci sia stato già molte volte, piace sempre. Già prima dell'imbarco, scopriamo che sul volo con noi c'è anche un altro collega, di un altro servizio, ma amico comune. Volo tranquillo, un po' sonnolento ovviamente, arrivo in orario, anche l'amico, che va da un'altra parte, ha noleggiato un auto, quindi prendiamo un caffè senza fretta e ci avviamo al noleggio. L'essere iscritto al programma di fidelizzazione della Hertz (oltre che a quello AVIS), mi regala questa sorpresona che voglio fotografare:



Salutiamo l'amico e partiamo in direzione Bruxelles, tempo grigio ma poca pioggia, e fortunatamente poco traffico. Abbiamo perso un po' di tempo, quindi mi dirigo direttamente al ristorante dove avevo già pensato di portare i colleghi per pranzo, ancora prima di andare in albergo. Loro accettano di buon grado, e quindi ci dirigiamo giusto lì. Sto parlando della brasserie De Drie Fonteinen, un luogo dove, forse lo ricorderete, sono capitato per caso la seconda volta che son venuto nella capitale belga (la prima in cui ho prenotato da solo), solo perché era il ristorante più vicino all'albergo che avevo prenotato un quella occasione. E siccome mi è piaciuto molto, stavolta voglio condividere.
Ottimo pranzo, anche se stavolta la bistecca di cavallo non è cotta come piace a me, ma il resto è tutto ok. Ci spostiamo verso l'albergo, il già descritto The Lodge di Vilvoorde, il quartiere dove vorrei vivere nel caso mi trasferissero qui (solo perché è il più vicino al Quartier Generale, e perché davvero poco simile alla ressa del centro), facciamo il check in e ci installiamo, una quarantina di minuti prima di ritrovarci nella hall per andare verso il centro. Mi metto in libertà in camera (mi sembra esattamente la stessa della volta scorsa), e mi metto a vedere la partita di calcio femminile tra le nazionali della Germania e quella della Turchia. Però!



Sono le 15, e ci ritroviamo nel cortile centrale; vi ricordo che l'albergo è stato ricavato da un'antica casa di correzione. I colleghi apprezzano l'idea e l'albergo. Prendiamo l'auto e ci dirigiamo verso quella che abbiamo stabilito essere la prima tappa: l'Atomium, che come forse vi sarete accorti, non ho mai visto, pur essendo ormai stato spesso a Bruxelles. Qualche giro per trovare un parcheggio non troppo lontano, ed eccoci lì.


Struttura imponente, c'è un sacco di gente fuori, e un sacco di gente in fila per entrare. Desistiamo per quanto riguarda la visita "interna", e nel frattempo, mentre la mia collega era impegnata a farsi delle foto con la struttura sullo sfondo, attacco bottone con tre ragazze portoghesi. Torniamo all'auto e ci dirigiamo verso il centro, in direzione di un parcheggio che mi ricordo di aver "usato" insieme ad altri colleghi in un'altra occasione. Arriviamo nonostante alcune deviazioni (in centro ci sono molti lavori), parcheggiamo, e prendiamo una delle vie che dal Boulevard du Jardin Botanique vanno verso la Grand Place. E' un bel passeggiare, molta gente, bei negozi, temperatura giusta. Pian piano arriviamo alla piazza, e ci sediamo per un caffè.


