No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110501

Oslo, alle Hawaii


Hawaii, Oslo - di Erik Poppe (2006)

Giudizio sintetico: da vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: boia una fati'a...sempre a corré!

Oslo, Norvegia, estate. Mai stato così caldo. Ma l'Hawaii è un locale dove Asa e Leon si sono dati appuntamento 10 anni prima per ritrovarsi e sposarsi. Leon non è perfettamente a posto, motivo per cui vive in una casa di cura. Qui Vidar fa l'infermiere, e cerca di fare in modo che l'incontro avvenga, ma non solo. Nel frattempo, Trygve, il fratello di Leon, ha un permesso per uscire di prigione per un giorno, e va a cercare Leon, ma nel frattempo ha un piano per fare un po' di soldi e scappare (alle Hawaii, naturalmente).
Frode e Milla hanno appena avuto un bambino, e i dottori comunicano loro che non vivrà a lungo, a meno che non riescano a trovare i soldi per un costoso intervento negli Stati Uniti. Frode è pronto a tutto per trovare i soldi. Bobbie, anche lei è pronta a tutto, anche a suicidarsi, davanti al fallimento di una vita, nella quale non è riuscita neppure a tenersi due bambini, che adesso difficilmente la rispettano. Poi c'è Viggo, l'autista dell'ambulanza che ha portato Bobbie all'ospedale, segretamente innamorato di lei. Tutti che inseguono qualcosa. E qualcuno che fa da trait d'union.

E' un film interessante, questo secondo lavoro del norvegese Erik Poppe, un film di quelli circolari, di quelli che ti rimangono. Film corale, con una fotografia personale, vagamente asettica, e soprattutto con una serie di personaggi interpretati benissimo da attori da noi sconosciuti (l'unica che conoscevo era Petronella Barker - Bobbie - vista nell'ottimo Den brysomme mannen), girato con buona mano, telecamera che insegue spesso i protagonisti, buon ritmo e belle storie, ottimi gli intrecci che fanno si che i personaggi si leghino tra di loro, fino ad un finale che lascia aperte le varie interpretazioni, e soddisfa lo spettatore.
Piccole storie, dense di umanità, sentimenti forti, disperazione e possibilità di redenzione, con uno schema sicuramente già visto (Altman, Kieslowski e altri, come pure il Paul Haggis da Oscar di Crash - Contatto fisico), ma sviluppato con maestria e tocchi di classe. Tiene alta l'attenzione, e coinvolge lo spettatore. Non è poco.
Uscito nel giugno del 2006 in Italia, periodo infame, quindi visto pochissimo, è certamente da recuperare.

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