No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090105

the answer is blowin' in the wind 7


La sesta parte è stata pubblicata venerdì 2 gennaio 2009



Una questione di equità


Un modo di pensare alla Società a 2.000 watt è in termini di lampadine. Immaginiamo di accendere venti lampadine da 100 watt: in tutto, fanno 2.000 watt. Se le lasciamo accese un giorno, consumeranno 48 chilowattora di elettricità. Se le lasciamo accese un anno, ne consumeranno 17.520. Per tutte le sue attività – lavorare, mangiare, viaggiare – una persona che conduce una vita a 2.000 watt consumerebbe la stessa quantità di energia di quelle 20 lampadine, cioè 17.520 chilowattora all’anno. La maggior parte degli abitanti del pianeta ne consuma molti di meno. Un bangladese, per esempio, consuma in media solo 2.600 chilowattora all’anno (comprese tutte le forme di energia, dall’elettricità al carburante per i trasporti), il che equivale più o meno a usare 300 watt continuamente. Un indiano consuma in media 8.700 chilowattora all’anno, contro i 13.000 di un cinese. L’India, quindi, è un paese da 1.000 watt, la Cina da 1.500 watt. Quelli di noi che vivono nel mondo industrializzato, invece, consumano molto più di 2.000 watt. La Svizzera, per esempio, è un paese da 5.000 watt. La maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale sono da 6.000 watt. Gli Stati Uniti e il Canada ne usano 12.000. Uno dei princìpi fondanti della Società a 2.000 watt è che questa disparità è insostenibile in sé. “È una questione di equità”, dice Stulz. Ma aumentare il consumo di energia nei paesi in via di sviluppo per equipararlo a quello dei paesi industrializzati sarebbe inaccettabile sul piano ecologico. Se la domanda pro capite dei paesi in via di sviluppo raggiungesse gli attuali livelli europei, il consumo di energia globale raddoppierebbe, mentre se dovesse raggiungere quelli americani, diventerebbe più del triplo. La Società a 2.000 watt stabilisce un obiettivo di risparmio per i paesi industrializzati e un limite di crescita per quelli in via di sviluppo. L’ultima volta che la Svizzera è stata un paese a 2.000 watt era l’inizio degli anni sessanta. Alla fine di quel decennio il consumo di energia aveva raggiunto i 3.000 watt, e a metà degli anni settanta era già salito a 4.000. Questo rapido aumento dei consumi è probabilmente dovuto ai progressi della tecnologia – le automobili, i jet, gli apparecchi elettrici ed elettronici – o forse proprio al contrario, cioè al fatto che la tecnologia non è usata dove serve davvero. Qualche anno fa un gruppo di scienziati svizzeri ha pubblicato uno studio sulla possibilità di realizzare un mondo a 2.000 watt. Sulla base di dati ampiamente condivisi, ha calcolato che due terzi dell’energia primaria consumata oggi nel mondo vanno sprecati, soprattutto sotto forma di calore che nessuno vuole o usa (l’energia primaria è quella contenuta, per esempio, in un pezzo di carbone, l’energia utile è la luce emessa da una lampadina dopo che il carbone è stato bruciato per produrre vapore, il vapore è stato usato per far girare una turbina e l’elettricità prodotta è stata trasmessa attraverso la rete per arrivare a riscaldare il filamento della lampadina). Gli autori dello studio concludevano che, con le tecnologie a disposizione oggi, il consumo di energia nelle case potrebbe diminuire dell’80 per cento, nelle automobili del 50 per cento e nei motori del 25 per cento. Oggi in media ogni svizzero consuma energia in queste proporzioni: 1.500 watt al giorno per il riscaldamento e l’acqua calda di case e uffici, 1.100 watt per gli alimenti e i prodotti di consumo, 600 watt per l’illuminazione e le apparecchiature elettriche, 500 watt per i viaggi in automobile, 250 watt per i viaggi aerei e 150 watt per il trasporto pubblico. Inoltre, la quota di infrastrutture pubbliche previste per ogni cittadino svizzero, che comprende servizi come l’acqua e gli impianti per il trattamento dei rifiuti, è di circa 900 watt. Per ridurre questi 5.000 watt a 2.000 bisogna quindi fare tagli significativi in tutti i settori. Supponendo che il consumo legato alle infrastrutture possa essere ridotto a 500 watt, una persona che continuasse a usarne 1.500 per la casa e l’ufficio non avrebbe a disposizione più nessun watt per il cibo, l’elettricità e i trasporti. Allo stesso modo, una persona che continuasse a viaggiare e a usare la quantità di elettricità attuale consumerebbe 2.000 watt senza avere niente da mangiare e nessun posto dove vivere o lavorare.


continua venerdì 9 gennaio

4 commenti:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie