No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120722

FdM

Morte dei Marmi - di Fabio Genovesi (2012)


Ma insomma, si parlava di shopping al Forte, cosa c'entrano adesso i fiumi del Klondike non lo so. Forse era per dire che lo shop-watching è una passione che richiede grandi sacrifici... perché gli appassionati arrivano dall'entroterra toscano, in massima parte dalle province di Pisa, Lucca e Firenze, e per infilarsi nello struscio del pomeriggio devono partire la mattina, affrontare il casino della Firenze Mare e qualcuno pure il flipper letale della Strada Grande Comunicazione Fi-Pi-Li. Per poi fare la coda al casello e raggiungere le vie del centro, e lì finalmente girare un'ora alla ricerca di un parcheggio. 
Una volta parcheggiata, l'auto diventa il loro camerino. Perché si parte da casa coi vestiti normali, e quelli buoni stanno appesi dietro o piegati nel bagagliaio, così al momento della sfilata sono belli freschi e fanno il massimo della figura. Gli uomini escono e si studiano nella carrozzeria tirata a lucido, le donne restano ancora un minuto a controllarsi nello specchietto retrovisore, l'ombretto intorno agli occhi e nel petto l'ansia che ti prende un attimo prima di andare in scena.
Ma siccome questa è davvero troppa fatica per farsi ammirare solo dagli altri sconosciuti che si aggirano tra le vie del Forte, si rende necessario telefonare a parenti e amici e colleghi, insomma a tutti quelli che stanno da un'altra parte, per fargli sapere che tu non stai da un'altra parte, tu oggi stai a Forte dei Marmi.
E allora il centro diventa un'enorme cabina telefonica all'aperto, dove si attorcigliano le chiamate più pretestuose, con l'unico obiettivo di informare il mondo su dove ti trovi.
E se queste telefonate le ascoltasse un marziano, arrivato qua per farsi un'idea del nostro pianeta, di sicuro resterebbe assai confuso, e nel resoconto ai suoi superiori dovrebbe comunicare che Forte dei Marmi non è solo un paese, ma anche un sacco di altre cose, tra cui:
Uno stato di salute: "Ciao come stai? Io sono a Forte dei Marmi, grazie.
Un rumore prepotente: "Parla più forte che non ti sento, sono a Forte dei Marmi.
Il nome di una persona: "Salve, sono a Forte dei Marmi, posso parlare con Mario?
Il supermercato delle grandi opportunità: "Ti serve qualcosa? Sono a Forte dei Marmi.
E infine un impegno urgente: "Scusami ma non posso stare tanto al telefono, sono a Forte dei Marmi.


In un mondo ideale, il sindaco di Forte dei Marmi dovrebbe proporre il Genovesi per una statua, o almeno una panchina dedicata, cosa che ho scritto all'autore stesso. Si, perché questo spassosissimo libriccino, del quale vi parlo prima di andarvi a parlare, prossimamente, dell'altro suo libro Esche vive, dopo avervi già edotto sul suo Versilia Rock City, è si molto divertente, ma anche un meraviglioso atto d'amore per il suo paese natale. Un atto d'amore che però non fa sconti, perché punta l'indice molto tranquillamente sulla "colonizzazione" del Forte da parte dei ricconi russi e delle celebrità, vere o presunte tali, italiane e non, sulla perdita di identità, su una sorta di svendita selvaggia di un luogo che, però, nel cuore di chi lo abita da sempre, di chi c'è nato, rimane sempre gelosamente suo.

Ci penso mentre arrivo al semaforo prima del viale a mare, nella nebbia vedo solo un bagliore che penso sia il rosso, sospeso nel nulla. Mi sento una cosa strana dentro, la sensazione di stare - nonostante tutto - nel posto giusto. E' questo che mi faceva dormire male quando vivevo a Roma, insieme al casino che veniva dalla strada. Ogni notte mi rigiravo nel letto e sentivo che qualcosa non andava, perché le mie giornate erano piene e interessanti eppure lo capivo così bene che non stavo al posto giusto. Perché ogni persona ha il suo posto, che non è per forza dove sei nato o dove vivono amici e familiari, ma è semplicemente quel posto dove ti senti a posto. E io lo so che sono scemo, però quando torno in Versilia e avvisto il cartello sull'autostrada coll'ombrellone disegnato sopra (esiste davvero, non ci avete mai fatto caso? Nota di jumbolo), e il profilo delle Alpi Apuane che sale ripido verso il cielo, allora mi pare proprio che l'aria diventi migliore, e nella testa mi parte quella splendida canzone di Dave Dudley che fa
Là davanti spunta il mio paese
E se pensate che sia felice avete ragione
Sei giorni sulla strada
E stasera arrivo a casa.

La cosa che mi è molto piaciuto di questo libro piccino, ma nel quale in parte mi sono riconosciuto, visto che anche io sono nato e vissuto in un luogo di cosiddetta villeggiatura, certo non considerato prestigioso come Forte dei Marmi, è la maestria di Genovesi nel raccontare aneddoti (come detto) molto divertenti, e probabilmente (come dice lui in apertura) quasi tutti realmente accaduti, che riassumono la storia degli ultimi decenni del Forte, condannando le colpe in primo luogo degli abitanti e degli amministratori senza voler per questo fare il censore, ma riuscendo, in un bel finale, a dichiarargli ugualmente amore eterno, e a rendere il tutto, in qualche modo, universale. Perché non solo chi è nato al mare, potrà riconoscere una parte di sé, dentro a Morte dei Marmi.
Bravo Fabio.

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