No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080208

ali-taglia 2 il ritorno


Altra intervista esclusiva all'amico Monty (che ringraziamo per la totale disponibilità e anche per la rapidità nelle risposte) su aeroporti, Alitalia, sindacato. Le domande, piuttosto terra-terra, le ho fatte io. Ecco a voi:


- Che cosa intendi precisamente, per noi che seguiamo un po' distrattamente le vicende del nord, che “si avvicina la scadenza di aprile”?

La rinuncia agli slot giornalieri, e il conseguente taglio dei quasi 800 voli settimanali di Alitalia sarà operativo con l’orario estivo, che parte dal 1° aprile. Prima di quella data è necessario trovare una soluzione almeno al problema occupazionale che si apre su Malpensa.

- Sappiamo che sei nel sindacato e che ti occupi dei "servizi a terra" dell'aeroporto di Linate: come vivi tu e i tuoi colleghi la situazione attuale?

Se per colleghi intendi i sindacalisti che operano a Linate, devo risponderti che le sensibilità sull’argomento sono diverse. Ma il problema è la differenza di preparazione politico/sindacale. La Uil per esempio è rappresentata da una combriccola tragicomica, il cui responsabile –giuro!- potrebbe essere stato l’ispirazione di Albanese per Cetto Laqualunque. Anche nei valori, intendo. Quindi puoi immaginare. Per farti capire,in questi giorni cercano di fare iscritti promettendo ai lavoratori favori individuali irrealizzabili e/o parlando male di noi.
In seno alla FILT-CGIL invece c’è davvero molta preoccupazione, tutta la struttura, ognuno per le sue competenze è impegnata a parlare, mediare, cercare soluzioni. Ieri ad esempio, insieme alle altre confederazioni hanno incontrato la sindaca di Milano.


- Per quello che si intuisce dai media, il fatto che sia caduto il governo e si vada a nuove elezioni, parrebbe implicare che l'acquisizione di Alitalia da parte di Air France si sia fermata o, almeno, abbia subito una brusca frenata. Qual è la verità?

La caduta del governo, da sola, non dovrebbe costituire ostacolo alla trattativa, i colloqui continuano e si dovrebbero concludere entro metà marzo. Altro discorso diventa se il TAR accoglie il ricorso di AirOne, in quel caso la proprietà dovrà prendere una posizione, e l’assenza del governo sarebbe grave. L’impressione è che però anche il centro destra, a livello nazionale, non voglia gestire questa patata bollente, ma stare alla finestra per poi, se dovesse andare male, incolpare Prodi & C. La caduta dell’esecutivo è un problema per noi che stavamo cercando di ottenere gli ammortizzatori sociali.

- Perchè SEA (se vuoi puoi anche spiegarci meglio che cos'è precisamente SEA) è in causa con Alitalia?

SEA è la società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa da sempre. E’ una società privata, anche se di proprietà, per l’84% del comune di milano, per il 15% della provincia e per il restante della regione.
Ha in concessione gli spazi aeroportuali per decine di anni.
Nel 2002 si è divisa in due, la ricca SEA Spa, il cosiddetto gestore, che è sempre in attivo con le entrate derivanti dagli affitti e dall’utilizzo del piazzale e della pista, e la povera SEA Handling (tutto il personale tipicamente aeroportuale è dell’handling: check-in, operai, autisti di mezzi) società che naviga costantemente in cattive acque, dato che non possiede nulla e che i pagamenti per i servizi si perdono nel costo del lavoro del personale che rappresenta l’80% delle voci in uscita; allo stato attuale il suo deficit si aggira intorno ai € 50 mln.

SEA è in causa con Alitalia perché Malpensa è stata costruita da SEA “su commissione” di Alitalia. O meglio, per l’alleanza che c’era all’epoca tra Alitalia e gli olandesi della KLM. Doveva essere il loro hub carrier, cioè l’hub che aveva come riferimento quella alleanza tra compagnie, e oggi invece, dieci anni dopo viene abbandonato.

- Ma quindi "voi" tifate Air One? E' così migliore il piano Air One per Alitalia? Personalmente, visto che Air One nacque come una specie di compagnia Low Cost, il fatto che una Low Cost possa tentare di acquisire e risollevare una (ex) compagnia di bandiera risulta difficile da credere. Che puoi dirci al riguardo?

