No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090114

waltz with bashir


Valzer con Bashir - di Ari Folman 2009


Giudizio sintetico: da vedere


Israele, oggi. Un amico del regista Ari Folman lo chiama per raccontargli un suo sogno ricorrente: un branco di 26 cani rabbiosi terrorizza la città e si ferma davanti alla sua finestra. L'amico ricollega il sogno alla guerra in Libano e alla strage di Sabra e Chatila, quando anche Ari era nell'esercito col suo amico. Ari si accorge di avere completamente rimosso la cosa. Comincia un percorso a ritroso nel tempo, con l'aiuto dei racconti di amici, commilitoni, terapeuti e giornalisti, per ricostruire la memoria del regista ed, in un certo qual modo, elaborare il lutto. Ne esce fuori un documento agghiacciante sulle responsabilità e le corresponsabilità dei fatti accaduti nel 1982.


Un esperimento riuscito, potremmo liquidare in questo modo Valzer con Bashir, che possiamo considerare come il debutto internazionale di Folman, anche se non è propriamente così. Cercando il pelo nell'uovo, politicamente, si potrebbe discutere sull'intenzione; in pratica, il film sottolinea che l'esercito israeliano, nel caso specifico di Sabra e Chatila, non è colpevole (ma questo già lo si sapeva), ma testimone inerte, e quindi complice. Ma, purtroppo, e sottolineo purtroppo, Sabra e Chatila è solo una delle innumerevoli tappe dell'orrore nella Via Crucis del focolaio medio-orientale. Leggiamo quindi Valzer con Bashir come un film, fortunatamente uno dei tanti, contro tutte le guerre, contro la violenza, contro la stupidità del genere umano. Fa piacere che venga da un israeliano, che ha prestato servizio nell'esercito.

Detto questo, il film di Folman è ottimo. L'attitudine è positiva, pacata, riflessiva, e piace. La struttura è duplice, e interessante. L'incipit, come già descritto, è "confidenziale" e "privato", il regista, diciamo, ci mette la faccia. L'indagine, se così la vogliamo chiamare, fa da filo conduttore, e ci porta anche in giro per l'Europa. Le interviste sono in classico stile documentaristico, ma divertono perchè ovviamente a disegni animati (Come tutto il film, escluso gli ultimi secondi, fatti da immagini di repertorio del dopo-massacro. A questo proposito, ho letto che il regista, su quelle immagini avrebbe voluto usare Masters Of War di Dylan). Nel mezzo (meglio, qua e là) c'è la parte onirica che si mischia a quella personalissima dei ricordi del regista. Il tutto si amalgama bene, nonostante un po' di stanchezza affiori nella parte centrale.

Due punti fondamentali, che sono sicuramente il valore aggiunto di questo lavoro, sono l'animazione e la colonna sonora.

L'animazione è "imprecisa" nei movimenti dei corpi, sia umani che animali, che nelle macchine, mentre è superlativa nei visi delle persone. La cosa che stupisce è che la tecnica non è quella del Rotoshop, per intenderci quella usata da Linklater in Waking Life e A Scanner Darkly, bensì un mix di animazione tradizionale, animazione in Flash e in 3D, che alla fine ricorda vagamente quella delle marionette elettroniche, soprattutto nei movimenti della bocca. Il punto fondamentale, però, non è quello della tecnica dei movimenti, ma nei colori. La scelta, appunto, dei colori, degli sfondi, del colpo d'occhio, dei giochi d'ombra e dei chiaroscuri, è eccezionale, e contribuisce non poco a delineare l'atmosfera del film nella sua interezza. Alcune scene sono impossibili da rimuovere dalla mente, e non ve le anticipo proprio perchè sarà un godimento per ogni spettatore.

La colonna sonora è parte integrante del film, e corre in bilico tra hard rock, elettronica, pop datato e musica popolare israeliana. Ottima, del resto da uno che intitola il suo primo lavoro Comfortably Numb ci si aspettano grandi cose dal punto di vista della musica.

Comprensibile il lato "psicologico" della storia, dato anche che Folman ha collaborato alla sceneggiatura di BeTipul, la serie da cui HBO ha tratto spunto per In Treatment.


Alla fine si esce dal cinema, una volta di più, con la certezza che ci stiamo autodistruggendo, e che solo il buon senso ci può salvare. Di certo, non la religione.

Documento importante, suggestiva realizzazione.

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