No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20101205

back from hell


Monster Magnet + Seventh Void, sabato 4 dicembre 2010, Firenze, Auditorium Flog

Per fortuna la pioggia dà un po' di tregua, per il freddo ci si attrezza, ed eccomi finalmente, dopo anni di appuntamenti mancati, al cospetto degli eroi dello space rock, degni eredi degli Hawkwind: i Monster Magnet di Dave Wyndorf (al quale è dedicato il titolo del post).
Naturalmente questo sabato, la Flog diventa una sorta di ritrovo di metallari, o meglio, di post-metallers, misti a bikers, un altro "genere" che è ovviamente molto attirato dai MM. Nonostante queste premesse, ed il fatto che questa sia l'unica data italiana del tour per il nuovo Mastermind, l'atmosfera è tranquilla, le presenze arriveranno a qualche centinaio, senza l'esaurito; il post-metallaro è, come già sviscerato in occasione della recensione di uno dei concerti degli AlterBridge, ben diverso dall'esemplare che si aggirava per le città negli anni '80, "guerreggiando" con i paninari (così voleva la leggenda).
Nonostante conosca gli orari del locale, entro appena apre: visto che i MM sono una delle band preferite da mio nipote, e anche se ha rifiutato l'invito a venire a vederli, spero di potergli comprare una maglia, taglie permettendo, quindi mi prendo tutto il tempo necessario al banchetto del merchandising. Qui, a parte l'atmosfera cordiale e tranquilla, ho la prima piacevole sorpresa. Quando il tipo mi chiede se tocca a me, io indico il tizio alla mia destra, che c'era prima di me, e il "venditore" mostra un pizzico di stupore misto ad apprezzamento divertito. Dice che la sera prima, in Svizzera, accadeva il contrario, fino a sfiorare la rissa. Gli suggerisco che siamo educati, e mi dimentico di aggiungere "nonostante Berlusconi". Trovo una stupenda maglia da girls, perfetta per Alessio, e me ne prendo un'altra per me (diversa, anche nella taglia). Salgo al piano superiore e mi metto a sedere. Mi godo il lavoro dei tecnici di palco, encomiabile, e finalmente verso le 22,15 salgono sul palco i Seventh Void. Altra sorpresa della serata: mai sentiti, avevo letto che erano formati da due ex Tipe O Negative, il chitarrista e cantante Kenny Hickey, ed il batterista Johnny Kelly, ma non mi sarei mai aspettato di passare così piacevolmente i 45 minuti a loro riservati. La definizione doom trovo gli stia un po' stretta, a parte l'influenza sabbathiana ci ho sentito Pantera, anzi i migliori Down, e qualcosa dei Black Label Society più duri. Un rifferama infernale, buoni assoli, sezione ritmica possente, cantato cattivo ma senza smagliature. Kenny si diverte, dice che sua madre è italiana e che lo ha preso a calci in culo da piccolo, invitando qualche signorina italiana a salire sul palco per fare lo stesso. Le ragazze delle prime file, numerose, si vergognano, quindi niente di fatto. Poco dopo un siparietto con il bassista Hank, evidentemente di origini russe (così dice Kenny), che dopo essersi sgolato in un urlo sovrumano, stramazza a terra un po' per scherzo, un po' per calo di pressione, e costringe i tecnici ad un po' di lavoro extra (nella caduta sposta qualche microfono ed il suo ampli). I due si ammazzeranno di risate anche a concerto terminato. Tre quarti d'ora concreti, ottima e convincente esibizione.
Cambio palco, e alle 23,35 circa ecco gli headliners. Non avevo visto video o foto degli ultimi quattro anni, dopo l'overdose di Dave, e quindi il primo impatto è scioccante. L'icona dello space rock moderno, adesso, ingrassato che ne so, di almeno 20, se non quasi 30 chili, sembra Dave Grohl nel video di Learn To Fly, versione signora cicciona. Non scherzo. Ma non appena si avvicina al microfono, la magia rinasce: la voce è sempre lì, intatta, potente, sensuale, definitiva: un crooner che innesta blues nel rock lisergico. Non c'è Ed Mundell, defezionario da qualche mese, i soli chitarristici se li spartiscono il nuovo Garrett Sweeny, e Phil Caivano.
Il resto è un'ora e mezzo abbondante di repertorio, con non molte concessioni al disco nuovo, nonostante sia un tour di ovvia promozione.
Ecco quindi che aprono con Nod Scene, dal primo EP omonimo del 1990, poi ripresa anche sul loro debutto Spine Of God, che quindi oltre ad essere una scelta che normalmente si fa per i bis, è anche un pezzo con una struttura non certo usuale per aprire un concerto, e poi via con Tractor, Dopes To Infinity, un "intermezzo" con due brani da Mastermind (Hallucination Bomb e la massiccia Dig That Hole), e poi giù ancora con Medicine, Look To Your Orb For The Warning (versione bellissima, probabilmente la cosa migliore della serata), Dinosaur Vacuum mescolata con Brainstorm, la cover di Robert Calvert The Right Stuff, Space Lord.
Le canzoni sono dilatate, ma solo perchè nascono già così; batteria dura ma semplice, basso virtuoso, chitarre puntuali, taglienti, muro di suono impressionante. Della voce di Dave ho già detto, prima categoria. Animale da palco, gli bastano pochi interventi per sobillare il pubblico, ringraziarlo, farlo sentire partecipe, averlo perfettamente in pugno. Fa niente se gli ultimi minuti di ogni pezzo li passa di spalle, davanti alla batteria. Imbraccia anche lui la chitarra, ma ho il sospetto che non sia neppure amplificata. Fa niente: è comunque rock and roll.
I bis sono, ancora una volta, scelti stranamente. Due pezzi nuovi: Gods And Punks e Bored With Sorcery, e gran finale con Crop Circle e a ruota Powertrip.
Un'ora e mezzo circa, che mi riconcilia con la musica suonata non per piacere agli altri, ma prima di tutto per far piacere a se stessi.

Il poster allegato è preso da http://www.offbeat.com.au/news.htm

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