No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20101109

falco


Hawk - Isobel Campbell & Mark Lanegan (2010)

Arriva al terzo disco la collaborazione tra due dei musicisti più diversi che si potesse immaginare, e questa è già una notizia. Di questi tempi, tra l'altro, Lanegan è un po' il Manuel Agnelli straniero: non lo sopporta più nessuno, caratterialmente parlando (e dico questo senza conoscerli, solo dando un'occhiata a cosa gli succede intorno).
La collaborazione, vista da chi come me ha seguito senz'altro più la carriera di Lanegan rispetto a quella della Campbell, permette all'artista di Ellensburg di svariare parecchio, rispetto a quello che ci si aspetterebbe, o quantomeno si potesse sospettare. Siamo di fronte ad un disco dove si sentono folk, country, southern rock, blues, soul, con il rock che rimane un po' sullo sfondo, ma non è assolutamente un brutto disco. Anzi.
C'è da dire che Lanegan è l'ospite qui. Su 13 pezzi, 11 sono scritti dalla ragazza di Glasgow (che ricopre anche la veste di produttrice e arrangiatrice) ex Belle & Sebastian, mentre le altre, Snake Song e No Place To Fall, sono due cover di Townes Van Zandt, un musicista di culto nel country-folk americano, uno che, per dirne una, Steve Earle considerava suo mentore (al punto da chiamare un figlio come lui, Justin Townes Earle). Ma, essendo gentile, lascia molto spazio all'ex Screaming Trees, al punto che alcuni pezzi sono tutti "suoi", e su altri lei si limita a rifiniture vocali, salvo poi farlo "tacere" quando si tratta di ospitare il giovanissimo, ma promettente, Willy Mason, altro folk-singer, su Cool Water e la stessa No Place To Fall, un pezzo di per sé bellissimo, dove si capisce che la Campbell è bravissima e determinante anche quando, come detto prima, si limita a rifinire. Verrebbe quasi da pensare che usi Lanegan (e all'occorrenza altri, come detto) come una sorta di toy-boy vocale...
Nonostante tutte queste cose, c'è perfino una comparsata di James Iha (Smashing Pumpkins) alla chitarra su You Won't Let Me Down Again, l'album riesce straordinariamente a risultare compatto e per niente slegato. E piacevolissimo, of course.

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