No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20091126

Shut the Door. Have a Seat.


Mad Men - di Matthew Weiner - Terza stagione (Lions Gate per AMC) - 2009


A parte i titoli degli episodi, già di per sé spettacolari, trovo che Mad Men sia un po' come il vino buono: invecchiando, cresce. Di solito, le serie, a lungo andare, perdono smalto e slancio, per questo, gli americani che sanno come farle, e hanno fatto delle serie televisive il nuovo cinema, non vanno mai oltre la sesta stagione.

Ricordo che, durante la prima stagione, complice forse il doppiaggio italiano (non sono riuscito a recuperarla con i sottotitoli, magari per pigrizia), mi affascinava moltissimo la messa in scena e la fotografia, la cura per i particolari, gli abiti, la recitazione davvero anni '60, ma mi sfuggiva il senso. Durante quest'ultima stagione, ultima cronologicamente, ma difficilmente, avendo fatto incetta di premi, sarà l'ultima ad andare in onda, mi sono trovato ad apprezzare la "serietà" (anche se non mancano i momenti comici anche grotteschi e feroci, e le grandi battute) dell'opera, e la sua grande riflessione sulla famiglia e sul cambiamento dei costumi (ma anche "da dove veniamo", nel breve periodo, storicamente parlando), su quanto ci assomigliamo con gli Stati Uniti e su altre cose non insignificanti, sulle quali vi troverete a pensare se deciderete di dare una chance alla storia di Don Draper (un sempre più convincente Jon Hamm) e ai suoi "compari", gli uomini (e le donne) di Madison Avenue (per chi ancora non lo sapesse, ecco perchè Mad Men).

Se ci mettete nel piatto che, a livello visivo, è qualcosa di spettacolare (la fotografia pulitissima e le altre cose citate all'inizio), e che l'unico difetto che riesco a trovarvi, forse, è l'eccessiva complicatezza delle vicende societarie, questa serie potrebbe fare al caso vostro se vi piacciono le trame dense e filosofeggianti.
Nella foto, l'andatura sexy di Christina Hendricks, nella serie Joan Holloway.

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