No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20101203

he's a real nowhere man


Nowhere Boy - di Sam Taylor-Wood (2010)


Giudizio sintetico: da vedere (3/5)

Giudizio vernacolare: nonostante tutto un ha avuto tanta fortuna nella vita



John Winston Lennon, Member of the Order of the British Empire (titolo restituito), nasce a Liverpool (il cui aeroporto, oggi, è a lui intitolato) il 9 ottobre del 1940 da Julia Stanley, ma viene cresciuto, a partire dall'età di 5 anni, dalla zia Mimi e dal marito George. Il perchè, ce lo spiega, tra le altre cose (oltre all'avvicinamento alla musica, l'avversione per le regole, la nascita del sodalizio con Paul McCartney, l'inizio, e solo l'inizio, di una carriera con una della band più famose del mondo), questo delicato film di debutto dell'artista videoconcettuale londinese Sam Taylor-Wood. La storia arriva fino al momento in cui John parte per Amburgo, nel 1960.


E' proprio un bel film questo Nowhere Boy. E sinceramente non ho capito alcune critiche mossegli, perchè in pratica non usa canzoni dei Beatles, e non sfiora neppure il periodo in cui nasce il mito, ed arriva in successo di proporzioni colossali. Io trovo sia una delle cose positive della pellicola: una storia semplice, triste, di una persona che ha scritto pagine indimenticabili nella storia della musica, e che ha subito grandi delusioni, insomma, non ha avuto una vita facile, ma una grande tenacia, oltre che il dono del genio.

La regista infila con nonchalance episodi e frasi, perfino versi di canzoni "mascherate", nella narrazione, grazie soprattutto alla sceneggiatura di Matt Greenhalgh (Control), che si basa sulle memorie di Julia Baird, una delle sorellastre di John, e amalgamando questo con una regia semplice ma efficace, alternando momenti intensi (il climax è il confronto tra John e le due "madri", quella biologica e quella che lo ha cresciuto con rigidità, la zia Mimi) a episodi divertenti, sogni a panorami bucolici, rende il tutto fluido e molto godibile. Fotografia apprezzabile, ricostruzione d'epoca interessante.

Il protagonista Aaron Johnson (nonostante i 23 anni di differenza, durante la lavorazione è diventato il partner della regista, con la quale ha avuto poi una figlia) è proprio bravo e intenso. Gli tengono degnamente testa le due protagoniste femminili, Anne-Marie Duff (Julia, la madre biologica, vista in Magdalene) e Kristin Scott Thomas (la zia Mimi), come sempre superlativa.

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