No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20091212

(i miei anni) luminosi come neon


Moltheni, martedì 8 dicembre 2009, Firenze, Viper Theatre


Mi scuso subito con il duo che apre per Moltheni: non mi ricordo il nome, vagamente complicato. Acustici, voce e chitarra acustica più un accompagnamento di chitarra elettrica che ricorda atmosfere caposseliane e quant'altro, ci introducono suonando una mezz'oretta scarsa, all'appuntamento con Umberto Giardini, in arte appunto Moltheni, che, personalmente, come già detto più e più volte, ma forse non è mai abbastanza, negli anni ho prima apprezzato, poi visto varie volte dal vivo, anche in ambienti indifferenti (come la prima volta, con i Marta sui tubi debuttanti ad aprire, al Baraonda di Massa), intervistato e conosciuto, seppur superficialmente: quanto basta per avere per lui un rispetto che va al di là di quello, già alto, che avevo per il suo lavoro di musicista. La coerenza, tra l'altro, è una dote che non è mai mancata a Umberto.

Ecco perchè i rumors sul fatto che voglia smettere preoccupano chi lo apprezza: perchè probabilmente se lo dice lo fa, e perchè è la dimostrazione di quanto in Italia la passione per la musica sia frustrata.

Tentando per un momento di dimenticarci la preoccupazione, e soprattutto di quanto abbiamo mangiato oggi a pranzo, eccoci al Viper insieme ad alcune centinaia di persone, tra cui uno sparuto gruppo armato della ormai consueta maleducazione che le porta a farsi tranquillamente i cazzi propri, magari mentre sul palco c'è gente che suona un pezzo intimista. Tipo Moltheni.


Eccoci, eccolo. Il palco del Viper sembra un ring, ma non c'è niente di competitivo nell'atteggiamento di Moltheni e della sua band. A differenza del concerto di tre anni fa, c'è un elemento in più nella line-up, un chitarrista, il defilato Alessandro Fioroni, che lavora di cesello; per il resto, tutto invariato, Pietro Canali al Wurlitzer accanto a lui, sul fondo del palco, Gianluca Schiavon alla batteria, in una inedita posizione in punta di palco, e di fianco, mentre Giacomo Fiorenza e il suo basso hanno l'esatto centro del palco a disposizione, visto che Umberto si posiziona laterale, di fronte alla batteria ma sul lato opposto. All'occorrenza, Umberto imbraccia una chitarra acustica.

Il suono è pieno, densissimo ma non eccessivamente saturo, i suoni escono puliti, ed è un bene. L'occasione è l'uscita di Ingrediente novus, una sorta di Greatest Hits impreziosito da due inediti, dove però tutti i bellissimi pezzi del repertorio sono stati suonati nuovamente, riarrangiati, arricchiti, e quindi, diversi, alcuni di più, alcuni meno.

Altro fatto che suona un po' come un epitaffio.


Si parte poco dopo le 22,30, con Io, e mai pezzo fu più attuale, in un Paese dove la cocaina la fa da padrone: nelle città, polvere bianca; dove il denaro canta, la musica tace. Pure la chiusura con il verso nell'abbondanza piange la mia generazione sottolinea quanto Moltheni sia attento all'attualità, al sociale. Proprio questa mattina, a proposito di Per carità di stato, uno dei due inediti di Ingrediente, leggevo questa colossale inesattezza: "primo brano a sfondo socio-politico della sua carriera". Il bello è che questa frase si trova un po' in tutti i siti, segno evidente che è sulla cartella stampa di presentazione. Mi chiedo chi l'abbia scritta. Nel frattempo, tenetela a mente. Tornando alla musica, il pezzo ha un gran tiro, la band funziona alla grande. Il pezzo, però, non è contenuto nel disco "nuovo". Per la cronaca. Fredda, come l'aria fuori dal Viper.

Segue a ruota L'età migliore, curiosamente in Toilette Memoria giusto dopo Io; come sempre, un pezzo che sembra conoscerti.

