No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20151012

Bosnia-Herzegovina/Croazia - Maggio 2015 (10)

Lunedì 11 maggio
L'albergo non sarà granché, ma dalla finestra questo è quel che si vede:
e non è poi così male. Mi metto in strada come sempre di buon mattino, dopo una bella colazione che quasi mi stupisce, in un albergo così modesto. Oggi lascerò la Bosnia, ma la lascerò con bei ricordi.
Ripasso da Bugojno, mi fermo a Kupres, mentre la giornata volge al bello, ad un supermercato che trovo lungo la strada. Compro acqua e qualcosa da mangiare, oggi preferisco fermarmi per strada e mangiare qualcosa "al sacco", come si diceva una volta. E poi, come chi mi conosce sa, penso che i supermercati dicano sempre qualcosa sui paesi che non sono il tuo. Proseguo ed entro in una zona quasi di montagna, qua d'inverno si scia, poi si scende di nuovo prima del confine, per costeggiare il lago Busko, artificiale. 
Ultima chiesa bosniaca, quella cattolica di Raseljke.

Ancora qualche chilometro, e sono al posto di frontiera di Kamensko. Eccomi in Croazia. Di nuovo, direi.
Viaggio per un po' in uno scenario senza troppi centri abitati, con un bel sole e montagne in parte brulle, ma suggestive. Velic, Jabuka, Trilj, Caporice, e nei pressi di Bisko intravedo l'autostrada. Prima di entrare, è mezzogiorno, mi fermo e mangio qualcosa. Giornata bellissima, tra l'altro. Entro in autostrada e mi rendo conto che non ho moneta croata con me. Mi tranquillizzo, sicuramente anche qua si può pagare con la carta di credito. Il GPS, che ha ripreso vita (la Croazia è "coperta"), mi dice di uscire a Dugopolje, che è in pratica l'uscita dopo quella da cui sono entrato. Non sono convintissimo, ma mi accorgerò che ha ragione lui. Vedo due bancomat, e ritiro un po' di soldi croati. Riparto verso il centro e l'hotel che ho prenotato, un discretamente lussuoso Dioklecijan (devo tradurre?). Mi avvicino al centro e il traffico si fa sostenuto, questo rispetto a quello che ho trovato fino ad oggi, niente se confrontato a quello di Lima (come già espresso, l'aver guidato dentro quella città mi dà sicuramente una patente di un certo livello). Ma trovo l'albergo in un battibaleno, e infilo l'auto nel parcheggio sotterraneo, senza troppa fatica (è ancora bassa stagione, direi). Salgo alla reception, e una bella mora mi riceve sorridente. L'albergo è effettivamente di buon livello, un 4 stelle di recente fattura; salgo in camera ed è piuttosto figo, seppur circondato da un'architettura piuttosto anonima. E' ancora presto, per cui mi butto verso il centro, non prima di aver confermato alla reception la mia escursione delle 5 isole che avevo prenotato già via email (scopro che l'agenzia che organizza è in qualche modo legata all'albergo, e che me la aveva proposta dopo aver visto la prenotazione dell'albergo). Il Palazzo di Diocleziano è a meno di venti minuti a piedi; seguo la via principale (alla fine, su un palazzo, un enorme murales dell'Hajduk, poi entro in un parco, e mi intrufolo nei vicoli della città vecchia. Molto mediterranea. Un altro parco mi porta esattamente davanti alla Porta Aurea, l'ingresso opposto al mare. Faccio il mio ingresso nel Palazzo, gironzolo un po', ci sono un sacco di turisti. Faccio lo sborone e mi faccio convincere a comprare una visita guidata: se aspetto che si uniscano altre persone tot, altrimenti da solo tot per due. Vada per la visita guidata da solo. La ragazza che mi accompagna, bruttina a dire la verità, ha una cadenza monotona, un inglese passabile, ma ce la mette tutta andando a macchinetta, ma a me interessa qualche nozione qua e là, e faccio pure poche domande. E comunque la visita è abbastanza completa, e si parla di circa un'ora. Saluto e ringrazio. Quello che accade dopo è da antologia, ma vi lascio il cliffhanger e adesso vi rifilo una ridda di foto del Palazzo.
La bella Trg Republike, di chiaro stampo veneziano
Ecco. Finita la visita guidata, passeggio un poco senza meta riguardando il tutto, passeggio sul lungomare pieno di gente e di locali, ed è ancora molto presto per rientrare in albergo o cenare. Voglio sedermi, bere un caffè e fumarmi una sigaretta in santa pace. Scelgo un locale che mi aggrada, e mi siedo. E' lo Zinfandel Food & Wine bar. Ci sono un paio di cameriere carine, ma mi serve un ragazzo, non giovanissimo, ma già da subito, molto amichevole, che parla un ottimo inglese. Chiedo caffé e se posso fumare. Poi, mi lascio convincere a provare un vino bianco locale. Buono. Pochissima gente, orario morto. Cominciamo a conversare. Di tutto. Provo un altro bianco. Poi un altro, e poi un altro ancora. Al quinto bicchiere arriviamo a parlare della guerra, il tipo ha un genitore serbo e l'altra croata, o viceversa. Ad un certo punto si son fatte le sette. Che vuoi fare, ordino la cena. Deliziosa, tra l'altro. Accompagnata da vino, ovviamente, poi dolce, caffé e liquore a qualche frutto incredibilmente buono. Saluto e ringrazio, torno sui miei passi che son stanco e domattina devo alzarmi. Però che bella serata.

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