No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110416

alatriste


Alatriste - Il destino di un guerriero - di Agustín Díaz Yanes (2006)



Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)

Giudizio vernacolare: allora un ci s'ha solo ora 'r vizzio di fa la guerra!



Diego Alatriste y Tenorio, detto Capitano Alatriste, nato in Spagna nel 1582, è un grande spadaccino e un coraggioso guerriero, fedele al re di Spagna Felipe IV. In tempo di pace, vive di espedienti e di saltuari incarichi particolari che possono risolversi esclusivamente con la spada. Durante la Guerra dei trent'anni, nei Paesi Bassi, mentre combatte contro gli olandesi, l'amico fraterno Lope Balboa viene ucciso. In punto di morte, l'amico gli chiede di occuparsi del figlio Íñigo. Al ritorno in patria, oltre a prendersi cura di Íñigo e a coltivare la sua relazione con Maria de Castro, attrice di teatro desiderata da tutta Madrid, riceve l'incarico di uccidere due stranieri eretici, ma Alatriste non convinto, li risparmia. Qui cominceranno i suoi guai, anche se i due stranieri che risparmia sono il futuro re d'Inghilterra e il duca di Buckingham.


Colossal tra i più costosi girati con capitali spagnoli (superato solo ultimamente da Agora), si basa sui primi 5 romanzi (ce n'è stato poi un altro, dopo la lavorazione del film) di Arturo Pérez-Reverte dedicati a questa figura inventata (Alatriste), ma basata su studi dell'epoca e, addirittura, ispirato fisicamente ad una figura che appare nel quadro La resa di Breda di Velazquez, Alatriste è un po' un tentativo mal riuscito di cavalcare l'enorme successo editoriale che ha avuto la saga scritta.

Nonostante un cast prezioso ed internazionale, Díaz Yanes non convince, così come non ci aveva convinto col suo film precedente Nessuna notizia da Dio, del 2001, anche quello con un cast importante, ma che, come film, risultava imperfetto, seppur interessante come idea. Alatriste, forse complice il tentativo di "pressarci" dentro ben cinque libri, nonostante pure l'alto budget, non convince neppure a livello di sfarzosità, in quanto anche le scene di battaglia, o la Madrid del Siglo de Oro non convince e non entusiasma.

Poca fluidità nel susseguirsi degli eventi, poco ritmo, molta staticità, anche se apprezzabile la ricerca pittorica nella quale il regista e il direttore della fotografia si richiamano palesemente ai quadri di Velazquez (vedi origine di Alatriste); Pérez-Reverte ha dato una mano alla stesura, soprattutto consigli, ma la sceneggiatura è dello stesso regista.

Ci rimane il rammarico di una prova a filo di gas perfino di Viggo Mortensen (Alatriste), che nell'originale recita tranquillamente in castigliano, complice l'infanzia trascorsa in Argentina, e la bellezza imperfetta di Ariadna Gil (María de Castro, che Mortensen dopo questo film si è "portato dietro" per Appaloosa). Poco ficcante la prova di Enrico Lo Verso (Gualterio Malatesta), impacciato pure con la lingua (castigliana). Il tutto, segno evidente di una certa difficoltà nella direzione generale del cast.

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