No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090922

vacche


Vacas - di Julio Medem 1992


Giudizio sintetico: si può vedere


Storia della Spagna ma soprattutto dei Paesi Baschi rurali, attraverso tre generazioni e due famiglie (gli Irigibel e i Mendiluce) che si intrecciano, si odiano, si tradiscono, si vendicano, si amano e altro, dal 1875 fino al 1936. Testimoni costanti: le vacche.


Primo lungometraggio dello spagnolo, nato nei Paesi Baschi (San Sebastián), Julio Medem, inizialmente rifiutato da tutte le case di produzione spagnole (lo produsse, poi, la allora neonata Sogetel). Come ovvio, e come già detto in occasione della recensione del suo terzo film Tierra, ci sono già i temi portanti che guideranno il suo modo di fare cinema e di scrivere sceneggiature (qui scritto in coppia con Michel Gaztambide): un aura di magia, un qualcosa di sovrannaturale che aleggia su tutta la storia, e, in questo caso, su tutti quegli anni, presumibilmente "contenuto" o, comunque, trasportato dalle vacche, e l'amore sviscerato per i corsi e ricorsi storici, le rivalse incrociate, le eredità che le persone, di generazione in generazione, non riescono a scrollarsi di dosso, gli amori che si decidono fin dalla più tenera età, e che si "compiono" in età matura, per durare in eterno e per cambiare, sconvolgendola spesso, la vita come fino ad allora è stata concepita. In effetti, dette così possono sembrare cose scontate e, è proprio il caso di dirlo, "da film"; se però ci riflettete, sono quelle cose che fanno del cinema la settima arte, gli danno quella magia di cui questa arte è capace.

E quindi, il debutto di Medem, seppur carico di ingenuità e di scontatezze, affascina. Se proprio gli vogliamo imputare visceralmente un difetto, è quello di mettere in campo una tale quantità di personaggi, seppur il bacino sia ristretto a due sole famiglie in tre sole generazioni, enorme, per cui ci si ritrova a non riuscire a prendere la decisione verso chi rivolgere la nostra empatia di spettatori.

Detto questo, fotografia splendida che rende giustamente onore ai magnifici paesaggi rurali della Navarra (è lì che il film è girato, anche se l'azione è posizionata nella provincia di Guipúzcoa, che confina con la Navarra), grande lavoro della macchina da presa, spesso perfino ad altezza della terra, dissolvenze ardite, restringimenti del campo visivo, suggestivi i titoli di testa, non bellissimi come "caratteri" ma inseriti sopra una scena che ti incolla alla poltrona. Molto buona anche la direzione degli attori, anche se, per la scelta dei caratteri principali, Carmelo Gómez (che interpreta ben tre personaggi, Manuel, Ignacio e Peru) e Emma Suárez (Cristina), che ritroveremo nei suoi film successivi, non mi convincono pienamente, mentre mi è piaciuta molto Ana Torrent (l'abbiamo poi vista in Tesis, il debutto di Amenabar, addirittura con Greenaway ne Le valigie di Tulse Luper, e nel recente L'altra donna del re) nella parte di Catalina.

Interessante.

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