No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120224

Welcome to the Dollhouse





Fuga dalla scuola media - di Todd Solondz (1996)



Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)


Giudizio vernacolare: strano



New Jersey. Dawn Wiener è la secondogenita della famiglia, ed è una dodicenne che più sfigata non si può. Dentoni, occhiali spessi, bruttina. Il fratello Mark è un pre-nerd, la sorella più piccola, Missy, è il tesoro dei genitori. Lei, invece, a scuola è ghettizzata, presa continuamente in giro, chiamata con i peggiori appellativi. L'unico amico è Ralphy, un coetaneo già chiaramente gay, e per questo già ghettizzato a sua volta dai loro coetanei, e tiranneggiato da quelli più grandi, come lei, del resto. A Dawn davvero non ne va bene una: nonostante sia timida, insicura, incapace di nuocere a chicchessia, riesce a farsi sospendere e a farsi redarguire continuamente. I genitori paiono incredibilmente insensibili ed incapaci di comprendere il suo dramma. Lei si innamora di Steve, un diciannovenne popolare che entra a far parte della band del fratello, e nel contempo sembra poter legare con Lolita, una coetanea che si autoesclude, dal carattere ribelle, e invece pure lei risulta crudele verso Dawn. Alla fine, Dawn troverà un alleato/complice e pure qualcosa di più proprio in Brandon, pseudo-fidanzato di Lolita, bulletto in erba, che dopo qualche prepotenza annuncia a Dawn che la violenterà alle 16 precise, all'uscita della scuola.



Secondo film del regista ebreo americano Todd Solondz, anche sceneggiatore, dopo l'invisibile Fear, Anxiety & Depression (nel cui cast figurava Stanley Tucci), Welcome to the Dollhouse è un must non fosse altro perché è il primo film di una trilogia particolarissima che Solondz ha portato avanti fino al suo penultimo film Perdona e dimentica del 2009 (alla fine del 2011 ha realizzato Dark Horse, che ancora sta girando i festival e cercando distribuzione). Sono andato a rivedermelo per raccontarvi il grosso della sua filmografia, perché questo regista è uno dei più spietati autori statunitensi, senza peli sulla lingua, senza timori, senza freni. In questo film è ancora abbastanza con le briglie tirate, ma seppur non eccelso, anche questo Fuga dalla scuola media (come sempre, una pessima traduzione italiana) vi lascerà un ricordo pressoché indelebile, per il suo mix di personaggi perdenti, weird, linguaggio sboccatissimo, umorismo asimmetrico, sessuale e nero, un pizzico di John Waters, e lo sguardo caustico sulla mediocrità ma soprattutto sull'orrore della profonda provincia americana, un po' come quello di Lynch con Twin Peaks ma con molto meno fascino glamour e più sfrontatezza. Una sfilza di facce difficili da dimenticare, una su tutte quella dell'allora esordiente Heather Matarazzo nei panni della protagonista Dawn (nessuno mi toglierà dalla testa che il personaggio di Olive in Little Miss Sunshine sia totalmente ispirato a lei), l'allora tamarrissimo Eric Mabius (Steve Rodgers), e l'ottimo (già allora) Brendan Sexton III (Brandon). Da recuperare.

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