No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100424

la fatina rossa e le mutandine arancioni


Tori Amos + Tom McRae, 6/7/2005, Sesto Fiorentino, Villa Solaria


Chissà se c’era ansia da prestazione nella mia ottica; può darsi. Tori Amos è un’artista che ammiro da sempre, ma per una ragione o per l’altra l’avevo sempre "persa" in concerto.
Una ventina di giorni dopo Costello, siamo di nuovo nello splendido parco di Villa Solaria a Sesto Fiorentino. Continuo a pensare che sia un bel posto per un pic-nic, e non per un concerto.
Apre con una mezz’ora quieta Tom McRae, è sempre giorno, si fa apprezzare anche se non c’è ancora l’atmosfera da concerto. Presenta un paio di pezzi che, dice, parlano di morte, e cita ovviamente Bush.
Poco dopo le 22 la fatina rossa arriva con la sua consueta leggiadria sul palco, un palco forse troppo grande per lei da sola, anche se le faranno compagnia un piano, un hammond, un wurlitzer e un organo. Gli strumenti sono piazzati strategicamente, in modo che, addirittura, Tori possa suonare alcune canzoni suonando due tastiere contemporaneamente.
Parte, al piano, con un estratto dal nuovo ‘’The Beekeeper’’, Original Sinsuality, canzone che dà il titolo al tour; approfitto dell’occasione per dire che ho trovato il nuovo album non all’altezza con le vecchie produzioni. Prosegue con un pezzo datato, Past The Mission, che suona appunto con piano e hammond (una manina per ognuno), poi ancora un pezzo nuovo al piano, Cars And Guitars, che dal vivo non è niente male. Parte un discorsetto a proposito di quanto sia bello suonare in mezzo a madre natura, poi ripiega sul fatto che, però, i bagni chimici non sono il massimo. Dice che, allora, preferisce farla dietro il cespuglio, e (giocando sulla parola bush) che preferisce fare pipì dietro il ‘’bush’’, al ‘’bush’’ presidente.
Piuttosto bella, brava, simpatica. Tra l’altro, osservando attentamente il pubblico, mi rendo conto che sia un’icona gay. Ne prendo atto con simpatia, aggiungendolo allo stupore di vedere al banchetto del merchandising le mutande arancioni (a 20 euro, aggiungerei).
Passa al wurlitzer e suona Crazy da ‘’Scarlet’s Walk’’, per Little Earthquakes torna al piano, si sdoppia ancora (piano/hammond) per Jamaica Inn. In effetti, i pezzi dell’ultimo beneficiano del trattamento solitario e intimista usato dal vivo, anche se la distanza ‘’globale’’ da alcuni pezzi straordinari del passato rimane.
Si arriva probabilmente al momento culminante del concerto. Una splendida versione (al wurlitzer) di Cool On Your Island, davvero tra i migliori momenti dello show, per passare al ‘’piano bar time’’, come lo chiama lei, dove ogni sera interpreta due cover. Questa sera tocca prima a Like A Prayer di Madonna, e devo dire che mi vengono i brividi; dopo viene Running To Stand Still degli U2. Una regina nelle cover, come del resto già dimostrato con ‘’Strange Little Girls".
Avanti con Barons Of Suburbia (piano e hammond), Seaside, The Power Of Orange Knickers senza Damien Rice ma ugualmente di qualità. Virginia e The Beekeeper, suonata all’organo, affascinante in questa versione, chiudono la prima parte del concerto.

Versioni forse un po’ troppo allungate, il pathos che probabilmente svanisce all’aria aperta. Anche le scelte della scaletta non risultano ottimali, anche se so che cambia spessissimo. Non sono molto convinto dal concerto.
Tori torna sul palco saltellando e ringraziando, si siede al piano e propone una corposa versione di Purple People come primo bis.
Ancora un bis, dove troviamo Toast e, a seguire, Yes, Anastasia. Scompare come un folletto, con quel sorriso dolce di chi ha trovato la felicità dopo tanto soffrire.
Ha voce da vendere la ragazza, e una buona dose di classe. Ha pure suonato due ore piene, però questa sera avevo messo in preventivo di emozionarmi di più.
Una buona scusa per tornare a rivedere un suo concerto.
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