No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120726

la casa che Jack costruì

The House that Jack Built - Jesca Hoop (2012)


Come immaginereste la musica di una persona che tiene un blog dove racconta i suoi sogni (che per giunta ha per titolo una canzone di Tom Waits)? Strana. La risposta è strana, appunto. Scoperta a livello personale nel 2009 con Kismet, forse a causa dell'attenzione a lei rivolta al momento dell'uscita del secondo album Hunting My Dress finì per non parlarvene. Così, tanto per essere strano quasi quanto lei. Il mese scorso è uscito il suo terzo full-length, e il titolo potrebbe ricordare un pezzo dei Metallica (Load) periodo-da-dimenticare, o meglio una canzone di Aretha Franklin; in realtà, il titolo risale a una filastrocca del tipo cumulative o chain tale (come la nostra Macchina del capo, o l'ebraica Had Gadyà - da noi conosciuta per la trasposizione che ne fece Branduardi in Alla fiera dell'est; curiosamente, l'originale somiglia proprio a The House that Jack Built -). Dette queste cose piuttosto inutili, chiariamo ancora qualche futilità su Jesca. Nata nel nord della California da una famiglia di mormoni, ha appreso quindi fin da piccola l'arte del canto. Staccatasi dalla famiglia, ha vissuto nel Wyoming e in Arizona, si mormora anche da homeless, o quantomeno con uno stile homesteader, e pare che sia stata perfino la babysitter dei figli di Tom Waits. Adesso, sembra che si sia stabilita nel Regno Unito, precisamente a Manchester.
Il suo stile, che in altri casi definirei affinato, ma che in questo caso non renderebbe bene l'idea, si basa su una sorta di alternative folk, che si è andato stratificando (e che non ha paura di essere orecchiabile) e, se possibile, complicando, nel corso dei dischi. Non esiste un marchio di fabbrica che identifichi i pezzi di Jesca Hoop, ed ascoltare questo The House that Jack Built ti spiazza in continuazione. I suoi testi sono strani, onirici (e qui si torna al suo blog, in parte), perfino quando parla di sesso (Peacemaker), dolorosi in maniera asimmetrica quando parla del padre morto (DNR); di certo, un'autrice che dedica un pezzo a Banksy (Ode to Banksy, appunto) denota una sensibilità fuori dal comune. Bellissime la title-track, When I'm Asleep, l'iniziale Born To, Hospital (Win Your Love), Pack Animal. Un'artista che sicuramente non ha terminato di sorprenderci.

Nessun commento: