No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090829

call Roger


Roger & Me - di Michael Moore 1989


Giudizio sintetico: da vedere


Quando Roger B. Smith, chairman (amministratore delegato) della General Motors dal 1981 al 1990 (e morto nel 2007), decise di chiudere alcune linee della GM a Flint, cittadina del Michigan che aveva prosperato a partire dagli anni '60 proprio per la presenza della stessa GM, licenziando svariate migliaia di persone (in principio il progetto ne prevedeva 30mila), sapeva che tutto ciò avrebbe fatto si che la cittadina si sarebbe impoverita al punto che sarebbero iniziati massicci trasferimenti in cerca di altri luoghi più prosperi, si sarebbe innalzata la criminalità fino al punto da venire "eletta" da Forbes una dei luoghi meno vivibili degli Stati Uniti? Probabilmente si.


Sfortunatamente per la sua reputazione (ma non per il suo conto in banca), un tizio di nome Michael Francis Moore, prima giornalista e poi regista di documentari (anche di videoclip, pochi ma buoni) di "denuncia", è nato nel 1954 proprio a Flint, e una grandissima parte della sua famiglia ha lavorato alla GM, per cui, visti i problemi che stava avendo con la direzione del prestigioso Mother Jones, lavoro per cui si era trasferito a San Francisco, decide di tornare a casa e di girare una sorta di documentario, in cui si prefigge, probabilmente sapendo già in partenza che non ce la farà, di parlare con Roger (Smith) e di portarlo a Flint, a vedere che cosa ha significato la sua decisione.

Moore inventa così uno stile tutto nuovo di "documentare", con quel fare ironico, sarcastico e un po' retorico che lo contraddistingue tutt'oggi, e che gli ha fruttato, tra l'altro, un Oscar, per Bowling For Columbine. Il finale, tanto per partire dal fondo, visto che non c'è bisogno di evitare spoiler, è dimostrativo del Moore-style: montaggio incrociato tra gli auguri di Natale di Roger (Smith) e lo sfratto forzoso di una famiglia nera (senza il padre), con annesso turpiloquio della madre. Ovviamente, non c'è solo questo. Il problema, se così lo possiamo chiamare, è che si ride davvero molto, le situazioni e i commenti di Moore sono spassosi in maniera incredibile, così come i riferimenti autobiografici. Nonostante ciò, Moore riesce a descrivere perfettamente il declino della sua città natale, e l'inconsapevolezza (per non dire stupidità) di molti suoi compatrioti, davanti al tremendo rullo compressore del capitalismo.

Un recupero necessario.

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