Due chiacchiere, si fa una certa, e torniamo all'auto. Si torna in albergo, e si esce dopo una mezz'ora per la cena, al ristorante vicino all'albergo, il da me già testato (un paio di volte) Canal Vilvoorde, giusto a quattro passi a piedi. Sono appena le 20, ma c'è poca gente e quando finiamo stanno praticamente chiudendo. Cena soddisfacente, attraversiamo la piazza pedonale, e ci salutiamo per la notte.
Lunedì 26 ottobre
Sveglia presto, check out e via verso il quartier generale. Ci registriamo all'ingresso, e devo scomodare l'unica collega che so essere a lavoro a quell'ora. Ci salutiamo, e comincio ad introdurre i miei colleghi ad altri colleghi, che io conosco già. Io faccio un po' di pubbliche relazioni, uno dei colleghi controlla che "a casa" fili tutto liscio. Alle 9 scendiamo di un piano e andiamo verso la sala riunioni dove si svolgerà il corso. Abbiamo già avuto una sessione introduttiva qualche settimana prima, via conf call, tutto fila liscio e terminiamo prima dell'orario prestabilito. Saluto tutti, i miei due colleghi vanno a pranzo con il resto del corso, io salgo di due piani e vado ad attendere il mio capo (uno dei) nel suo ufficio. Non è ancora arrivato, saluto l'ufficio dei suoi collaboratori, quello che potrebbe essere il mio tra poco. Come forse vi ho detto, mi sono candidato per un posto vacante, proprio lì, in quell'ufficio. Arriva il mio appuntamento, e andiamo verso il ristorante aziendale. Mentre pranziamo, F., il mio capo, mi fa qualche domanda introduttiva, soprattutto sulla situazione dell'ufficio in Italia. Gli espongo le cose che già sa, aggiungendo la novità che una del mio team è stata convocata dal capo delle Risorse Umane per la pensione, e lei ha accettato. Nel giro di due mesi (neppure) se ne andrà, e al suo posto ci è stata proposta una persona che non è assolutamente adatta a sostituirla. Lui mi supporta al 100%, e scuote la testa per questa ulteriore notizia che non lo convince proprio. Entriamo nel discorso personale: mi dice, in maniera gentile ma molto diretta, che ha scorso la lista dei candidati per questo posto a Bruxelles, e che sicuramente non mi sceglierà, ma non sceglierà nessuno della lista. E' un posto delicato, per il quale vuole una persona altamente qualificata. Mi ribadisce che mi tiene in grande considerazione, mi domanda il mio curriculum, e se rimango comunque disponibile al trasferimento, se ho delle preferenze. Gli rispondo che non ne ho, che ho voglia di un'esperienza diversa, e che mi sento pronto a qualsiasi destinazione. Mi dice che potrei ricoprire altri ruoli, anche altrettanto prestigiosi, al momento giusto. Riapre un discorso di promozione di livello, che avevamo intrapreso il mese scorso, ribadendo che è ridicolo che non sia ancora a livello quadro, mi promette che spingerà per quanto può (ma la cosa dipende dal mio sito di appartenenza), mi dice che anche il suo capo, quello dell'intera Supply Chain, è del suo stesso parere, che ne hanno parlato. Lo ringrazio, sinceramente, non mi sento squalificato dal fatto che abbia deciso di non scegliermi per quella posizione, anzi, mi sento lusingato di tutto quello che mi ha detto, delle possibilità che mi ha lasciato intravedere, della considerazione che ha sempre dimostrato per me, e che oggi ha ribadito. Torniamo verso il suo ufficio, saluto ancora i suoi collaboratori, e torno al piano di sotto dai miei colleghi. Continuo fra pubbliche relazioni e chiacchiere di lavoro, una sorta di riunione informale, ricevo anche un invito ad uscire a bere qualcosa insieme a tre colleghi molto più giovani di me, con i quali nonostante la distanza e le frequentazioni dilatate nel tempo, si è creata una sorta di amicizia. Dico loro che accetto volentieri, la prossima volta sicura che dovrò tornare a Bruxelles sarà in gennaio 2016, e che sarò col mio capo italiano, che parteciperà volentieri. Alle 16,30 non transigo, si parte per l'aeroporto: la strada non è lunga ma il traffico potrebbe essere infernale, non voglio rischiare. Ci siamo dati appuntamento con l'altro collega, per mangiare qualcosa prima del volo. Si parte.
Il traffico non è malaccio, ma comunque ci impieghiamo quasi 2 ore. Durante il tragitto, mi chiedono come sia andato l'incontro, e racconto tutto. Sono quasi più delusi loro di me. So che non lo fanno per adulazione o piaggeria, mi stimano veramente. 
Rifornimento alla stazione di servizio a poche centinaia di metri dall'aeroporto, il collega mi chiama per dirmi che lui ha già consegnato l'auto, gli dico che stiamo arrivando.
Consegno l'auto, e mangiamo qualcosa prima dei controlli di sicurezza. Acquisti di cioccolatini per i colleghi e le mogli, una tradizione, e poi controlli di sicurezza. Si attende il gate, ci mettiamo in fila, ci imbarchiamo, sonnecchiamo durante il volo. Puntuale, salutiamo il collega a Pisa, proseguiamo per il parcheggio. Veloci verso il paesello, verso la mezzanotte siamo al punto di incontro. A domattina, di nuovo al pezzo.

Nessun commento: