No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090315

sobrietà


Interessante, come spesso accade, la rubrica di Rampini (foto) su D la Repubblica delle donne nr. 637 di ieri. C'è anche una sorta di pubblicità non voluta alla multinazionale dove lavoro...



0086-0091: Call Cindia

Frugalità nel dna
In tempi di crisi si possono imparare dai cinesi mille trucchi su come si stringe la cinghia

di Federico Rampini
All'inizio confesso di aver provato un po' di fastidio quando la mia assistente cinese, Zhang Yin, faceva delle fotocopie così sciatte: non riuscivo mai a capire al primo colpo d'occhio qual era il lato da leggere, visto che erano stampati tutt'e due. Sì, perché Zhang Yin non concepisce neppure lontanamente l'idea di inserire nella fotocopiatrice dei fogli di carta bianchi, vergini. Lei riutilizza tutti i vecchi fogli già stampati da un lato, li gira per usare il lato ancora vuoto. Non è un bel vedere, d'accordo, ma si riduce di metà lo spreco di carta. E la spesa. Ora che siamo tutti - cinesi compresi - sotto l'oppressione della crisi economica, l'attenzione alla riduzione dei costi diventa di colpo altrettanto importante della difesa dell'ambiente. Le due cose del resto vanno generalmente d'accordo. In Occidente si parla tanto dell'emergere di un nuovo "consumatore frugale", ma altre parti del mondo sono più avanti di noi in questo campo. Così ho cominciato a fare attenzione a quelle piccole abitudini quotidiane dei cinesi da cui possiamo imparare come si stringe la cinghia: non per forza a colpi di rinunce drammatiche, ma con una miriade di micro-aggiustamenti, a volte perfino inconsapevoli perché "ereditati". Ecco un primo elenco dalla mia osservazione delle persone con cui vivo a Pechino, i miei vicini di casa e amici cinesi.

1) Le saponette che usiamo per lavarci le mani e il corpo a un certo punto si consumano e diventano così piccole che le buttiamo via: le donne cinesi le conservano, impastano tutti quei pezzetti di saponette in una vaschetta d'acqua e li trasformano in detergente liquido per lavare i vestiti.

2) Per i piatti pochi usano la lavastoviglie: l'apparecchio costa poco ma il consumo di elettricità e acqua è considerato esorbitante. Come sapone per i piatti: la vecchia soda Solvay che costa la metà.

3) Quando abbiamo finito il bagno, noi svuotiamo la vasca dell'acqua sporca. I cinesi la conservano e poi la usano per lavare i pavimenti di casa. Idem con la doccia, basta farla con una tinozza vicino ai piedi per raccogliere l'acqua prima che finisca nello scolo.

4) L'acqua in cui noi facciamo bollire la pasta, e i cinesi il riso, loro non la buttano nel lavandino: una volta raffreddata è ottima per annaffiare le piante di casa.

5) Lo yogurt ha superato la data di scadenza segnata sul barattolo? Anziché gettarlo lo riciclano come lievito per la pasta: per fare i ravioloni pechinesi pare che funzioni come il nostro lievito di birra.

6) Quando è il momento di cambiare un frigo o una lavatrice ormai troppo vecchi, la famiglia cinese non va da sola al negozio di elettrodomestici. Prima consulta parenti, vicini di casa, amici. Tutti quelli che hanno in progetto un acquisto di elettrodomestici si coalizzano, vanno in gruppo dal commerciante, per negoziare forti sconti grazie al loro potere d'acquisto collettivo.

7) Al posto dell'umidificatore elettrico, un po' di panni bagnati sui termosifoni.

L'elenco potrebbe proseguire a lungo. La consuetudine del riuso, del riciclo, qui è molto più diffusa che da noi. E non necessariamente tra persone di basso reddito che faticano ad arrivare alla fine del mese. Le abitudini che ho elencato qui sopra sono radicate anche nel ceto medio, tra famiglie che hanno l'automobile (una sola però), fanno le vacanze all'estero, mandano il figlio all'università. Sono senza dubbio il retaggio di un'epoca non lontanissima in cui tutta la Cina era un Paese molto povero. Noi italiani per ritrovare nei nostri album di famiglia dei ricordi precisi di una frugalità sistematica e diffusa, ormai dobbiamo risalire alla generazione dei nostri nonni (o per i più giovani i bisnonni). E non sono ricordi allegri: per lo più erano legati alla guerra. Nei cinesi invece questa frugalità diffusa è il lascito di generazioni molto più recenti, che hanno vissuto in condizioni modeste fino agli anni Ottanta. I genitori hanno tramandato ai figli queste sane abitudini, che non vengono vissute con fastidio. Sono diventate degli automatismi, che non impediscono alla maggioranza dei cinesi di godersi la vita. E anche in questi tempi di crisi, di andarsela a spassare con gli amici al karaoke-bar. Non di sabato sera, però. Al lunedì costa la metà.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

mah, sullo yogurt scaduto io qualche perplessità la avrei...
vit

Matteo ha detto...

fino a 50 anni fa eravamo così anche noi.
Poi è arrivato lo zio sam.