No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20081226

ecovillaggio 2

la prima parte ieri

YOGA E PANNELLI

Alla fine, comunque, tra l'orto biologico (che per ora basta a malapena per l'autoconsumo), i corsi (yoga, ceramica, permacoltura ovvero uso sostenibile della terra) e le entrate del turismo, i conti tornano. O quasi: i debiti sono azzerati, i soci della cooperativa che gestisce la struttura ricettiva incassano regolarmente lo stipendio; e nel frattempo, stanza dopo stanza, muretto dopo muretto, il progetto avanza.Adesso è la volta dei pannelli solari di nuova generazione, che secondo Massimo dovrebbero servire a garantire almeno il 30 per cento del riscaldamento per l'inverno, anche se si spera di aumentare, arrivando con il tempo, fino al 50 per cento.

IL COMPOST DEGLI ECCENTRICI

Quelli di Torri Superiore hanno imparato a installare i pannelli con le loro mani, così come prima avevano dovuto imparare a piastrellare i pavimenti, ad aggiustare i tetti o a montare gli impianti elettrici. All'ecovillaggio tutti sanno fare bene almeno una cosa e abbastanza bene tutto il resto: Nina, la cuoca, è anche un'ottima saldatrice; Antonella, che al mattino fa la maestra, il pomeriggio aiuta dove serve. È però il concetto stesso di lavoro che qui a Torri si declina in modi e tempi lontani dalle nevrosi efficientiste della società urbana. Si lavora tutti quanti almeno sei ore al giorno, ma alla fine non capisci se il loro operare si debba chiamare lavoro, oppure vita: "Non siamo integralisti come in certe comuni degli anni Settanta, ma di sicuro la nostra è un'esperienza totalizzante", riconosce Massimo. "Ogni tanto andiamo a prendere l'aperitivo a Ventimiglia e le vacanze in qualche modo le facciamo tutti, ma alla fine la maggior parte della nostra esistenza si svolge qui a Torri. D'altra parte non potrebbe essere altrimenti, con tutto quello che c'è da fare". Come essere una comunità senza diventare anche un'isola è un'altra delle sfide in cui quelli di Torri hanno profuso tempo e impegno. "All'inizio una comunità che si forma cerca sempre di distinguersi dal mondo, ma poi bisogna superare la fase dell'"io coltivo il biologico, io uso la bioedilizia, e tu no". Bisogna riconoscere il territorio circostante, per esserne riconosciuti a propria volta". Si inizia andando a pulire il greto del fiume oppure a bonificare una discarica abusiva, poi poco per volta, sostengono qui, la gente smette di guardarti come una comunità di eccentrici se non addirittura di drogati e si mette a seguirti. Una volta superato il filtro della diffidenza e lo sbarramento, a esso speculare, della differenziazione a tutti i costi, si comincia a collaborare e a condividere. E può capitare persino di riuscire a innescare comportamenti virtuosi con la scintilla dell'esempio. "Quando siamo arrivati qui", ricorda Lucilla, "quasi tutti quelli del luogo bruciavano le loro stoppie. A noi servivano per fare il compost, e abbiamo cominciato a chiedergliele. Adesso non ce le danno più. E sai perché? Perché il compost hanno imparato a farlo anche loro".

continua domani

Nessun commento: