No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20081007

nord e sinistra 4




NORVEGIA

Il modello Trondheim


Investimenti pubblici, più democrazia, blocco delle privatizzazioni. L’esempio norvegese dimostra che in Europa la sinistra ha ancora molto da dire
ARON ETZELER, ORDFRONT, SVEZIA



Il 21 settembre 2004 ho preso un treno notturno diretto in Norvegia. Volevo capire come funzionava il modello Trondheim: la città controcorrente, il posto in cui il neoliberismo, ormai diffuso in tutta la Scandinavia, ha dovuto cedere il passo a una politica di sinistra. Mentre le altre città norvegesi privatizzavano e vendevano i beni pubblici, il comune di Trondheim ha ripreso in mano il controllo sull’energia, l’assistenza agli anziani e il trasporto, decidendo di tornare a investire i soldi pubblici per i servizi alla collettività. Arrivato a Trondheim mi sono precipitato al municipio, dove ho incontrato, in un seminterrato ingombro di carte, Arne Byrkjeflot, presidente della sezione locale della Confederazione nazionale dei sindacati (Lo) nonché del movimento per il no all’Unione europea e della Röd Valgallianse (Alleanza elettorale rossa). È stato lui a raccontarmi come è nata la svolta di Trondheim. Governato da una coalizione di destra dal 1989, negli anni novanta il comune ha tagliato le tasse, ha trascurato la scuola pubblica e per fare cassa ha ceduto attività e servizi. La privatizzazione del settore pubblico ha reso più dificile la situazione per molti lavoratori, e ha creato diversi problemi anche ai sindacati, che hanno perso molto del loro peso nella società. “È stato allora che abbiamo capito che dovevamo reagire”, mi ha spiegato Byrkjeflot. Oltre che dai sindacati, la controffensiva è stata messa a punto dall’Arbeiderparti (Partito laburista) e dal Sosialistisk venstreparti (Sinistra socialista). E ha avuto successo. Gli ideatori del “modello Trondheim” hanno individuato alcuni punti essenziali per cambiare la politica della città, e nella primavera del 2003 hanno presentato il loro programma. Le proposte, di segno opposto rispetto alle ricette liberiste della destra, miravano alla difesa del welfare e al miglioramento della qualità dei servizi pubblici attraverso la
democratizzazione della vita politica locale. Tre erano gli obiettivi del progetto: la difesa dello stato sociale, il sostegno alla scuola pubblica e il rilancio dell’industria. Stabilito il programma, sindacati e partiti hanno coinvolto nel dibattito operai e impiegati. E la risposta dai luoghi di lavoro non si è fatta aspettare. “In fondo sono certo che a Trondheim, come in Norvegia, non c’è mai stata una maggioranza favorevole alla politica della destra”, mi ha detto Byrkjeflot. “Ma c’è una forte diffidenza verso l’Arbeiderparti e molti hanno perso iducia nella sinistra. Il punto è che i partiti devono impegnarsi sul territorio e nei luoghi di lavoro se vogliono davvero convincere i
cittadini. Così abbiamo fatto noi”. Dopo una campagna elettorale gestita dai sindacati e costruita su rivendicazioni politiche concrete, di totale rottura con il neoliberismo dell’amministrazione
uscente, nel 2003 il blocco di sinistra è tornato al potere a Trondheim dopo 14 anni.


continua

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