No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110520

Finding Neverland


Neverland un sogno per la vita – di Marc Forster (2005)

Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)

Giudizio vernacolare: m'ha fatto singhiozzà

James Matthew Barrie (1860-1937), scozzese trapiantato a Londra, scrittore e commediografo, famoso per il suo racconto "Peter Pan in Kensington Gardens" del 1906, era senz’altro un tipo originale e interessante, anche se fu più volte sospettato di pedofilia, visto il suo amore per i bambini.

Il film di Forster si basa sulla commedia teatrale di Alan Knee "The Man Who Was Peter Pan", e racconta un periodo fondamentale della vita di Barrie, un suo fiasco con una commedia, il suo progressivo allontanamento dalla moglie, l’incontro con la vedova Sylvia Llewelyn Davies e i suoi quattro figli maschi, che lo ispireranno, soprattutto Peter, nella scrittura del suo capolavoro, la morte di Sylvia.

Edulcorando la figura di Barrie e tralasciando la realtà storica (oltre ai sospetti di pedofilia su Barrie, sappiamo che Sylvia quando lo incontrò non era ancora vedova), Forster riesce però a fare un film profondamente toccante, che sposa alla perfezione il messaggio insito in Peter Pan, una favola per piccini validissima anche per gli adulti.

Il processo che spesso ci porta a rivalutare un film facendo decantare il suo messaggio qualche tempo dopo la sua visione, in questo caso funziona all’inverso, e ci porta ad ammettere che la figura dello scrittore/commediografo/sognatore è assolutamente irresponsabile come adulto, ma durante la visione del film è impossibile non rimanerne affascinati, e lasciarsi andare insieme a lui e alla sua geniale fantasia, alla sua voglia di rimanere bambini.

La regia è superba nel crossover tra realtà (finzione cinematografica) e sogno (immaginazione del "padre" di Peter Pan), o nel confronto figurato tra la vita "normale" e quella dell’eterno bambino (Barrie e la moglie che aprono contemporaneamente le porte delle loro camere e ognuna ci rivela uno sfondo completamente diverso); osando, e rischiando di attirarmi addosso feroci critiche, si può dire che Forster è riuscito là dove Burton, maestro del sogno, ha in parte fallito con Big Fish, probabilmente aiutato dal soggetto non originale.

Gli attori principali (Depp e la Winslet), che lavorano entrambi per sottrazione, ci regalano due prove asciutte ma decisamente importanti, lasciando in questo modo spazio alla storia e facendoci comprendere a fondo la grandiosità della metafora peterpaniana.

Tra gli interpreti di complemento, ma non secondari, deliziosi non solo Freddy Highmore (che Depp ha segnalato a Burton per l’imminente remake di Charlie and the Chocolate Factory) che interpreta Peter, ma anche gli altri tre fratelli, e importantissima un’algida Radha Mitchell nei panni della moglie senza speranza, più di un Dustin Hoffman nei panni dell’impresario teatrale di Barrie.

Un film non geniale nella trama, ma ottimo nella messa in scena, che risulta, come già detto, davvero intenso e toccante. Non dimenticatevi i fazzolettini e lasciatevi andare.

1 commento:

Dantès ha detto...

urca, mi hai messo curiosità, lo recupererò