No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20151122

Austria/Svizzera - Ottobre 2015 (3)

Mercoledì 14 ottobre
Sveglia, si scende per la colazione (sempre nell'albergo di fronte), si ride perché circondati da anziani anche poco in salute, si torna in camera a prendere i bagagli, si scende, si salda (stavolta la reception è aperta), si mettono i bagagli in auto, si imposta l'indirizzo del sito della nostra stessa società in quel paesello, e si va. Parcheggiamo, e cerchiamo l'ingresso. Individuato, entriamo, e chiediamo alla reception dei nostri due referenti, dando i nostri nomi. Mentre la signorina li chiama, ci accorgiamo che giusto sotto la finestrella della reception, c'è un leggio con i nostri nomi e la scritta welcome. Arrivano i nostri due ospiti, ci salutiamo e ci accomodiamo in una sala riunioni vetusta, ma non come quelle che abbiamo noi nello stabilimento nel quale lavoro ormai da oltre 26 anni. Ci presentiamo meglio, ci fanno delle domande, parlo soprattutto io, ormai mi sono calato quasi del tutto nella parte del capofila. La sensazione che abbiamo da subito, e i nostri ospiti ce la confermano poco a poco, anche spiegandoci cosa hanno fatto negli ultimi anni, è che qua ci sia proprio la sensazione che la società (per cui lavoriamo tutti) li abbia abbandonati. Sono molto felici che qualcuno li sia andati a trovare, e questa sensazione ci avvolge tutti e tre. E' curioso, perché queste persone lavorano da anni per la nostra stessa compagnia. Quando tutte le produzioni sono state fermate, loro pian piano hanno cominciato ad affittare gli spazi ad altre società. Pensiamo, e glielo diciamo, seppure conti poco, "bravi". Si esce, un fresco frizzante in una giornata molto bella, e pian piano facciamo il giro dell'intero sito. In alcuni edifici si sono installati anche uffici di altre società. Verifichiamo lo stato del materiale che ci interessa, ma nel frattempo ci mostrano tutto il resto. Ci sono perfino dei vagoni ristorante di treni svizzeri dismessi, ma ancora in buono stato. Entriamo perfino in un edificio dichiarato pericolante, dove incrociamo un paio di operatori di origine italiana, uno dei quali ci saluta con un preciso accento siciliano. Do qualche dritta al mio diretto collaboratore, senza voler sembrare direttivo. Non sembra aver problemi, incamera volentieri, capisco che non è la sua prima preoccupazione, e comprendo perfettamente, ma la sua faccia mi ispira simpatia.
Torniamo alla sala riunioni, ci chiedono se rimaniamo per pranzo, gentilmente decliniamo l'invito, son tre giorni che siamo in giro e vorremmo arrivare a casa per cena. Nessun problema, ci salutiamo, li ringraziamo, loro ringraziano noi. Ci scambiamo riflessioni immediate, saliamo in auto e ci tuffiamo subito alla corsa verso la frontiera italica.


Sosta in autogrill per il pranzo, poco prima di rientrare in Italia
La strada scorre, i paesaggi sono piacevoli. Passano le 12, e anche le 13. Ormai decidiamo di passare anche il tunnel del San Gottardo: 17 chilometri sotto la montagna, un'opera maestosa. Ci fermiamo al primo autogrill, ormai si parla italiano, seppur siamo sempre in Svizzera; ma tra le numerosissime lavoranti dell'area di servizio, noto tante immigrate dell'Est Europa. E sapete che queste particolarità, le noto sempre con occhio positivo. Il pranzo è decente, e la compagnia continua ad essere piacevole. Sono contento di lavorare con queste persone, ma loro lo sanno già: spero che loro pensino lo stesso, e anche questo non è un dubbio. Si passa la frontiera inesistente, e comincio ad assopirmi. Dormicchio, e riapro gli occhi decisamente che siamo già quasi all'imbocco della Parma-La Spezia. Ormai ci siamo. Ci si ferma per un caffè, per l'ora di cena saremo sicuramente a casa.
E' stata un'altra esperienza interessante. Realtà completamente diverse, storie differenti, eppure, sarò retorico, ma da ognuna di esse c'è da imparare. A L. e F., grazie della compagnia, e alla prossima.

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