No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20111123

cimitero



Graveyard – Graveyard (2008)

Nel marasma delle uscite susseguenti all’estate, c’erano un sacco di dischi inutili, come forse vi ho già accennato. Spesso, quando si scrive di musica (o d'altro) per il gusto di scrivere e di dare il proprio parere, giusto per orientamento, si è portati a fare un po’ come il Mollica televisivo: non si ha voglia di scrivere di quello che ci fa cagare, a meno che non si abbia una folgorazione (tipo quella che ho avuto sul wc a proposito del disco nuovo dei Coldplay).
Ecco quindi che la ristampa del debutto degli svedesi che tanto ci (il plurale è perché so che sono piaciuti anche ad altri amici) sono piaciuti con il loro secondo disco, assume una certa importanza. Teoricamente.
Quando poi si passa alla pratica, cioè all’ascolto, l’importanza viene confermata, e questo conforta. Siamo sempre dalle parti di un certo hard rock di ispirazione seventies, proveniente dal blues con naturalezza, su una struttura che non disdegna dilatazioni che, a volte, più che lisergiche possono apparire come spruzzate progressive, chiaramente omaggianti i Pink Floyd.
Un (altro) disco dannatamente semplice, dannatamente bello, con un susseguirsi di pezzi che provocano un godimento immediato e perdurante.

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