No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120328

verso nord



Nord - di Rune Denstad Langlo (2009)


Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)

Giudizio vernacolare: portazzi l'occhiali dassole


Jomar Henriksen ha un passato sportivo importante (quando inizia il film non lo sappiamo), ma, in seguito ad un brutto esaurimento nervoso, si è ridotto a fare il guardiano di un impianto sciistico, e passa molto tempo da solo, abbrutendosi, divenendo sempre più scontroso anche con quei pochi clienti che riceve, nutrendosi di scatolette, facendo fatica anche a salire una scala. Un bel giorno, si presenta alla sua porta il suo ex migliore amico Lasse, proprio colui che gli ha "rubato" la donna. E' lì per comunicargli che il figlio di quattro anni non è di Lasse, bensì di Jomar. Dopo alcuni momenti di comprensibile smarrimento, Jomar sale sulla sua motoslitta, distrugge la casa dove viveva, e parte alla volta del profondo nord, dov'è sua figlia. Il cammino sarà lungo, accidentato, Jomar conoscerà persone diverse, ognuna con la sua solitudine ed i suoi errori. Da ognuna imparerà qualcosa, ad ognuna lascerà qualcosa.


Ci sono film che non solo io tendo a definire "piccoli", e che in realtà sono davvero grandi; ci sono film che vengono da posti lontani, e che piacciono solo per il fatto di rappresentare una realtà profondamente differente. Ci sono film che sembrano dire poco con i dialoghi, ed invece dicono un sacco di cose con i silenzi e le inquadrature; ci sono film che ti piacciono anche se non riesci a capire dove diavolo il regista e lo sceneggiatore vogliono andare a parare fino ad oltre la fine, e che spesso non riesci a spiegare perché ti piacciono. Nord è tutto questo. Viene naturale l'accostamento a Kaurismaki, e non solo perché vengono da paesi vicini ed accomunati dal freddo e dalla neve, dall'amore per l'alcol e dall'umorismo spesso macabro, comunque caustico. Non è un difetto: ce ne fosse.

Il regista viene dai documentari, e questo è il suo primo lavoro di fiction; il respiro delle immagini in campo aperto è liberatorio, ma riesce a trasmettere pure sensazioni di inquietudine in alcune situazioni meno positive. Lo sceneggiatore Erlend Loe è un affermato scrittore, e viste le sue note biografiche, il tono del film riflette le sue convinzioni ed i suoi riferimenti. Il film che ne risulta è molto lento, molto breve, molto intenso senza essere pressante, divertente e contemporaneamente drammatico in senso, se possibile, buono, filosofico. E', secondo me, un film da vedere, che certo richiede un minimo di impegno, ma che ripaga lasciando nello spettatore un senso di pace.

2 commenti:

Dantès ha detto...

rido ancora come uno scemo se ripenso alla scena del tizio con la slitta legata al piede. ha momenti davvero geniali quel film lì

jumbolo ha detto...

..che pure il tampone per l'ubriacatura veloce non è male...