No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20091129

Les quatre-cents coups


I quattrocento colpi - di François Truffaut 1959


Giudizio sintetico: da vedere


Parigi, fine anni '50. Antoine Doinel è un adolescente problematico, che cresce nell'indifferenza dei suoi genitori. La madre è sempre troppo impegnata a lavorare, e quando arriva a casa è severissima. Il padre, a parte il lavoro, è preso dalle corse automobilistiche, e, anche se non è il suo vero padre, è fra i due genitori quelli più accondiscendente. Nessuno dei due capisce i suoi reali bisogni, nessuno dei due se ne preoccupa realmente, lo vivono come un peso.

Antoine ha solo un vero amico: René, il suo coetaneo, compagno di scuola, che condivide con lui una situazione familiare a dir poco strana.

A scuola, ormai conosciuto e maltrattato per la sua esuberanza, viene usato ormai come capro espiatorio per qualsiasi problema, da insegnanti incompetenti e insensibili. Inizia a fuggire di casa, a passare le notti altrove, sempre aiutato da René, finché, per recuperare qualche soldo, decidono di rubare la macchina da scrivere dell'ufficio del padre per darla in pegno. Non riuscendovi, Antoine decide di riportarla, e viene sorpreso dal sorvegliante. Portato al commissariato, i genitori non si lasciano scappare l'occasione per farlo mettere in riformatorio, luogo sempre più disumano, dove, dopo una visita con una psicologa (insensibile al pari dei genitori e degli "educatori"), Antoine decide di scrivere una lettera chiarificatrice al padre, con il risultato di ricevere la visita della madre (il caro amico René non sarà fatto entrare, per regolamento), che gli comunica lo sdegno del padre, e la decisione di disinteressarsi a lui per sempre.


Primo lungometraggio del maestro francese, stra-premiato, manifesto della Nouvelle Vague, I 400 colpi è ampiamente autobiografico, una storia tremenda girata senza risparmiare nulla allo spettatore, dove si inneggia alla libertà della giovinezza come pure alla mancanza di attenzione verso di essa, da parte degli adulti, e una certa critica verso l'inizio della società consumistica.

Grande uso della telecamera, sbalorditiva nei campi lunghi (la scena della classe che esce a far ginnastica, superlativa), buona la direzione degli attori e un incredibile Jean-Pierre Léaud, all'epoca delle riprese 14enne, attore-feticcio del primo Truffaut e autore poi di una carriera di certo non hollywoodiana, ma invidiabile (a parte i film con Truffaut, Godard, Kaurismaki, Tsai Ming-Liang, Bertolucci).

Finale perfetto e indimenticabile.

1 commento:

massi ha detto...

se ben ricordo il titolo "i quattrocento colpi" significa "fare il diavolo a quattro"