A questa domanda non è semplice rispondere. Noi siamo sempre stati contrari al piano Air France perché dietro ad esso si nascondeva (ora è ufficiale) la strategia di abbandonare Malpensa da parte di Alitalia. E questo in contrasto con l’andamento del mercato che vede il nord staccare due terzi dei biglietti venduti in Italia. Però, al tempo stesso, cercando di allontanarsi dal nostro ambito e guardare le cose con maggior distacco, Alitalia, a causa dei malgoverni della compagnia, per indecisioni criminali che l’hanno tenuta fuori da tutte le alleanze strategiche delle compagnie europee e mondiali e per non essersi organizzata a suo tempo con una base di personale a Malpensa, non aveva più scelta. Non per niente il piano si chiama di sopravvivenza. Ma questo concetto lo riprendo rispondendo alla domanda successiva.
Stando così le cose, è opinione condivisa tra le organizzazioni sindacali e governo (almeno Prodi e Padoa Schioppa), che se non si conclude la trattativa con Air France, o se ci dovessero essere ulteriori ritardi, Alitalia fallisce, e si trascina dietro una scia di licenziamenti. Ovviamente l’Alitalia se sopravvive ne uscirà fortemente ridimensionata e in posizione di subalternità rispetto ai francesi.
Non c’è molta fiducia negli ambienti sindacali per l’offerta di Air One perché è noto che quella compagnia (che ad ogni modo non è una low cost) è in una situazione di deficit e di insolvenza verso diversi creditori, e c’è la preoccupazione che l’appoggio delle banche sia una speculazione destinata a finire male, al calar dell’interesse. Senza considerare che anche a livello pratico non avrebbe la flotta per sostenere lo sforzo che promette. Se proprio dovessi schierarmi per un vettore, lo farei per Lufthansa, che è una società seria e solida, che permetterebbe un progetto concreto di rilancio.

- Prova a spiegarci di nuovo, magari facendo delle supposizioni, perchè Alitalia perde 40 mln al mese.

Credo di non dire niente di nuovo se affermo che Alitalia, come del resto SEA, sono state per gran parte della loro esistenza, società molto clientelari e “politiche”. Assunzioni di personale, cariche manageriali, piani industriali, accordi sindacali, tutto era vincolato ad equilibrismi politici, “drogato” e fuori mercato.
Lo permetteva il monopolio e l’assenza di regole imposte sulle tariffe.
Alitalia però, a differenza dei vettori europei che godevano del monopolio, ma che si sono organizzati per fronteggiare l’apertura del mercato, anche attraverso strumenti dolorosi e drammatici (tagli a rami d’azienda, riduzione del personale, ristrutturazioni), non si è mai davvero organizzata, è stata sostenuta a vario titolo dagli aiuti di stato, senza mai sistemare davvero i conti (dal 1994 al 2007, tolti gli aumenti di capitale e i proventi straordinari, la compagnia è sempre stata in rosso, oscillando dai meno € 47 mln ai € 400 mln attuali, ma passando anche per gli € 850 mln del 2004).

Di questa situazione i dipendenti Alitalia non hanno colpe, anzi hanno giocoforza capito la gravità della loro azienda, accettando un peggioramento delle loro condizioni economiche/normative, avvenuto con l’accordo Cimoli/Sindacati nel 2004 e che ha portato il costo del personale Alitalia a divenire tra i più bassi del settore.
Questo sacrificio è stato sprecato dai vertici aziendali, la ricapitalizzazione dell’azienda avvenuta attraverso il prestito ponte con il governo è stata dissipata perché non è stato dato seguito alla ristrutturazione che prevedeva, ad esempio, la realizzazione operativa di una “base Milano” per assistenti di volo e piloti.
Cercando di rispondere alla tua domanda, il trasferimento degli equipaggi da e per Milano, il costo degli alberghi, i posti riservati agli equipaggi a bordo degli aerei e quindi sottratti alla vendita, rappresentano uno spreco economico enorme, che attiene alla sola Alitalia, e che viene usato per giustificare il taglio dei voli su Malpensa, rappresentando una fonte di risparmio immediata. Poi c’è il costo del carburante, aumentato a dismisura negli ultimi anni, altra voce da baratro nei conti, ma comune a tutti i vettori.

- Come si vive nell'incertezza? Non solo tu, ma anche gran parte dei tuoi colleghi.

