No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080423

analisi televisiva 2

Televisione
La messa in onda del format leghista
Norma Rangeri
Le ronde contro lo straniero, i muri costruiti tra un quartiere e l'altro, gli sgomberi dei campi rom, la caccia al rumeno, i furti in villa, il tabaccaio e il gioielliere vittime emblematiche di ogni violenza. Un paese in balia del crimine. Bisogna fare i conti con l'onda lunga di una rappresentazione mediatica per capire quale arma formidabile sia stata, specialmente nel paese di Silvio Berlusconi, la martellante simbologia del nemico che ci porta via il lavoro, la donna, il crocifisso. Gli invasori sono ogni giorno sui nostri schermi, protagonisti della cronaca nera, scodellati all'ora del telegiornale sulle tavole italiane.Al centro dell'attenzione nei talk-show, in una catena di montaggio che non conosce soste: i notiziari seminano allarme e paura, gli efferati contenitori del pomeriggio e i benpensanti salottini della sera tirano su le reti. La distanza tra la sensazione del pericolo e il numero dei delitti commessi (in crescita la prima in calo i secondi), può dare la misura del formidabile lavoro svolto dalla comunicazione. E' dal '96, dagli anni della immigrazione albanese, che gli italiani vivono in uno stato di alterazione nella percezione della realtà. Senza alcuna differenza tra le stagioni in cui a prevalere nel governo del servizio pubblico erano gli uomini della sinistra e quelle invece occupate dai giornalisti del centrodestra. Alla favola di una Lega poco visibile, dimenticata dalle telecamere, ci crede chi non vuole vedere il fenomeno abbagliante dei modelli di vita trasmessi dalla televisione. Sostenere che questo partito sia la Cenerentola dei mass media è una tesi che ignora il discorso corrente, la cultura dominante del messaggio televisivo. Gli ideali, i valori, i principi che governano il focolare della famiglia difesa delle ronde hanno conquistato la ribalta dal pulpito più importante, e ci parlano della necessità di chiudere la frontiera, ristabilire la sovranità nazionale, proteggere il benessere che la globalizzazione e lo straniero attentano.La Lega ha sempre goduto di una grande attenzione (fin dai tempi di Telekabul: fu il Tg3 a sdoganare Bossi e Fini, non senza polemiche), proseguita poi per interposto berlusconismo, parente prossimo del modello leghista: dall'antistatalismo, all'arricchimento personale, all'evasione fiscale, al lavoro nero. Medaglie al valore nazionale, collante del patto elettorale tra il presidente miliardario e il senatore in canottiera. E' curioso come improvvisamente ci si stupisca del successo elettorale del partito di Bossi, come si sia subito aperta la gara a rincorrere gli umori leghisti, quasi che la misura del consenso ottenuto nelle urne ripulisse la natura reazionaria, xenofoba, antisindacale del voto.Oltretutto la visibilità degli esponenti leghisti non ha nulla da invidiare ai colleghi degli altri partiti. Bossi è andato a cantare nei varietà come D'Alema, Maroni è sempre in video a rappresentare il volto civile e rassicurante degli avanguardisti in camicia verde, i ministri della Lega hanno frequentato Porta a Porta e i tg come tutti. La telecrazia, bisognerebbe farsene una ragione, sta alla nostra cultura politica come un abito cucito su misura.

da http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/20-Aprile-2008/art5.html

1 commento:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good