No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090520

la teta asustada


Il canto di Paloma - di Claudia Llosa 2009


Giudizio sintetico: culto


Fausta vive nella desolata periferia di Lima, in Perù, insieme alla famiglia. La madre, che ha vissuto i tempi del terrorismo, ed è stata stuprata a quei tempi, muore, e Fausta vuole riportare il corpo al suo paese di origine. Si cerca quindi un altro lavoro, oltre a quello che svolge normalmente con la famiglia, organizzando matrimoni. Oltre alla tradizione del canto quechua, la madre di Fausta le ha tramandato un segreto inconcepibile per gli altri, e, nella credenza popolare, la malattia chiamata la teta asustada (qualcosa come "il seno impaurito"), così chiamato perchè, sempre secondo quel che si crede, si trasmette con il latte materno dopo che una donna è stata violata.


Secondo film della regista peruviana, dopo l'interessante debutto con Madeinusa, secondo film con Magaly Solier, che nel frattempo però ha girato con un altro regista, scoperta dalla Llosa come attrice, ma in verità cantante (anche nel film; sta per uscire il suo primo album, Warmi).

Vincitore dell'Orso d'Oro all'ultima Berlinale, Il canto di Paloma è un film meraviglioso, sconsigliato a chi ama il cinema d'azione ma raccomandato caldamente a chi cerca storie particolari, coinvolgenti, ironiche, drammatiche, commoventi e buffe allo stesso tempo. Dialoghi rarefatti, inquadrature fisse, attori con facce indimenticabili, ma non solo. Fotografia splendida, con i colori vivaci del Perù, una storia perennemente a cavallo tra grottesco e dramma sociale, un'usanza difficile da credere, ma questa volta, a differenza di quel che fece con Madeinusa, acclarata perfino da studi antropologici (leggere qui), almeno in parte. Il canto di Paloma ricorda filmografie lontane ma molto più imparentate di quanto si creda (Kaurismaki, Lunapapa di Bakhtyar Khudojnazarov, molti film provenienti dall'Asia più povera, penso a registi come Tran Anh Hung - Il profumo della papaya verde, Cyclo -, ma sicuramente anche a Kim Ki Duk), ed è uno di quei film che ti lasciano un segno indelebile, emozioni che cominciano con l'incredulità e terminano con una sorta di amore incondizionato. Ogni fotogramma è significativo ed evocativo insieme, la mano della regista è straordinaria, la prova della protagonista indimenticabile.

E' davvero difficile aggiungere altro. Il canto di Paloma è l'ennesima dimostrazione che si può fare cinema con le idee, anzichè con i soldi. E i risultati, spesso, sono molto più memorabili.

Non fatevi scappare questo film.


Qui un'intervista a Magaly Solier.

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