No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080724

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Sigur Rós + Helgi Jonsson, Firenze, 11 luglio 2008, Giardino di Boboli, Prato delle Colonne




Appuntamento imperdibile per il ritorno degli islandesi timidi e low profile dopo l'ultimo disco, che per amicizia, simpatia e praticità chiamerò Endalaust, in una cornice a dir poco suggestiva. Non metto piede ai Boboli forse dai tempi delle medie (gita), e ovviamente da "grandi" certe cose si apprezzano di più. Il problema è che stasera non sto per niente bene, e me lo godo poco, quindi. Caldo avvolgente, pubblico non troppo rumoroso (a parte qualche sparuta eccezione che, naturalmente, per l'infallibile legge di Murphy, capiterà a sedere proprio accanto a me e al mio amico) e in gran parte straniero, e ci avviamo stancamente verso l'emiciclo, confidenzialmente detto Prato delle Colonne, luogo preciso dove è piazzato un grande palco con una doppia tribuna che, a occhio, può contenere agilmente 4.000 persone; gli amici Iacopo e Maurizio (in rigoroso ordine alfabetico) mi dicono che solitamente ci fanno la lirica. Colpo d'occhio affascinante, e sul palco noto delle grandi sfere penzolanti dal soffitto che mi ricordano l'allestimento per il concerto di Battiato di un paio di anni fa. Curioso accostamento.




Apre il giovinotto che risponde al nome islandese di Helgi Jonsson, chitarra e voce quasi bambinesca, quindi delicata, ci sollazza una trentina di minuti ricordandoci grandi interpreti ma dimostrando buona pratica e timidezza (anche lui), quindi ci piace: lo applaudiamo convinti.


Si fa buio, e passano le 21,30. Siamo seduti in ultimissima fila, più in alto di tutti, e le zanzare, buon per noi, non ci arrivano. Alle 21,40 circa le note di Svefn-g-englar ci avvertono che i nostri amichetti del Nord con la n maiuscola sono qui e ci vogliono idealmente abbracciare di musica. Ecco i primi 10 minuti di pace dell'anima. L'atmosfera, già molto rilassata, si fa onirica. L'aria non pesa più. Gli spettatori sono presto rapiti. I Sigur Rós hanno cominciato. Il batticuore finale diventa l'inizio di Glósóli. La batteria di Orri è sulla destra per chi guarda, di fianco. Glósóli è un crescendo di oltre 5 minuti, non me n'ero dimenticato. E' un pezzo di emozione che fa breccia nel tuo cuore con la dolcezza di un bacio e la durezza del ghiaccio. Una marcia verso il nirvana. I SR potrebbero già essere racchiusi qui, in questi primi due pezzi. Il bastone (Glósóli) e la carota (Svefn-g-englar). Ci sono naturalmente le Amiina. Diligenti al loro posto, leggermente defilate, alla sinistra di chi guarda. Ecco un altro estratto da Takk: Sé Lest. I SR mi appaiono leggermente più "professionali" sul palco, più esperti. Ma sempre pronti a stupire: nella seconda metà del pezzo entra sul palco una specie di marchin' band (presente anche Helgi Jonsson). Ecco il vero significato di musica popolare. Un pezzo che è già un classico: Ný batterí. Tastiere e Kjarri sulla parte sinistra, sempre per chi guarda il palco, basso e Goggi vicino a Orri, che in questo pezzo pesta furioso. Ecco il primo pezzo da Endalaust: Við spilum endalaust. Che dire, che non sia scontato? Jónsi ha qualche incrinatura nella voce, ecco, questo mi ricordo. Come spesso mi ripeto, una cosa che rende più umani, l'errore, la sbavatura. Il pezzo è gioioso e giocoso, leggero nell'arrangiamento ma pesante nelle percussioni. Non stona, assolutamente. E' un momento poco riflessivo, per gli standard SR: parte Hoppípolla ed è subito festa. Inutile girarci intorno: un pezzo irresistibile. Poco importa se gli ha dato airplay, chi se ne frega, anzi. Se tutta la musica che passa in radio fosse così. Il pubblico è piuttosto attento, coinvolto. Sono sicuro che c'è perfino chi è venuto perchè fa figo, ma spero che sia per lo meno attonito. Lo sapete che i SR mi rendono più buono. Quanto mi piacciono le donne e quanto mi piace Hoppípolla. Il seguito naturale è Með blóðnasir, sempre da Takk, che, pensate un po', alla fine risulterà l'album più gettonato con "ben" 5 pezzi in scaletta (anche se, a pensarci bene, questi due ultimi si possono considerare un tutt'uno). Con Olsen Olsen ripenso a quanti pezzi straordinari e al tempo stesso assurdamente semplici hanno scritto i SR. Jónsi ci culla, rapito. Fantastico il finale. Una chicca quella che segue: è Gítardjamm, dal dvd Heima, quella che suonano dentro la fabbrica abbandonata. E' vero, somiglia a Festival, magari ne è la genesi. Quanto è bella.

Un paio di estratti dal nuovo disco, non quelli che mi aspettavo però: Góðan daginn e Fljótavík. Bella la prima, incantevole la seconda, uno di quei pezzi che ti fa venire voglia di aprirti il petto e mettere il tuo cuore in mano alla persona amata. Non piango solo perchè non mi sento bene: che contraddizione. Ecco Sæglópur, con quel piano iniziale che pare da discoteca. E invece, un pezzo devastante e intenso. Una botta. Segue Hafssól, unico estratto dal disco di debutto Von, con Goggi che suona le corde del basso con una bacchetta da batteria. Un trip.

Si avvicina il gran finale, ed ecco l'opener di Endalaust, l'allegra e tribale (ma con coretti che i detrattori dei Dillinger Escape Plan definirebbero gay, ma questi sono ancora più "ingenui") Gobbledigook. Un pezzo ben strano per i SR. La band invita al clap hands, saltano i posti numerati, la "banda", Amiina comprese, suonano delle percussioni. Alla fine, ci sono perfino i coriandoli.

Ma il finalone vero deve arrivare. Siamo quasi alle due ore, e la band torna sul palco per l'unico pezzo da ( ), la Untitled #8, conosciuta anche come Popplagid (la canzone pop). Ormai una conclusione classica, un'esplosione (ancora) gioiosa e musicalmente rutilante, che oltrepassa i 10 minuti e vorresti non finisse mai.

Invece, tutte le cose belle finiscono. I SR tornano insieme alle Amiina e alla "banda", alla maniera teatrale, a raccogliere gli applausi e a fare inchini, e tornano un'altra volta da soli. Il pubblico li reclama ma l'accensione delle luci mette fine ad ogni speranza.

Il rientro a casa tragico (dalle medicine e dal sonno mi vedo costretto ad accostare l'auto in una piazzola della FI PI LI - compagna di mille avventure ormai - e a dormire il sonno dei giusti nell'ampio bagagliaio del Doblò) non mi impedirà di ripensare a questa sera come ad una bella esperienza.

1 commento:

drunkside ha detto...

grazie. anzi, takk.