No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20081221

ha-kala ha-surit


La sposa siriana – di Eran Riklis 2005

Giudizio sintetico: il film più bello del 2005

Mona e’ una ragazza siriana, di famiglia drusa, che vive a Majdal Shams, un villaggio sulle alture del Golan. E’ in procinto di sposare Tallel, attore di soap siriano, famosissimo in tutta la Siria, mai incontrato prima e visto solo alla televisione, che vive ovviamente a Damasco. Una storia semplice? Nemmeno per sogno. Le alture del Golan sono occupate dal 1967 (dalla guerra denominata ‘’dei sei giorni’’) da Israele, e la popolazione di origine siriana e’ considerata, compreso sui documenti di identita’, apolide. Riuscite ad immaginare cosa voglia dire tutto cio’, nel caso di un matrimonio, soprattutto con un cittadino, diciamo cosi’, ‘’regolare’’ (siriano, come nel caso di Tallel)? Lasciate perdere, con tutta la fantasia che potete mettere in gioco, non ci riuscireste.

Nonostante la situazione a dir poco grottesca, creata dal matrimonio, una serie infinita di sottotrame e di personaggi notevoli (interpretati da attori davvero incredibili, calati nelle parti in maniera stupefacente) rendono questo film denso e spesso, divertente e amaro allo stesso tempo, come i grandi film.

Il padre Hammed in liberta’ vigilata che non potrebbe avvicinarsi al confine, dove avverra’ il distacco della sposa dalla famiglia (irreversibile), il figlio Marwan che commercia non si sa quanto legalmente che fa il bulletto con le donne ovunque, l’altro figlio Hattem che, per il fatto di aver sposato una donna russa, e’ ripudiato dagli anziani e, quindi, dal padre, la figlia maggiore, Amal, sposata infelicemente ad Amin, orgogliosa e fiera, organizza, tiene le redini dei rapporti familiari, vuole andare all’universita’, cerca di preparare le due figlie adolescenti (una delle quali amoreggia col figlio di un collaborazionista, relazione quindi osteggiata soprattutto dagli uomini di famiglia, il padre in testa) con amore ad una vita migliore, la madre che rimane defilata come vuole la tradizione, e poi le figure extra-familiari, disegnate splendidamente anche se con poche pennellate, la crocerossina francese Jeanne, che ha avuto una relazione con Marwan e che, combinazione, sara’ la designata a fare la spola tra il posto di frontiera israeliano a quello siriano per le timbrature del passaporto della sposa (il momento sublime da commedia dell’assurdo del film), il funzionario israeliano preposto alla vidimazione del suddetto passaporto.
Se c’e’ davvero un protagonista principale in questo delizioso film, non e’ pero’ ne’ una delle figure maschili, ne’ quella della sposa, bensi’ la figura di Amal, donna fortissima interpretata da un’attrice straordinaria (Hiam Abbass); il piano sequenza finale su di lei che si allontana dal check point e’ degno di entrare nella storia del cinema moderno.
Regia attenta, mai sopra le righe, senza fronzoli ma non minimale, dosa ottimamente i campi lunghi, i primi piani, le riprese corali, e si fonde alla perfezione con la sceneggiatura, scritta a quattro mani con l’israelo-palestinese Suha Arraf, che, come gia’ detto, dipinge una moltitudine di personaggi con pochi momenti, ma li caratterizza immediatamente; inoltre, ce n’e’ per tutto e tutti, bigotti, estremisti religiosi e politici, militari, poliziotti, esaltati, maschilisti e tradizionalisti.
Un film agrodolce, ma soprattutto, a testa alta e con un sacco di voglia di vivere una vita normale in una situazione anormale. A testa alta come Amal.
Grazie al cielo, qualche sala rimane aperta d’estate per gioielli come questo.
Splendido. Splendido.
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Recensione scritta il 2 agosto 2005

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