No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100326

RFK


Bobby - di Emilio Estevez 2007


Giudizio sintetico: da vedere (3/5)

Giudizio vernacolare: un monte di storie di gente che ci credeva


4 giugno 1968 all'Hotel Ambassador, Los Angeles. Quartier generale del comitato elettorale democratico di Robert Fitzgerald Kennedy, in corsa per le primarie. Momento storico terribile per gli statunitensi, da una parte (Vietnam, tensioni razziali, Martin Luther King è stato assassinato due mesi prima, il fratello di Bobby, Robert - JFK - circa sei mesi prima), pieno di speranza dall'altra (i discorsi di Bobby, speranza, unità d'intenti, nazione compassionevole).

Tante storie che si intrecciano: mariti fedifraghi, direttori del personale stronzo, starlette in decadenza, mogli felici che si scoprono infelici, ragazzi giovani che sperimentano droghe, ragazzi giovani che pur di evitare il Vietnam si sposano senza amarsi (forse), immigrati che si sentono emarginati ma vogliono integrarsi, afroamericani che sembrano integrati e invece sono solo cittadini di serie B ma vivono felici ugualmente, pensionati che non riescono a lasciare il vecchio posto di lavoro, e tante altre storie ancora, tutte protese verso Bobby, tutte vite che vedono in Bobby un futuro migliore, la personalizzazione della parola speranza, un futuro migliore, un insieme di persone che lavorano per un accordo comune.

Quella notte, il buio rimarrà sugli Stati Uniti, e forse non si è ancora fatto l'alba.


I film corali sono sempre difficili da fare, e riescono solo ai migliori. Emilio Estevez non è né un attore eccezionale, e neppure un regista incredibilmente bravo, ma nemmeno l'ultimo arrivato. Questo suo Bobby, pur non essendo un capolavoro, è un film che riesce ad appassionare lo spettatore nonostante si conosca già il finale, a dirigere ottimamente un cast stellare, a ritagliarsi per sé una particina dignitosa e dolente, e soprattutto ad innescare diverse riflessioni a posteriori.

Integra bene immagini di repertorio con materiale di fiction originale, passa con grazia da una storia all'altra, le intreccia in maniera armonica, dà ad ogni attrice e ad ogni attore il suo spazio, e ne ricava il meglio. Difficile fare classifiche, ma a posteriori mi sembra che le prove di Sharon Stone e di Lindsay Lohan siano da annoverare tra le loro migliori in carriera. Evito di elencare il resto dello sterminato cast, per lasciarvi, eventualmente non lo aveste visto, il gusto di scoprirlo da soli.

Un ottimo film, da vedere senza perdere la speranza.

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