No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20121115

The Forgiveness of Blood

La faida - di Joshua Marston (2012)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)

Albania. Nella zona rurale e pre-montagnosa non lontana da Scutari, la vita scorre lenta e lontana quanto basta dalla modernità. Si guarda il Grande Fratello albanese alla televisione ma si gira col carro trainato dal cavallo o dal mulo, e le case hanno tutte (o quasi) l'armatura di ferro per essere rialzate di un piano un po' alla volta, quando ci saranno i soldi. Nik ha diciassette anni, va a scuola, ha molti amici, gli piace la compagna Bardha, e lei sembra ricambiare: il loro rapporto procede, a piccoli, timidi passi, ma procede. Nik ha un suo sogno, aprire un internet café, e ha già individuato il locale adatto. Rudina, la sorella quindicenne di Nik, oltre ad aiutare la madre nelle faccende di casa, va molto bene a scuola, le piace studiare, vorrebbe andare all'università quando sarà il momento. Il capofamiglia Mark provvede al benessere di tutti, compresi il fratellino e la sorellina più piccoli. Però, tra la loro famiglia e quella di Sokul, che possiede le terre circostanti, non corre buon sangue. Mark, che col carretto consegna il pane, per tornare a casa dai lunghi giri per le vendite, passa per una strada sterrata che attraversa i suddetti possedimenti, mentre Sokul e i suoi ogni volta piazzano grosse pietre in mezzo perché non sia transitabile. Il tema viene discusso ogni volta che i due clan si ritrovano al bar del villaggio. Un brutto giorno dalla discussione si passa alla vie di fatto, e Sokul viene accoltellato; Mark fugge sulle montagne, e per le leggi primordiali del Kanun, la faida ha inizio. La famiglia di Mark deve rimanere chiusa in casa, altrimenti quella di Sokul ha il diritto di uccidere uno dei maschi della famiglia. I ragazzi devono smettere di andare a scuola, e Rudina, l'unica alla quale è permesso uscire, si carica sulle spalle la responsabilità di guadagnare e mantenere la famiglia. La soluzione è lunga, a volte ci vogliono anni di mediazione per risolvere questioni come questa. Nik non ha tutto questo tempo. Nik vuole vivere la sua vita.


Chi, come me, aveva amato alla follia Maria Full of Grace, ha dovuto attendere ben otto anni per il secondo film di fiction del californiano Joshua Marston. Devo dire che, visto questo La faida, girato interamente nell'Albania rurale, ne è valso la pena. Il regista scrive la sceneggiatura con Andamion Murataj, ovviamente un locale, mette insieme un cast interamente locale e non professionista, porta alla luce un'usanza (termine inappropriato, visto che è praticamente legge) che pare arcaica e stridente, ma purtroppo non è così, trova delle location che lasciano senza fiato tanto sono belle senza essere pretenziose (e, badate bene, neppure le riprese lo sono, tutto è descritto con naturalezza) in un luogo dimenticato da tutti, anche da noi che siamo i vicini più prossimi, e riesce a mettere sullo schermo un dramma umano dalla forza dirompente e di un'attualità quasi disturbante, il tutto con la massima disinvoltura. Il film ti prende fin dall'inizio, i due personaggi principali, Nik e Rudina, penetrano in profondità nello spettatore, senza isterismi e senza forzature, ma in maniera indelebile. Tristan Halilaj (Nik) e Sindi Lacej (Rudina) potrebbero avere un radioso futuro, e glielo auguro di cuore. Joshua Marston è un grande, e non vedo l'ora che si rimetta al lavoro su un altro progetto fuori dal comune. Perfino il doppiaggio italiano è indovinato.

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