No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070912

Elvis l'impostore


Elvis Costello & The Imposters, 15/06/2005, Sesto Fiorentino (FI), Villa Solaria

Declean Patrick Aloisyus McManus, nato il 25 agosto 1955 a Paddington, Londra.
Dico, tanto per precisare. Elvis Costello, of course, attivo dal 1977. Punk intellettuale, se volete. Ma anche no. Elvis Costello and the Imposters, Steve Nieve alle tastiere, bravo, Pete Thomas alla batteria e Davey Faragher al basso, molto bravo, ovvero come suonare di tutto, ma proprio di tutto, in soli quattro musicisti. Un compendio musicale di due ore e mezzo circa, nella bella cornice di Villa Solaria a Sesto Fiorentino; a dire la verità, forse troppo dispersiva, per un concerto che ha avuto anche momenti sussurrati.
Palco essenziale ma piuttosto ampio, e poco dopo le 21,30 si comincia, ancora il sole di Giugno non e’ tramontato bene. Il concerto parte piano, non molto coinvolgente, evidentemente le scelte di scaletta sono poco felici. Ma, a poco a poco, il ragioniere punk rock e la sua band ti entrano dentro. Costello e’ un entertainer al quale basta poco per farsi amare dalla platea, e, come i suoi colleghi Imposters, si diverte a suonare e a far star bene la gente con le sue canzoni che sanno di tutto un po’. Influenze Dylaniane, arrangiamenti ska, punk rock (ci sono alcune sue canzoni alle quali se aggiungete una chitarra in piu’ e togliete il piano, otterrete i Bad Religion, e, a cascata, i Green Day, per esempio) prima maniera, tantissimo blues suonato col cuore (il bis e’ stato sintomatico a proposito; difficile vedere un bianco suonare un blues col cuore in mano come Costello; mi venivano in mente i Led Zeppelin e non scherzo); una voce grandiosa, calda e avvolgente, usata in modo splendido.
Il concerto pare prendere la via maestra con All This Useless Beauty, dove Elvis canta addirittura una strofa in italiano, ‘’cosa possiamo fare con tutta questa bellezza inutile?’’, e poco dopo con la splendida Almost Blue. E’ la parte intimista del concerto, quella centrale, che fa venire i brividi, non l’umidita’. When I Was Cruel, dopo di che il ritmo si innalza. La recente The Delivery Man e’ un bluesaccio da rete di protezione davanti al palco, e prima di Monkey to Man c’e’ tempo per un simpatico riferimento alla finale di Champions League recentemente svoltasi a Istanbul… I Can’t Stand Up (For Falling Down) fa scattare tutti in piedi, High Fidelity, Pump It Up, il superclassico Peace, Love and Understanding (ripreso dagli Audioslave dal vivo, come dagli A Perfect Circle su ‘’eMOTIVE’’), una carrellata di un’ora circa di pezzi che spaccano, suonati ininterrottamente, cambiando continuamente chitarra. Il pubblico e’ entusiasta, conquistato definitivamente, se ce ne fosse stato bisogno.
Prima dei bis, una versione assolutamente da pelle d’oca di The Scarlet Tide; Costello, con la chitarra acustica, si allontana dal microfono e canta, il pubblico ammutolisce e gode. Inarrivabile.
Rientrano, la pausa e’ brevissima, quasi impercettibile, e in una specie di Bignami in due canzoni spiegano come si suona il Rock’n’Roll e il Blues. E’ mezzanotte e le espressioni sui volti degli spettatori che si allontanano rilassati sono divise tra l’ammirazione e la soddisfazione. Non e’ inutile tutta questa bellezza.

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