No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100314

la storia di un uomo qualunque


Berlin Alexanderplatz - di Rainer Werner Fassbinder 1980


Giudizio sintetico: da vedere (4/5)
Giudizio vernacolare: tanta robba


Berlino 1928: l'ex facchino Franz Biberkopf esce dopo quattro anni di prigionia a Tegel, scontati per aver provocato la morte a botte della compagna Ida. E' deciso a riscattarsi, a vivere in pace, a rimanere onesto. Torna nella sua stanza, nella casa della signora Bast, la stanza che continua a pagargli Eva, la sua amica/amante di sempre, che sta con Herbert ma continua a fare la prostituta d'alto bordo, ritrova l'amico Meck, cerca qualsiasi tipo di lavoro, e dapprima si lega a Lina, che gli presenta Lüders, il primo a giocargli un brutto tiro. Si rinchiude in se stesso, solo insieme all'alcol, fedele amico, e quando si riprende conosce Reinhold, che segnerà la sua esistenza per sempre.


Come prima cosa, spieghiamo bene a chi non sa di cosa stiamo parlando: un'opera destinata alla televisione, composta di 13 episodi e un epilogo, per un totale di quasi 16 ore di storia, co-prodotta dalla Bavaria Film, dalla WDR tedesca e, pensate un po', dalla RAI. Stiamo parlando di una cosa girata a cavallo del 1979 e del 1980, e andata in tv nell'inverno del 1980. Quindi, un po' come Il Decalogo di Kieslowski o Heimat di Reitz, quelle cose che sembrano serial televisivi, ma sono cinema d'autore: e che autore.

Tratto dal romanzo omonimo di Alfred Döblin, che Fassbinder conosceva benissimo e al quale dichiarò più volte di essersi ispirato anche inconsciamente in molti altri suoi film, diviene nelle mani del vulcanico regista tedesco un lavoro accettabile televisivamente (etichettato come "troppo scuro" dalla critica inizialmente, come avrete modo di sentire nei contenuti extra del dvd), ma sempre decisamente sul limite. Non si parla tanto di come la Germania si mise nelle mani di Hitler, anche se il contesto sociale è spiegato più che bene, ma di amore, rapporti umani, un po' come in tutta la cinematografia di Fassbinder, dove la donna è sempre merce di scambio e l'uomo è spesso un bruto capace di nefandezze impensabili, fragilissimo psicologicamente, probabilmente perchè incapace di emanciparsi dalla bassezza in cui viene tenuto.

La storia è ricca di particolari, a tratti divertente, utilizza una voce off (dello stesso regista) che a volte spiega, a volte parla per metafore, cartelli vagamente descrittivi ma per lo più anch'essi metaforici, la telecamera fa un grande lavoro, sia negli interni, molti, sia negli esterni, ci sono scene memorabili (a ognuno la sua: a me ha colpito quella dove Franz e Mieze si ubriacano in casa, Davide Ferrario [un esperto di Fassbinder], in questa colta e attenta recensione, cita quella in cui Mieze grida impazzita dopo essere stata picchiata quasi a morte da Franz), e c'è l'ultimo episodio, l'epilogo, che il regista si "riservò" per esulare, per dire e dare la sua versione sul romanzo, che è a dir poco scoppiettante. Due ore piene di Fassbinder/Show, come in un circo, completo di crocifissione, dove i più attenti troveranno i semi del cinema di altri autori "strani" attivi fino ai nostri tempi, e molto rispettati, anche se non sempre capiti. Colonna sonora piuttosto classica durante i 13 episodi, rutilante nell'epilogo, dai Kraftwerk a Domenico Modugno, da Donovan a Janis Joplin.

Attori fidati, tutti straordinari. Ovvio citare il protagonista Günter Lamprecht (Franz), la sempre misteriosa e sensuale Hanna Schygulla (Eva), il ghigno tremendo di Gottfried John (Reinhold), la faccia perennemente bastonata ma da instancabile origliatrice di Brigitte Mira (Frau Bast): a me ha colpito moltissimo, ancora una volta, una bella, giovane, piena di energie, Barbara Sukowa (Mieze), capace di espressioni che riempiono e illuminano l'inquadratura da sole.

Come dicevo prima, si trova in una edizione della Dolmen, in 6 dvd, 14 episodi più l'ultimo disco di contenuti speciali, con approfondimento sul restauro dell'opera, terminato per la Berlinale del 2007 in occasione dei 25 anni della morte di Fassbinder, curato tra l'altro anche dal cameramen originale, Xaver Schwarzenberger e dallo staff della Bavaria Film, completo di un bel documentario sulle riprese, dove vediamo il maestro all'opera.

Più che interessante.

5 commenti:

exit ha detto...

Se penso che me lo son visto tutto in televisione...da non credere: la Rai trasmetteva queste cose. Un altro mondo, un'altra vita.

jumbolo ha detto...

ma sai che non lo sapevo, o non lo ricordavo? raitre, immagino. magari di notte.

exit ha detto...

No, credo che Rai tre non esistesse ancora. Mi pare fosse Rete Due (allora lo chiamavamo "il secondo") ed era in seconda serata. Due volte la settimana, mi sembra mercoledì e sabato, intorno alle 22 o poco dopo. Era forse il 1981 o 1982. Ma mi sembra che Fassbinder fosse ancora vivo.
Comunque certe cose viste da adolescenti non te le dimentichi per la vita e, anzi, plasmano il tuo sguardo sul mondo.

Non ho però capito se il box dvd in questione esista anche in versione italiana. L'avevo visto in un negozio a Berlino, infatti, ma mi ero trattenuta dall'acquisto causa insufficienti competenze linguistiche.

jumbolo ha detto...

si si il secondo!! anche qui si chiamava cosi.

il cofanetto esiste in versione italiana. c'è la scelta dei sottotitoli italiani o del doppiaggio italiano. l'ho comprato su sweet music.

exit ha detto...

Eh, ne ho viste di belle cose "sul secondo"...
In ogni caso grazie per le info e la dritta.