No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110627

luna park




Cirkus Columbia - di Danis Tanovic (2011)



Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)


Giudizio vernacolare: lulì cià la fissa, però va capito



Jugoslavia, 1991, regione dell'Erzegovina. In un paesino sperso tra le dolci colline e i fiumi docili, Martin, che vive con la madre Lucija, donna forte che trova una spalla nel militare Savo, è un radioamatore che sogna di comunicare con l'America; Savo gli procura un antenna speciale. Martin lavora alla stazione di servizio locale, ed un bel giorno si trova a che fare con un forestiero particolarmente antipatico, che viaggia con una compagna molto più giovane, e piuttosto avvenente, e un gatto. Martin non può ricordare, e neppure l'uomo, ma questo antipatico non è altri che Divko Buntic, suo padre, che lo ha abbandonato anni addietro, andando in Germania, dove ha fatto i soldi, ed ha trovato, appunto, una compagna più giovane, Azra, e un gatto, a cui vuole più bene che ad Azra. Che cosa ci fa Divko nel suo paese natale? E' tornato per sfrattare Martin e Lucija dalla loro casa, con l'aiuto di Ranko, nuovo sindaco del posto, anticomunista, e per vantarsi della sua nuova condizione di fronte a tutto il paese. Ma Divko non ha fatto i conti con la situazione post-Tito, che sta per sfociare nella guerra.





Tanovic "torna a casa", dopo gli episodi interdittori di L'enfer e Triage, e ritrova lo smalto, seppure No Man's Land rimanga a tutt'oggi inarrivabile. Tratto dall'omonimo libro di Ivica Dikic, che collabora alla sceneggiatura, il film ha quell'atmosfera in bilico tra l'ironia e la macabra gravità delle storie di guerra, e gira come un orologio, in un andirivieni di situazioni che scorrono parallele all'escalation bellica, fino al finale esplicitamente onirico. La macchina da presa pare schizzata, ma in realtà segue semplicemente una storia con tanti protagonisti, tutti in bilico, così come il destino di quella terra, sull'orlo del disastro. Si ride con un fondo di tremenda amarezza, conoscendo il post-finale, e si apprezzano i meravigliosi panorami al pari delle ottime prove del cast, che a mio parere, in alcuni casi viene neutralizzato dal doppiaggio (Mi riferisco in particolare a Jelena Stupljanin, Azra nel film, bella e imperfetta, con il ruolo forse più complesso, che mi è sembrato non godere della voce che la doppia in italiano, un po' troppo stridula). Sempre super Miki Manojlovic, che è davvero un attore per ogni stagione.
Difficile poi, a posteriori, non riflettere sulla lettura che anche questa storia ci dà, rispetto ai motivi di quella guerra: una teoria già sentita, e che personalmente mi ha convinto. Una guerra fomentata da pochi, spingendo i molti ad acuire differenze mai sentite prima d'allora, rivalità personali e futili motivi.


Tanovic è un ottimo regista, speriamo che questa prova degna ce lo restituisca in forma e pronto per regalarci almeno un altro grande film, al pari, appunto, di No Man's Land.

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