No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120117

We Bought a Zoo





La mia vita è un zoo - di Cameron Crowe (2012)




Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)



Giudizio vernacolare: da teneroni




Benjamin Mee è un reporter avventuroso. Ha una splendida moglie e due fantastici bambini. Ma la moglie Katherine muore, troppo giovane, e Ben cerca di gestire come può la piccola Rosie, e, con maggiori difficoltà, l'ormai adolescente Dylan, che soffre enormemente la mancanza della madre. L'espulsione di quest'ultimo dalla scuola, dopo una lunga serie di intemperanze, convince Ben che è necessario un cambio radicale nelle loro vite. Si decide quindi a cambiare casa. Durante il giro di "perlustrazione" insieme a Mr. Stevens, agente immobiliare al suo primo giorno di lavoro, Ben e soprattutto Rosie si innamorano di una casa molto fuori città, che non è solo una casa: è uno zoo. Infatti, la condizione necessaria all'acquisto è rilevare il ristorante annesso e tutti i recinti con diverse centinaia di animali, tigri e leoni compresi. Le condizioni dello zoo, chiuso da qualche tempo, non sono buone, e se lo si vorrà riaprire, bisognerà lavorarci sopra, come pure passare dei controlli. Naturalmente, ci sono anche dei dipendenti da prendersi in carico, a meno che non si voglia dismettere tutto. Ma Benjamin Mee è uno a cui piacciono le sfide, e quindi...




Diavolaccio d'un Cameron Crowe, un regista, un tenerone, che di sicuro mi somiglia molto caratterialmente, e che pure se ha fatto un film brutto come Elizabethtown (ma tra tutti gli altri non ce ne sono brutti, seppur non abbia mai girato un capolavoro, sfiorato forse con Jerry Maguire), non riesce a starmi antipatico: stavolta, con un film sul quale non avrei giocato un euro, mi ha fatto piangere come un vitello. E' bene ricordare che siamo davanti all'ex giornalista musicale (per Rolling Stone) che, a noi ultra-quarantenni cresciuti col grunge, ha toccato il cuore con Singles, ribadendo il concetto del "cuore musicale" con Almost Famous, senza dimenticare che, ultimamente, ha celebrato i vent'anni (circa) dello stesso grunge con Pearl Jam Twenty. Uno che stavolta ha affidato la colonna sonora a Jonsi, che l'ha infarcita di pezzi intramontabili, vecchi e nuovi (da Hunger Strike dei Temple Of The Dog, a Holocene di Bon Iver), senza dimenticare qualcosa di suo e dei suoi pards.



Ispirato alla vera storia di Benjamin Mee, un giornalista inglese che aveva già raccontato la stessa storia nel libro We Bought a Zoo: The Amazing True Story of a Young Family, a Broken Down Zoo, and the 200 Wild Animals That Changed Their Lives Forever, romanzato (dove romanzare sta per "rendere romantico", e pure strappacuore la storia, e non solo trasporre dalla verità alla fiction) a puntino dalla ruffianissima sceneggiatura di Aline Brosh McKenna (Il buongiorno del mattino, 27 volte in bianco, Il diavolo veste Prada), che riesce ad innestare sugli eventi realmente accaduti (la morte della moglie, l'acquisto sconsiderato di uno zoo da riaprire) ben due-dico-due storie d'amore telefonatissime, il film, leggero ma non stupido, perché tratta il tema dell'elaborazione del lutto in modo delicato e commovente, fa centro con l'insieme di buoni attori (Matt Damon, per una volta amabile, in una parte che gli calza a pennello, Scarlett Johansson trasandata al punto giusto per essere casual-chic, Thomas Haden Church - lo vedemmo in Sideways - simpaticissimo, Elle Fanning - qui in una parte diversa da quelle alla quali ci ha abituato, ma ugualmente brava - da morsi, e una scoperta stupefacente, la piccola Maggie Elizabeth Jones, nei panni di Rosie Mee, ancora più da morsi della Fanning) che recitano per piacere e divertimento, una grande colonna sonora (alla quale ho già accennato), e un messaggio positivo, che potrà essere apprezzato tranquillamente da grandi e piccini, in un trionfo d'amore e buonissimi sentimenti.



Da segnalare, oltre ai già citati, la presenza in piccole parti, di Carla Gallo (Rhonda, l'abbiamo vista e apprezzata in Carnivale e in Californication), di John Michael Higgins (divertente nei panni del sovrintendente pignolissimo Walter Ferris), e di uno straordinario J. B. Smoove, comico statunitense a me sconosciuto, ma che qui è divertentissimo nei panni di Mr. Stevens, l'agente immobiliare chiacchierone e riverente, ma inesperto.



Non è un film da Oscar, non è un capolavoro, non parla di massimi sistemi, ma vi farà stare bene, e vi divertirà.

2 commenti:

Filo ha detto...

Solitamente siamo d'accordo, ma su questi film non ti seguo.

jumbolo ha detto...

in che senso?