No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110517

alexander the great


Alexander – di Oliver Stone (2005)


Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)

Giudizio vernacolare: storia di un manfruito famoso; parecchio famoso e parecchio manfruito

L’infanzia, l’educazione, l’ascesa a Re, le conquiste, gli amori e la morte di Alessandro III detto anche il grande, nonché Magno; nato a Pella, Macedonia, nel 356 A.C., morto a Babilonia, Persia, nel 323 A.C., figlio di Filippo II di Macedonia e di Olimpiade, figlia di Neottolemo I re dell’Epiro, della dinastia degli Argeadi.

Oliver Stone si cimenta nel colossal di ispirazione storica, e a mio parere vince la sfida. E’ probabile che il rispetto incondizionato che provo per il regista offuschi il giudizio, ma il film, pur con i suoi difetti, coinvolge e appassiona, e a differenza di Troy, per fare un esempio recente, mette voglia di riprendere il libro di storia, non tanto per contare gli errori, quanto per rinfrescare la conoscenza di una figura senz’altro affascinante del condottiero macedone. Premesso che l’espediente narrativo è un vecchio Tolomeo (generale di Alessandro, alla sua morte gli viene assegnato l’Egitto nella "spartizione" del regno), un Anthony Hopkins teatrale, che detta la vita del Grande al suo scriba, il film cerca di descrivere in tre ore la vita e il pensiero di una delle personalità più importanti della storia con un approccio piuttosto classico; forse leggermente indulgente, riesce a darci conto del mai sopito rapporto di amore/odio verso entrambe i genitori, causa di molte decisioni importanti della sua pur breve vita, della sua sete di conoscenza in tutti i campi, della sua statura di guerriero ma anche di politico, del suo sogno di creare un mondo unito, dei suoi sbagli anche grossolani, dei suoi ravvedimenti e, non ultima, della sua sessualità libera come, del resto, era quella di quei tempi. Quest’ultimo tema, già fonte di discordia anche in Italia (abbiamo già letto qualche commento della destra, e ci prepariamo allo strale di Buttiglione), mi è parso importante e affrontato in maniera furba dal regista, costretto certamente a dei tagli; non ci sono scene di sesso omosessuale (e così si evita la censura), ma l’amore fra uomini è visibile, dichiarato e diffuso. Tutto questo obbligherà anche qualche adulto, presumo, a rispondere a qualche domandina scomoda, magari da parte dei figli.
Del resto, l’integrità storica è anche questa (si noti come Alessandro, fin da bambino, complice il maestro Aristotele – Cristopher Plummer – insiste sull’adulazione di Achille e sull’importanza del suo amore per Patroclo; sembra quasi una mossa di Stone nei confronti di Troy – ancora quel film! -, reo di aver cancellato quello che tutti sanno fin dai banchi di scuola), e si può perdonare, ad esempio, la sovrapposizione delle conseguenze delle battaglie di Isso e Gaugamela (Dario III di Persia – Raz Degan; pochissimo sullo schermo, ci ricorda Perry Farrel dei Jane’s Addiction - che fugge lasciando la famiglia nelle mani di Alessandro), ammirando le riprese mozzafiato dello scontro (quello di Gaugamela), un misto di riprese ravvicinate e dall’alto, per godere dei movimenti degli eserciti.
Nonostante in certi momenti si abbia come l’impressione che qualche attore sia fuori posto (su tutti Angelina Jolie, una Olimpiade fin troppo patinata; ma, si sa, gli eroi son tutti giovani e belli), non si può negare che anche alcune scene forti, di solo dialogo, sono all’altezza; memorabile lo scontro tra Alessandro (Colin Farrell, per chi ancora non lo sapesse) e la madre, dopo l’assassinio del padre (Val Kilmer guercio).
Tra l’altro, il flashback che porta a tale scena è in effetti il difetto più grande del film; sembra quasi che sia una pezza messa lì a coprire una falla di sceneggiatura.
Dopo aver ricordato almeno Rosario Dawson, nella parte di Rossane, la prima moglie di Alessandro (bella e brava, ma sempre, purtroppo, in ruoli marginali), non possiamo, per la par condicio, non ricordare Gary Stretch nella parte di Clito, davvero affascinante, e un Jared Leto (Efestione, l’amore della vita di Alessandro) davvero bellissimo con capelli lunghi e selvaggi, ancorché parruccati.

In definitiva, non sarà Ben Hur, ma il film regge, e si ha la sensazione che sia un’opera coraggiosa (se pensiamo da dove viene) e con dei messaggi positivi, in un momento come questo.

1 commento:

Filo ha detto...

pensa che l'avevo scartato a priori, nonostante la mia simpatia per Stone.
M'hai fatto venir voglia di vederlo.