Il rapporto tra sindacato e lavoratori qui non è mai stato idilliaco, nemmeno quando SEA era l’azienda migliore di Milano per condizioni di lavoro e contrattuali. Molti pensano che non si faccia mai abbastanza, o che siamo troppo cedevoli, o che siamo imboscati. Come dicevo per il sosia di Cetto Laqualunque e qualche altro sindacalista full time, tutte queste cose sono purtroppo anche abbastanza vere.
La difficoltà maggiore però non è questa, ma risiede nel fatto che siamo passati da una situazione in cui eravamo protetti dal mercato, come sotto una campana di vetro costruita dal monopolio, ad una situazione in cui siamo una barchetta di carta spazzata dalle onde. Non è facile per nessuno adeguarsi.
Le società di handling italiane poi, sono state tutte separate dalla gestione e vendute a privati (l’ultima è ADR di roma), e questo fa di SEA Handling una sorta di riserva indiana con una situazione contrattuale di miglior favore rispetto a tutti gli altri. In breve costiamo troppo, rispetto agli standard medi, e molti vettori, anche prestigiosi, ci hanno abbandonato (Iberia, British Airways, Air France su tutti).
SEA Handling era già gravemente malata anche senza la grana Alitalia, si parlava da tempo di un piano di ristrutturazione che doveva a diminuire il costo del lavoro, per ridurre il deficit della società.
Questi problemi sommati ne generano uno che può essere la pietra tombale sull’azienda.
Si potrebbe pensare che in un contesto così, tutti siano consapevoli della gravità e mettano in secondo piano tutto il resto, ma non è così.
Qualche sindacato continua ad operare su logiche clientelari, alcune categorie professionali chiedono aumenti, ed è successo un mezzo pandemonio sull’assegnazione da parte della direzione dei periodi delle ferie estive.
La preoccupazione c’è, ma in fondo in fondo si pensa che anche questa volta se ne uscirà incolumi, mentre è quasi impossibile che vada così.

7 commenti:

lafolle ha detto...

domande terra terra...anche te jumbolo!!!

una ulteriore domanda: se l'accordo alitalia-air france non è ancora stato definito, perchè già dal 1 aprile diminuiranno i voli? e questi voli sono stati spostati a Roma? chi ha deciso questi tagli?già airfrance?

un altra domanda: questa è una vendita tra privati e lo stato non PUO' fare nulla o non fa per non sporcarsi?

grazie monty

drunkside ha detto...

complimenti a entrambi!

domandina mia anche se credo che in parte hai già risposto ma vorrei una conferma: tutti gli stati europei, se non mi sbaglio, hanno un unico hub. La rinuncia a Malpensa, di conseguenza, era inevitabile?

Filo ha detto...

Belle domande, Ale.
E un grazie per le riposte chiare ad Angelo.

monty ha detto...

livio
l'accordo è in via di definizione,
ma alitalia si è portata avanti un
pò per avere un risparmio immediato
sulle spese che spiegavo, un pò
perchè forse un accordo con air france
l'ha già.

Lo stato è proprietario al 51% di alitalia,
la scelta del cda alitalia di proseguire
la trattativa in esclusiva con af
è stata
avallata da padoa schioppa e prodi.
La trattativa coi francesi la
conduce prato, ma credo debba rendere
conto.

vit
un hub è uno snodo sul quale
convergono passeggeri da diverse
destinazioni (feederaggio) per
proseguire per altre destinazioni
in genere di medio-lungo raggio.
in molti sostengono che nè malpensa
nè fiumicino siano in realtà hub, e
probabilmente è vero. Sono più
due grandi aeroporti internazionali.
comunque il problema è che era stata
la stessa alitalia (con klm)
ad indicare in mxp il suo hub.
poi però non ha fatto nulla per
realizzare il progetto.

angelo (mi sono dimenticato di firmarmi)

Anonimo ha detto...

Rinnovo anche qui i complimenti all'intervistato e all'intervistatore.

Anonimo ha detto...

Anche da parte mia grazie, ragazzi, questa è davvero informazione!

Però... (provocazione da parte di passeggero abituale....) questa ennesima diatriba SPQR vs Meneghini mi indispone... Non si potrebbe fare un bellissimo hub nel mezzo, con tanti bei trenini che lo collegano con tutte le parti, e fare contenti tutti? Macché Fiumicino o Malpensa, suggerisco Pisa, o meglio Pisorno, magari spianando Tirrenia, Calambrone e Camp Darby per farci qualche nuova pista e un superterminale. Vuoi mettere?

jumbolo ha detto...

ciao cipo. penso sia solo una provocazione. a me sembrerebbe un'inutilità. tanto oggi come oggi a livello di europa non ci sono problemi da nessun aeroporto; inoltre, come sappiamo, ormai da pisa c'è pure un diretto per new york.
credo, e dico credo quindi posso sbagliarmi, che se un hub ci doveva essere, doveva essere a milano, per il bacino d'utenza. penso di aver capito, viaggiando poco ma essendo abbastanza attento, che l'hub dipende dalla compagnia aerea, è una cosa che serve alla compagnia aerea per organizzare al meglio tutti i suoi collegamenti. per cui, bisogna arrendersi all'evidenza: in italia non ci saranno hub, perchè non c'è più una compagnia di bandiera. quella che c'era, pur essendo da anni in netta perdita, voleva dotarsi di 2 hub. è un po' come uno di un metro e quaranta che vuol fare il pivot a pallacanestro.

potremmo poi prendere spunto dalla tua provocazione per discutere dei collegamenti interni in italia, leggi treno. e qui apriremmo un'altra ferita dolorosa, credo.