No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090122

george


W. - di Oliver Stone 2009


Giudizio sintetico: si può vedere


George Walker Bush, New Haven 6 luglio 1946, quarantatreesimo Presidente degli Stati Uniti d'America. La giovinezza, gli studi, i lavori, il rapporto col padre (quarantunesimo Presidente), gli amori, la carriera politica, i due mandati presidenziali.


L'ottimo Oliver Stone, ultimamente autore di opere non eccelse e, purtroppo, sembra di notare in parabola discendente, si misura con un'opera coraggiosa, se volete: un biopic su un Presidente americano ancora in carica (all'epoca dell'uscita del film). Nonostante Stone non sia propriamente un simpatizzante democratico, è abbastanza "spirito libero" per fare un film piuttosto critico sulla figura di W, addirittura dipinto come una figura buffa, in fondo. E' difficile giudicare questo lavoro, soprattutto perchè sono convinto, come hanno detto già altri, che la storia (perchè, che ci crediate o no è di questo che stiamo parlando) ha bisogno del suo tempo naturale di "decantazione".

Ecco perchè questo W. risulta film gradevole, ci svela alcuni aspetti della personalità di Bush sconosciuti a chi non era informato a fondo sulla sua biografia, ci diverte in molti punti, ci inquieta in altri, ma che in definitiva sembra non graffiare a fondo e, soprattutto, ci dà solo un punto di vista piuttosto parziale sull'uomo e sul politico. Riesce davvero difficile credere che i votanti statunitensi abbiano eletto due volte una persona che, in pratica, si è candidato alla presidenza per dimostrare che era all'altezza delle aspettative del padre esigentissimo, che da sempre gli preferiva il fratello Jeb. Voglio dire, sarebbe solo la conferma che aveva ragione Michael Moore a dipingerlo come un povero scemo, in balìa del suo entourage.

Detto questo, il film si segue molto bene, nonostante i continui salti avanti e indietro nel tempo, per raccontare, parallelamente agli episodi salienti del primo mandato, il background culturale del nostro, il cammino di vita, segnato dallo spartiacque fondamentale della "conversione" (meglio: rinascita) e dallo stop all'alcool. Ottima fotografia, ma gli episodi di vita personale lasciano il tempo che trovano, risultano deboli, perfino quelli di stridente contrapposizione col padre, che definiscono il carattere psicologico della rivalsa. Molto ben riusciti, alcuni con un buon pathos, quelli delle decisioni politiche, soprattutto la riunione dove si pianifica l'attacco in Irak. Ottime le prove, oltre a quella importante di Josh Brolin, che non aveva comunque bisogno di dimostrare di essere un grande, dopo gli altri film che lo hanno portato alla notorietà, di Thandie Newton (imbruttita e "ingessata" nella parte di Condoleeza Rice) e di Toby Jones (Karl Rove), monumentale Richard Dreyfuss nella parte diabolica di Dick Cheney.

Indimenticabile la risposta di W. alla giornalista che gli chiede del suo posto nella storia (Berlusconi commentò diversamente, a suo tempo, se vi ricordate).


Attendiamo un altro film sul tema, magari tra una decina d'anni.

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