No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20121010

Bir zamanlar Anadolu'da

C'era una volta in Anatolia - di Nuri Bilge Ceylan (2012)

Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: strano. E anche peso.

Regione dell'Anatolia, Turchia, vicino alla cittadina di Keskin. Una sorta di "spedizione", che comprende autista, il dottor Cemal, il commissario Naci, il procuratore Nusret, e un discreto stuolo di poliziotti, stanno conducendo in giro il sospettato di un omicidio; questi ha confessato di aver occultato il cadavere (ma non il suo omicidio), e si ricorda di averlo sotterrato vicino ad una collina e ad un albero. Ma quale collina, e quale albero? Il loro girovagare diventa una sorta di Odissea notturna, durante la quale fanno una sosta presso il sindaco di un villaggio minuscolo, che accoglie la squadra con tutti gli onori, e pure con tutta la desolazione della propria povertà. La ricerca continua, finché all'alba il corpo viene ritrovato. Deve, a questo punto, essere trasportato a Keskin per l'autopsia ed il riconoscimento da parte di un membro della famiglia.

Sesto film per il regista turco, che scrive la sceneggiatura con lo stesso team de Le tre scimmie (Ercan Kesal, attore per lui in Uzak, Le tre scimmie, e qui nella parte di Mukhtar) e alla moglie Ebru (che abbiamo visto ne Il piacere e l'amore come attrice). Struttura ispirata a Cechov (citato nei titoli), diviso in tre parti ognuna "dedicata" ai tre protagonisti (Cemal, Naci e Nusret), e con una storia raccontata, con grande "difficoltà" perché interrotta e ripresa più e più volte, tra i protagonisti, che fa da filo conduttore, quella della donna che aveva previsto la propria morte. Essendo uscito qui da noi, un po' in sordina a dire la verità, quest'anno (in giugno, per l'esattezza), mi sbilancio dicendovi che questo film lentissimo, della ragguardevole durata di due ore e mezzo, pesante come una traversina di legno per binari del treno, è uno dei film più belli, intensi, interessanti, visti in Italia, appunto nel 2012. Come sa chi ha seguito, anche in differita, come me, il percorso di Ceylan, il regista turco non è uno che cerca scorciatoie, e come dicono spesso critici più bravi e puntuali di me, chiede molto allo spettatore, attenzione e dedizione completa, ma alla fine lo ripaga sempre, anche se spesso a distanza di ore, o addirittura giorni.
Questo film, forse più di altri suoi lavori, è una chirurgica riflessione sull'esistenza, e al tempo stesso una spettacolare visione di cinema. Facce indimenticabili, come quella di Firat Tanis (Kenan, il sospettato), o quella di Taner Birsel (il procuratore Nusret), fotografia fantastica, scene di grandissimo impatto (tutta la sequenza della cena), per un cinema sicuramente di nicchia, ma che almeno non è dannatamente stereotipato. Vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes 2011 (a pari merito con Il ragazzo con la bicicletta).

2 commenti:

Dantès ha detto...

l'ho visto da un po', ma sai che ho delle difficoltà a scriverne? e poi mi sa che devo recuperare anche gli altri: sono lì in attesa da parecchio

jumbolo ha detto...

ti capisco bene sulle difficoltà a scrivere di alcune cose. siccome io sono abbastanza malato, pensa che sono arrivato a tenere un foglio word con su scritti e numerati i film, le serie, i libri e i dischi di cui voglio parlare ed ho già visto/letto/ascoltato. quando trovo il tempo, la difficoltà è decidere da dove cominciare. quando ho deciso, magari trovo una cosa della quale ho difficoltà a scrivere. uno normale (che già non farebbe 'ste cose) passerebbe ad altro. io mi sento in colpa.