No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080907

ipse dixit


ROMA (Reuters) - Il sostegno del presidente del Consiglio agli atleti italiani durante le Olimpiadi di Pechino ha un particolare valore, perché il premier gode del 67% dei consensi.


Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, durante la cerimonia in onore degli atleti olimpici italiani a Villa Madama. "Le preghiere del presidente del Consiglio contano di più, soprattutto se si ha il 67% del consenso, un record mondiale", ha detto Berlusconi, interrompendo il discorso del presidente del Coni Gianni Petrucci che stava ringraziando il premier per il sostegno dato dal governo alla squadra azzurra. Berlusconi, che ha definito quello con gli atleti "l’unico appuntamento piacevole della giornata", si è detto "particolarmente felice" degli "exploit" degli italiani a Pechino. "Sono lieto che l’Italia si sia piazzata nei primi dieci. Questa cosa, che abbiamo superato Francia e Spagna, non possiamo dichiararla ma ci fa piacere", ha detto. Berlusconi ha poi aggiunto che il risultato italiano "fa ben sperare" per le Olimpiadi di Londra 2012 ed è stato applaudito dagli atleti quando ha assicurato il supporto del governo allo sport; "Per competere serve anche benzina economica e il governo garantisce che questo sostegno ci sarà, come c’è stato quest’anno e negli scorsi cinque anni di governo". "Io sono uno di quei politici strani che mantengono le promesse", ha aggiunto. "Mi avevano chiesto ’manda a casa Prodi’ e l’abbiamo fatto, ’salvaci dai comunisti’ e a quanto sembra non sono in Parlamento, ’compraci Ronaldinho’ e abbiamo fatto anche questo. Poi c’è qualcuno che mi ha detto anche ’facci vincere le Olimpiadi’, ma siccome noi non compriamo gli arbitri come sembra che altri facciano, il vostro risultato è davvero positivo", ha aggiunto facendo riferimento anche alle polemiche di alcuni nostri atleti a Pechino con le giurie.

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La domanda, di almodovariana memoria seppur variando sul tema, è: che cosa ho (abbiamo) fatto io (noi) per meritarmi (meritarci) tutto questo?


Ai posteri e ai libri di storia (riveduti e corretti) l'ardua sentenza.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ale, secondo me la risposta alla tua domanda deve venire da lontano... decenni di intrallazzi, malaffare, corruzione, e allo stesso tempo modelli di vita e di sviluppo assolutamente basati sull'apparenza e sull'avere, propinatici dai media in tutte le salse. Si è persa la reale misura delle cose, è andato smarrito l'apprezzamento della semplicità e genuinità che potevano essere il nostro punto forte. Ci sono anche ragioni storiche lontane di questo, il popolo Italiano era troppo povero e ingenuo per non cadere nella trappola, e già nell'immediato dopoguerra un'idea distorta di progresso (essenzialmente come crescita economica e creazione di nuovi bisogni, pensate all'automobile) ha ottenebrato le menti, a reale beneficio di pochi. I nostri genitori e nonni avevano fatto la fame, è comprensibile che il loro principale traguardo fosse il benessere economico per i figli, da raggiungere il prima possibile. Pazienza se nel frattempo si creava una società di bustarelle.

Il marcio è nel profondo della società (italiana ma non solo); è proprio il nostro fondamentale modo di essere che è sbagliato. Il cavaliere lo sa, e cavalca tutto questo nel suo interesse. Se avessimo avuto una società sana - con ideali reali di giustizia, sviluppo sostenibile, educazione del cittadino - insomma una società che genera politici seri, Mr. B non avrebbe mai potuto raggiungere il potere.

Oggi poi, con i ragazzi che alla tv vedono splendere solo i modelli del calciatore e della velina, non so proprio che cosa si possa fare...

...

Scusate, mi sono un po' sfogato, è che sono parecchio incazzato anche io.....

jumbolo ha detto...

si capisce. ci rifletto un po', la disamina mi pare condivisibile, ma ho come il sentore che ci sia dell'altro sotto.

Anonimo ha detto...

Ovviamente non so che cosa sia il tuo sentore, però hai ragione: c'è anche la frustrazione, molto forte, per il non poter fare molto. Il mondo non va come dovrebbe, chi ha il potere (politico, economico, mediatico) di cambiare un po' le cose quasi mai ne ha un vero interesse, e qualche volta il senso di impotenza prende il sopravvento!