No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110527

Dante e Virgilio



Inferno di Dante Alighieri, compagnia Down Theatre, Lo Scantinato, Firenze, sabato 30 aprile 2011






Pur non essendo un esperto di teatro, come vi dico sempre, ho trovato questo allestimento della compagnia fiorentina Down Theatre davvero interessante.



La scheda di accompagnamento ci dice che lo spettacolo fu messo in scena per la prima volta nel giugno del 2001 al Teatro Studio di Scandicci, dove vedemmo già due anni fa il loro allestimento di Notre-Dame de Paris, dopo di che ha avuto altre riedizioni e cambiamenti.



Stiamo parlando della Divina Commedia, più precisamente di alcuni Canti dell'Inferno (I, III, V, VII, IX, X, XIII, XIX, XXI, XXIV, XXVI, XXXII, XXXIII, XXXIV), messi in scena con un espediente a basso budget, ma di notevole impatto scenico ed emozionale.



A parte Dante e Virgilio, il resto del cast si trova letteralmente in mezzo agli spettatori, ed interpreta alternativamente qualche protagonista dei dialoghi tra Dante, Virgilio e i dannati, e l'ambientazione, o la moltitudine dei dannati. Eccoci quindi, in quanto pubblico, a stretto contatto con dannati dalla non poco vaga somiglianza con gli zombies, data da trucco e costumi, che, di volta in volta diventano Ulisse, le tre fiere, Caronte, il Conte Ugolino, Niccolò III, Farinata degli Uberti e Cavalcante dei Cavalcanti, Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, oppure la selva dei suicidi, con i dannati ridotti ad alberi, i simoniaci a testa in giù, e via discorrendo.



Luci correttamente basse, e spente completamente nei passaggi tra un canto e l'altro, prova corale lodevole, lo spettacolo è scorrevole e fortunatamente abbastanza raccolto, quindi non noioso, trova i suoi punti di massimo coinvolgimento nelle "apparizioni" di Ulisse (Canto XXVI) e del Conte Ugolino della Gherardesca (Canto XXXIII), non tanto però per le prove degli attori, che come detto, mi sono sembrate tutte degne di nota, quanto per la potenza del testo, giustamente immortale e sublime.



Bravi!

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