Un passo lungo all'indietro per Il circuito affascinante, il pezzo col quale conobbi Moltheni, un pezzo che quando arriva a toccami e baciami fino alle viscere mi fa venire i brividi. Sempre. Umberto si arrampica delicato ma deciso sulle note con la sua voce. La band fa il resto.

E' la volta di Montagna nera, un pezzo contenuto nell'EP Io non sono come te, e che mi ero colpevolmente fatto scappare. Non tutti i mali vengono per nuocere, però, se questa sera questo pezzo suona per me come nuovo, con una potenza decisamente superiore anche a quella della versione presente su Ingrediente.

Ecco Fiori di carne, introdotta da un complicato intro di batteria, uno dei molti testi che contengono frasi ad effetto ed indimenticabili: politico in ombra, operaio in luce. E non solo. Ritmata e lirica, bella e struggente. Aggettivi che si adattano un po' a tutto il repertorio, ma tant'è.

L'amore acquatico, e poi Gli anni del malto, dal penultimo lavoro I segreti del corallo, pezzi dove l'intreccio tra Wurlitzer e chitarra elettrica fanno faville anche se sembrano sfiorare l'aria.

Nutriente è rarefatta, scarnificata, soprattutto se uno ripensa a quando Umberto si presentò con questo pezzo quasi 10 anni fa, sul palco dell'Ariston, proprio a Sanremo. Se si rilegge il testo, ci si mette a ridere per quanto sia bello e ricercato, quasi uno spreco di intelligenza presentarlo in televisione.

Corallo ci porta direttamente a Un desiderio innocuo. Che dire. A distanza di così tanto tempo (era nel debutto, Natura in replay), ti toglie ancora il fiato. E Umberto ci dà dentro, quasi sgolandosi. Arriva finalmente Petalo, uno dei due inediti della raccolta, ma soprattutto un pezzo noto agli appassionati perchè doveva essere contenuto nel famoso album "fantasma", Forma Mentis, il disco che doveva essere il terzo di Moltheni, ma che non fu mai pubblicato. Un pezzo bello, addirittura radiofonico, potrebbe tranquillamente diventare un tormentone, se non fosse di Moltheni. Classico stile giardiniano, un testo delicato e un incedere accattivante, conquista subito il pubblico. Dopo viene Eternamente, nell'illusione di te, sempre bellissima, "espansa" mogwaianamente con lo strumentale presente nella raccolta, con il titolo La fine della discografia italiana, nell'illusione di te, confermando la vena caustica di Moltheni, e Nella mia bocca, straziante.

Il bowling o il sesso? è superlativa, allegra, ironica, carica di energia, sembra appartenere a tutti i presenti, e Umberto continua con una strepitosa prova vocale.

Dopo di che, arriva Suprema, e qui rischio sempre di terminare gli aggettivi. Come leggerete poi, a suo tempo (Splendore Terrore, fine 2004 - inizio 2005) rimasi folgorato da questo pezzo, posto in chiusura al disco e ripreso poi ne I segreti del corallo. Una canzone devastante, di una bellezza cristallina, superiore, che ogni volta mi conquista di nuovo.

Per carità di stato è l'altro inedito contenuto in Ingrediente novus, e qui Moltheni si "trasforma" in Fossati: ascoltare per credere. Il testo taglia e diverte, ma si ride a denti stretti, l'esecuzione è quasi incazzata, rabbiosa. Bella e pesante, a livello di contenuto.

Una brevissima, impercettibile pausa, e si riprende con il gioiello Vita rubina, inconcepibilmente esclusa dalla raccolta, ed il concerto si chiude con Zona monumentale, un'accoppiata fulminante e superba. E' durato poco più di un'ora e mezzo, e non voglio pensare che cali il sipario sulla storia di Umberto Giardini, in arte Moltheni, da Sant'Elpidio a Mare, artista.

Se così fosse, però, questa serata è un bel modo per ricordarlo "in attività".

Ciao, Umberto.

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