No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20131122

prigionieri

Prisoners - di Denis Villeneuve (2013)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)

Pennsylvania, USA. Provincia profonda, uomini rudi in jeans, pick up e camicie da taglialegna, che educano i figli a sparare ai cervi, e quando i figli abbattono il primo (ciervo, alla Verdone) gli dicono "sono orgoglioso di te". I Dover (bianchi) e i Birch (neri) sono migliori amici: Keller, capofamiglia tutto d'un pezzo, e Franklin, padre e marito dolce e appassionato di musica, Grace e Nancy, madri amorevoli, Ralph ed Eliza, in procinto di fidanzarsi tra di loro (non c'è scritto da nessuna parte, ma credete a me), le piccole Anna e Joy, compagne di giochi. Il giorno del tacchino (Thanksgiving) naturalmente li vede ospiti, in un giorno sereno anche se fuori piove (a sprazzi). Le piccole vogliono andare fuori a giocare, mentre spiove, e ovviamente Keller incarica i figli grandi di tenerle d'occhio. Non accade niente, ma fuori c'è un camper sospetto. Il pomeriggio passa tra risate e amarcord, e le bambine vogliono giocare ancora. Misunderstanding di rito, e le bambine, d'un tratto, non ci sono più. Sparite, volatilizzate, come il camper. Come se l'avessi scritto io, inizia la corsa intorno all'isolato mentre ricomincia a piovere. Niente. Nada. Si avverte la polizia. Che magicamente non cita la solita frase di rito, che dopo anni e anni di film americani abbiamo imparato a memoria: se non passano tot ore non possiamo dichiararle eccetera, perché qui ci sono delle deliziose bambine e il mondo è piano di pedofili, anche se in questo film si intravede una chiesa a malapena (che cattivone che sono). Ricerche a tappeto, un detective che non sbaglia mai un colpo e che naturalmente è un po' strano ma anche un po' figo, un genitore che sbrocca (Keller) e l'altro che piange (Franklin), una che si rifugia negli antidepressivi (Grace) e l'altra che sorprende (Nancy).

Avrete capito dal tono del riassunto che 'sto film non mi ha esaltato. Eppure non sono riuscito a trovare una recensione negativa, e l'8,1 di imdb.com sta lì a guardarmi che sembra prendermi per il culo e dirmi "non ci capisci una sega, bello". Eppure, sentivo che dovevo dirvelo, dovevo riprendere a scrivere anche di cinema, che ormai è passato un po' di tempo. C'è da dire che dopo aver visto un film come Incendies (La donna che canta, per noi sfigati italiani), ma anche come Polytecnique (e non dimentichiamoci Maelstrom, che già ci dava delle dritte sul cinema che vorrebbe fare Villeneuve, altro tassello che ci dice che questo film qua non è farina del suo sacco), come dire, nulla ha più senso, e, come mi ripetevo a partire dai titoli di testa di questo Prisoners, questo è chiaramente un "film su commissione", una major ha messo insieme un cast da farci un bel gruzzoletto al botteghino e poi ha detto "chiamiamo un regista che ha fatto qualche bel film indie così ci diamo una patina di alternative", e così è andata.
Intendiamoci: piantandola di fare lo snob, Prisoners è un bel filmone pseudo-thriller che paradossalmente tiene lontana la suspense con un bel ritmo lento, inserendo gli elementi poco a poco, claustrofobico ma panoramico, grigio ma anche scuro, che prova ad essere perfino introspettivo (ma non ci riesce per niente, secondo me, ma magari sono io), che però si rivela il solito depistaggio con colpo di scena finale (minchia, ma mai una volta che l'assassino o lo stupratore o lo psicopatico di turno sia quello che si vede nella prima o nella seconda scena) e morta lì. Ecco, c'è da dire che dura due ore e mezzo e nemmeno te ne accorgi, sarà per le tonalità grigie, sarà perché per due ore e mezzo mi son chiesto se Jake Gyllenhaal (detective Loki, il fratello furbo di Thor) faceva finta o c'ha davvero il tic agli occhi, sarà perché per due ore e mezzo mi aspettavo che Hugh Jackman (Keller Dover, l'uomo che non deve chiedere mai, a parte quando va in chiesa) da un momento all'altro si mettesse a cantare, sarà perché per due ore e mezzo mi aspettavo che Maria Bello (quanto è strana la vita: una recita ne Le ragazze del Coyote Ugly, e poi dopo 5 anni si ritrova in A History of Violence) si spogliasse, sarà come sarà, mi è passata bene ma alla fine avevo voglia di farmi una pizza.
Ah, ci sono anche Viola Davis (Nancy Birch), Terrence Howard (Franklin Birch), Melissa Leo (Holly Jones), Paul Dano (Alex Jones), e che ci crediate o no, nessuno di loro mi ha fatto sobbalzare sulla poltroncina.

1 commento:

Dantès ha detto...

sono sempre più curioso...