No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100812

agosto

Prendo spunto da una trasmissione radiofonica di Radio 24, Agosto, tecniche di sopravvivenza, che ha preso il posto di Melog (del grande Gianluca Nicoletti) per l'estate, e, mentre il centrodestra italiano si sgretola a colpi di cattiverie reciproche, e gli elettori di sinistra si domandano ancora chi li rappresenta, mentre la Fiat viene condannata al reintegro dei tre sindacalisti licenziati mesi fa e fa ricorso, e naturalmente Ichino prende le difese della Fiat, voglio affrontare per un momento un argomento che personalmente ritengo interessante: l'abitudine tutta italiana di "chiudere per ferie" in agosto.

Lavoro nel settore della logistica ormai da oltre 16 anni, e siccome sapete che amo viaggiare in luoghi molto diversi dall'Italia, difficilmente prendo le ferie in agosto, quindi in tutti questi anni quasi ogni agosto sono stato presente in ufficio. Mi sono trovato a fronteggiare situazioni di ogni tipo, ma il comune denominatore di queste, di solito è la profonda differenza tra l'Italia ed il resto del mondo. Lavorando per un gruppo internazionale, questa cosa si fa sentire forse ancora di più.
In Italia, in agosto i fornitori chiudono, i trasportatori riducono le flotte, le ferrovie riducono le già ridotte corse per i treni merci, le stazioni chiudono, i depositi vanno in ferie.
Ma, per chi non se ne fosse accorto, la crisi mondiale sta passando, il mercato si è stabilizzato, è cambiato: nel campo in cui lavoro molte aziende hanno chiuso o ridotto dei siti, per cui il volume globale è diminuito, ma adesso sta cominciando a risalire. E siccome siamo un gruppo internazionale, dalla direzione, posta in un paese europeo che non è l'Italia, ci è stato chiesto di fornire prestazioni (leggi: produzioni) che ormai non si facevano da un paio d'anni. Stranamente, le cose stavano andando bene, ma dopo un paio di settimane, ci siamo ritrovati a fare i conti con dei problemi di stoccaggio e, soprattutto, di mancanza di "uscite". Perchè?
Perchè, come detto prima, i treni non c'erano, i depositi erano chiusi, le stazioni idem, e, in alternativa, non c'erano camion; inoltre, in alcuni casi (prodotti imballati), le produzioni record erano limitate dall'assenza dei fornitori di imballi.

Torneremo sul discorso ferrovia, che mi sta a cuore, e tra l'altro sono mesi che vorrei parlarvene. Adesso però, concludiamo questo ragionamento.
La mentalità italiana è ormai inadeguata ai tempi che corrono e soprattutto al mondo globalizzato. Tutto intorno a noi non chiude per ferie. Da anni vi ripeto, ma molti di voi lo sanno già, che in nessun paese accade come da noi, che i cinema chiudano da giugno a settembre, che la programmazione cessi per quasi 4 mesi: all'estero tutto scorre come negli altri mesi. Anche il cinema è lavoro. E dunque, nell'industria la situazione è disastrosa, paradossale in questi tempi di voglia di risalita.
Sembra che l'Italia sia rimasta a 30, 40 anni fa, dove la Fiat (ci risiamo) chiudeva le fabbriche per il mese d'agosto, e con lei altri grandi (e piccoli) gruppi, instillando così negli italiani la mentalità del "chiuso per ferie", le città si svuotavano e gli arenili diventavano invivibili.
Quest'anno più che mai, ma come vi ho detto, da diversi anni a questa parte, in agosto l'Italia che produce è "chiamata" a gran voce dal resto d'Europa e del Mondo, ma troppo spesso siamo costretti da una mentalità arretrata, e soprattutto da una serie di governi che non riescono a cambiare le cose e ad "educare" i cittadini, a rispondere "mi spiace, siamo chiusi".

Non posso chiudere senza lanciare una frecciata al premier più unfit della storia. Vi ricordate quando Berlusconi lanciò l'idea di abolire alcune festività per alzare il Pil? Vi rinfresco la memoria: leggete qui e qui.
Da ignorante di economia, penso che non serva poi molto. Sarebbe molto più utile, ma ovviamente molto più complesso, anche perchè siamo un popolo di abitudinari, cambiare questa mentalità da "chiuso per ferie", imparare a razionalizzare anche il lavoro.
E di chi deve essere questa responsabilità, se non dei politici? Ma, soprattutto, vi sembrano quelli italiani, dei politici in grado di fare una cosa del genere?

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