No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100212

Abschied von Schabbach (1999-2000)


Heimat 3 – Cronaca di una svolta epocale – Congedo da Schabbach 1999 – di Edgar Reitz 2005


Giudizio sintetico: da vedere


Ultimo episodio dei sei del terzo Heimat. L’eclissi solare dell’agosto 1999 attira a Monaco una moltitudine di persone; su questo sfondo, Gunnar si presenta lì per scontare una pena in carcere, a causa di un incidente da lui provocato in stato d’ebbrezza, incontra Tillmann e la moglie, poi, in uno dei suoi slanci inopportuni, fa visita alla ex moglie Petra e al marito Reinhold, e finisce per ristabilire con la maggiore delle due figlie, Nadine, un rapporto padre/figlia davvero amorevole.
Nel frattempo, Hermann e Clarissa (quest’ultima completamente ristabilita), sempre a Monaco, si esibiscono in un concerto con le canzoni della Gunderrode (la loro casa sopra Schabbach), al quale assiste anche una delegazione del paese natale, guidata dal sindaco, che però comunica loro la morte improvvisa di Rudi, il proprietario della locanda, e il dolore della moglie Lenchen. Si innesca così tra Hermann e Clarissa, una lunga riflessione sull’amore eterno e indivisibile, che la coppia pareva rappresentare per tutti. Il giorno seguente, la madre di Clarissa appare, fuggita dalla casa dove era andata a vivere, casa dove muore gente ogni giorno, e dove lei non vuole più stare. La coppia la porta a vivere alla Gunderrode. Il funerale di Rudi è per Hermann elemento scatenante di sogni nei quali rivede tutti i morti di Schabbach, poco prima di rileggere tutti i loro nomi sulle lapidi del cimitero.
Gunnar dal carcere organizza e paga una festa indimenticabile per il capodanno del 2000, e sceglie, senza consultare i Simon, la Gunderrode, dove si ritroveranno tutti, escluso lui (e una misteriosa bionda vagherà per la festa cercandolo).
Lulu perde il lavoro al museo in memoria di Ernst per una catastrofe naturale, aiutata dall’ottusità degli abitanti di Schabbach, che fa si che la montagna inghiottisca il tesoro accumulato da suo zio in vita; ma Lulu, indecisa sul suo futuro, ha sempre il figlioletto Lukas.

Finale pirotecnico, non soltanto sullo schermo, per Reitz e la sua monumentale opera di racconto storico della germania dal 1919 al 1999. Un tourbillon di emozioni, riflessioni, interrogativi, spunti ed ammonimenti. La storia, i cambiamenti, e come si ripercuotono su di noi, gente comune. Quante similitudini con l’Italia, e quanta nostalgia, se davvero questo fosse l’ultimo atto. Quando la telecamera indugia sulla lapide di famiglia, leggendo il nome di Maria, la ‘’capostipite’’, lo spettatore che è riuscito a seguire i tre Heimat non puo’ non sentire un tuffo al cuore, tanto Reitz è riuscito a rendere partecipi, a creare una totale compenetrazione. Impossibile scendere in particolari qua e là, quindi citiamo solo la secca (come del resto tutto Heimat) ma indimenticabile scena finale, senza, per una volta, la paura di rovinare la sorpresa allo spettatore, ognuno tanto la vivrà a suo modo, e la adatterà a metafora con un qualche momento della propria vita: Lulu rientra alla Gunderrode la mattina presto del primo Gennaio 2000; è l’unica che, oltre a Gunnar, non era presente alla festa. Ha condiviso l’ultima notte del 1999 con Roland e il suo uomo. Roland ha l’AIDS (ricordiamo che era stato uno dei suoi due uomini, presente, con lei incinta, all’incidente mortale del padre di Lukas, causato da Hartmut). Tutti dormono, ma qualcuno sta suonando Mozart al piano. E’ Lukas.
Lulu lo saluta, poi guarda dalla finestra e piange. Piange lacrime anche nostre.

Capolavoro contemporaneo, nonostante le imponentissime dimensioni, avvicinabile solo al Decalogo di Kieslowski.

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