No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090412

Napoli di un solo colore


Lo spazio bianco - di Valeria Parrella


Maria è una 42enne napoletana, single, insegnante di italiano alle scuole serali, le famose (per una certa generazione) "150 ore", che adesso sono piene di immigrati che hanno bisogno della licenza media per farsi riconoscere altri diplomi, oppure di "camionisti che faticano ad entrare nei banchi", creando così un curioso melting pot cultural-sociale. Maria è incinta, e ancora non lo ha realizzato bene, quando, al sesto mese, partorisce una bambina alla quale non ha ancora deciso che nome dare. E' costretta così a quasi due mesi di "terapia intensiva neonatale", per stare accanto a Irene: è questo il nome che decide di dare alla bambina.


Come potrete evincere dalle recensioni delle sue raccolte di racconti, quella di debutto e la seguente (Mosca più Balena e Per Grazia Ricevuta), adoro l'autrice, e sono convinto che sia una delle più belle cose che siano capitate alla letteratura italiana negli ultimi anni. Mi sono perso il libro precedente, Il Verdetto, che recupererò a breve, ma che so essere brevissimo, e quindi questo Lo spazio bianco da più parti viene considerato il suo primo romanzo. A dire il vero, nel 2008 è stato pubblicato anche Il premio per la serie "Corti di carta", in edicola con il Corriere della Sera, un libriccino di poco più di 50 pagine (piccole e scritte larghe), che però era affascinante, e confermava la bontà del lavoro della Parrella; una storia come sempre femminile, collocata nei primi del '900 in Italia, che stupisce per intensità e ti trasporta in quel periodo.


Mi permetto di segnalarvi solo un passaggio da questo Lo spazio bianco:

"Mio padre non aveva mai smesso di considerarsi un uomo intelligente, chiamato a ogni ora dai colleghi per mettere parola su una vertenza o per organizzare una protesta, però sapeva che questa sua intelligenza al servizio di una catena di montaggio era l'unico modo che la vita gli aveva concesso per lasciare a mia madre i soldi della spesa e a me quelli degli studi. Lui, loro, avevano voluto darci una possibilità che poi, dopo essersi manifestata come un peso, si era rivelata una protezione quasi nulla di fronte ai casid ella vita. Eppure queste cose c'erano, il dono e il peso, l'arroganza e la possibilità, e procedevano insieme lungo il nastro trasportatore."


Ora, Lo spazio bianco è si un romanzo, ma di appena 100 pagine. Ha forse il difetto di raccontare una storia semplice semplice, è quasi una disquisizione su uno stato d'animo, su un periodo difficile di una vita, e, direi fortunatamente per la protagonista, non dura moltissimo. Per cui non mi sono stupito di trovare anche molte critiche, insieme agli elogi. Critiche che, a mio giudizio, non considerano l'effetiva valenza delle 100 pagine che sono state scritte da Valeria Parrella. Io per primo, da fan, sono rimasto deluso perchè il libro è "basso", e dura poco, si legge in un giorno lavorativo (nei ritagli di tempo, per dire). Ma la qualità e la "densità" di uno scritto non si misura con il metro, la verità è questa. Parrella scrive meravigliosamente, e continua a mischiare italiano di ottimo livello (ma comprensibile), a napoletano italianizzato nei dialoghi, superbo. Anche questa è letteratura. Con poche riflessioni riesce a caratterizzare non solo la figura di Maria, ma quella di un'intera generazione, e probabilmente anche di quella precedente. Continua ad utilizzare la sua Napoli come specchio di un'intera nazione, e questo dà alla storia un respiro universale. Con poche ma efficaci descrizioni tratteggia sentimenti devastanti, e consolida una figura protagonista con un carattere inossidabile, ma cosciente del dolore che la sofferenza le provoca. Dà spazio anche ad una rapida, ma interessante visione di un'Italia futuristica, "salvata" dagli immigrati, provenienti da qualunque latitudine. Getta uno sguardo sulle vite "rubate" dalla malavita, e dà loro, ad alcuni di loro, una possibilità di riscatto, che culmina nel sublime (seppur semplice) finale, che spiega anche il titolo del libro.

Se, con una prosa meno scoppiettante rispetto ai suoi lavori precedenti, ma in divenire, e pur sempre di alto livello, condensare tutto questo in 100 pagine vi pare poco, orientatevi su altri autori.

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