No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20111127

maschiaccio

Tomboy - di Céline Sciamma (2011)

Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: manfruitismo all'incovercio, coll'aggravante d'essé bimbetti

Laure è una bambina di 10 anni, che vive con i suoi giovani genitori e la sorella piccola Jeanne. La madre è incinta, il padre spesso fuori per lavoro, anche se in famiglia tutto sommato regna l'amore. All'inizio dell'estate, tutta la famiglia cambia casa, e Laure quindi è costretta a confrontarsi con nuovi vicini, a cercare nuovi amici. Laure è un maschiaccio (tomboy, all'inglese), porta i capelli corti e veste in maniera maschile. nell'indifferenza dei bambini del nuovo vicinato, viene notata da Lisa, una coetanea, che scambia Laure per un maschio. Laure agevola l'equivoco, e le dice di chiamarsi Michael: è così che Lisa la presenta agli altri amichetti, tutti maschi. Ne nasce quindi una finzione che, al momento in cui Lisa si invaghisce di Michael, porta a conseguenze spiacevoli e imbarazzanti.

Film secondo me un po' troppo esaltato dalla critica, questo Tomboy è il secondo lungometraggio della giovane regista francese dopo lo sconosciuto Naissance des pieuvres, e delinea (avendo letto la trama del debutto) un'interesse particolare, da parte appunto della regista, verso la scoperta della sessualità, qualsiasi essa sia, da parte dei giovani e, in questo caso, dei giovanissimi.
Il film è lodevole sotto diversi punti di vista. Le recitazioni, che si sa, quando si tratta di bambini, sono delicatissime, sono ottime e appaiono spontanee e credibili. Zoé Héran (Laure/Michael), Malonn Lévana (Jeanne) e Jeanne Disson (Lisa), sono davvero ammirevoli. Il budget pare sia stato basso, i tempi di ripresa limitatissimi. Certo, non è un capolavoro di tecnica, non ha una fotografia particolarmente esaltante, ma, vista l'atmosfera realista, va benissimo così. Il risultato è un film senza dubbio interessante e delicato, assolutamente non didascalico, anzi, tutto il contrario: può essere che qualcuno lo consideri un problema, altri no. Non c'è voce fuori campo, non ci sono spiegazioni, se si escludono quelle della madre in una delle ultime scene, e anche queste piuttosto sommarie.
Del tema si erano occupati a suo tempo Boys Don't Cry, americanissimo ma toccante, e il capolavoro assoluto (giudizio personalissimo) XXY, con un fascino e un'alchimia probabilmente irripetibile; Tomboy non è a quei livelli, ma merita un'occhiata.

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