No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20091017

arg/uru/bra/par ott 09 - 64

Ci ho pensato un po', poi ho dovuto, per dovere di cronaca, cambiare il titolo di questi post di viaggio. Infatti, dopo l'arrivo in Argentina, la settimana in Uruguay, il ritorno in Argentina, la rotta verso il Nord-Est, provincia di Misiones, se guardate la carta, quella punta di Argentina che si insinua tra Brasile e Paraguay, incontrato finalmente l'amico Gaston, fratello (uno dei due) di Juli, ritrovato felicemente come chofer il mitico Mario, che mi ha scarrozzato un po' per tutta l'Argentina (essendo uno dei dipendenti piu' anziani della piccola ma agile agenzia di viaggi della famiglia dei miei amici), ed essere stato "aggiunto" alla "gita" verso le cascate di Iguazú o Iguaçú che dir si voglia (dipende dalla lingua), ho capito un po' il programma, che prevede visite ai due versanti delle cascate, argentino e brasiliano, e una puntata a Ciudad del Este, la cittadina piu' vicina alle cascate sul versante paraguagio.
Niente, ieri sera poi sono tornato a cenare dove ero stato a pranzo, ero solo nel ristorante, mi sono poi soffermato a chiacchierare con due delle gestrici, che ormai mi avevano preso "a pensione", spiegando loro che le porzioni sudamericane, in genere, e le loro, in particolare, mi obbligavano a un solo piatto, e parlando di frutti per noi europei strani, come appunto la manioca o il mamón, poi ho verificato che internet era ko in tutto il villaggio, sono andato a letto, facendo zapping per stendermi del tutto. Stamattina sveglia prestissimo, addirittura dopo la doccia dalla finestra ho visto arrivare il bus di Gaston, sono sceso giá pronto, ho fatto colazione all'hotel, ho fatto da traduttore tra due tedeschi (particolarmente cocciuti) e la tipa dell'hotel per una questione di biglietti del bus, e poi sono uscito per raggiungere Gaston e il suo gruppo, unendomi a loro per la visita delle rovine della missione gesuitica o gesuita di San Ignacio, fondata li' nel 1696. Poi, rotta verso nord, visita alla miniera di quarzo di Wanda, pranzo e passaggio della frontiera con il Brasile, piuttosto complesso (64 persone in tutto, del resto). Volevo fare una foto alla poliziotta di frontiera argentina, algida e con la faccia incazzosa, ma tutto sommato caruccia, ma non ho avuto il coraggio di chiederle il permesso di farle una foto. Ci siamo sistemati in albergo qui a Foz de Iguaçú, non prima di aiutare a scaricare tutti i bagagli (sono stato un navigatore diligente, dando una mano, del resto, mi fanno viaggiare, dormire, mangiare ed escursionare gratis, quando possibile) e di stupirmi di quanto la gente possa portarsi dietro per 3 giorni, mentre io viaggio per un mese con uno zaino di 5 kg si e no (ma del resto appena messo piede in camera ho subito dovuto fare il bucato...). Ho postato le foto dall'albergo, ma la connessione qui va a "colpi" di 30 minuti, e allora ho cercato un internet point decente; adesso sono qui all'angolo, in attesa della cena in hotel (é alle 21), in una confiteria, che é un po' tutto: forno, panificio, pasticceria, fast food, bar, internet point. Gente tranquilla, fuori piove, e questo non preannuncia niente di buono, perché le escursioni sono tutte all'aperto, e se piove una parte di magia delle cascate sicuramente se ne va, c'é un gran traffico (mi pare di aver letto che la cittá fa 120mila abitanti), in camera ho lasciato Gaston e Mario alle prese con i telefoni, che, per quel che vedo, prendono poco (quelli argentini, il mio, una volta tanto, non ha problemi), e penso che dopo cena crolleremo tutti senza tanti problemi. Domani il programma prevede sveglia presto ed escursione con la lancia fino dove é consentito (sotto le cascate), sul versante brasiliano, e pare si rischi di bagnarsi. Di sicuro se piove cosí ci si bagna anche se non si va in barca...

Vi lascio solo dopo avervi raccontato questo spaccato personalissimo di viaggio, ma soprattutto di sensazioni. Siccome qui spesso parliamo anche di musica, ecco. Due notti fa, mentre come vi ho raccontato viaggiavo da Buenos Aires a Posadas, e c'era il tipo, dietro di me, che prima parlava ininterrottamente al cellulare, poi tossiva e scatarrava in modo disumano, per addormentarmi e non sentirlo mi son messo le cuffie dell'mp3, e ho messo su uno dei miei album top del 2009, Here With Me di Holly Williams. Quando é arrivata Alone, ho ascoltato bene i primi versi, che dicono cosí:

Maybe I give up too easy

Maybe I don't fight enough
Maybe my heart is afraid of falling in love

Maybe I'm too scared to find out
What it feels like to hurt
Maybe I worry, I'll land with my face in the dirt

e cioé, qualcosa come "forse ho mollato troppo facilmente, forse non ho lottato abbastanza, forse il mio cuore é impaurito dall'innamorarsi" e cosí via, il mio maledettissimo animo da romantico fuori dal tempo, anche senza impersonarsi troppo nella storia, mi ha fatto inumidire gli occhi chiusi...beh so che non c'entra niente con il viaggio, ma forse si; forse a volte viaggiare soli ti porta ad amplificare certe situazioni e certi sentimenti...chissá...

Bene, per oggi ho dato. Ci risentiamo presto amiche e amici lontani.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ti vogliamo bene tenerone...

dria ha detto...

Strano che dopo tutti i tuoi viaggi non lo avessi ancora focalizzato. Viaggiare, soprattutto se da soli, incrementa a dismisura la quantità di pensieri e riflessioni. Per non parlare di quanto amplifichi alcune sensazioni, tipo la solitudine...